Meccatronica a Nord Est: buoni profitti e poche fusioni
I Top 10 del settore segna una crescita media annua dei ricavi del 7,6% sui dieci anni

Un polo produttivo solido per crescita e per redditività anche nel pieno di una congiuntura che fa tremare chiunque dedichi anche solo un po’ della sua attenzione alla situazione economica e geopolitica globale. È questa la fotografia del distretto della meccanica dell’Alto Vicentino, un sistema di imprese composto da poco più di 500 imprese che fatturano complessivamente poco meno di 3,5 miliardi di euro.
Ad analizzare i dati delle 10 top player di questo polo (responsa bili del 35,3% del totale dei ricavi aggregati del distretto) per ilNordest Economia è stata Adacta Advisory che ha poi confrontato i dati delle dieci più grandi imprese dell’area con i dieci top player triveneti dello stesso settore.
E tra l’uno e l’altro gruppo le differenze, pure significative, non sono poi enormi: se infatti la crescita media annua dei ricavi (Cagr) dei 10 top player del Nord Est è stata del 7,6% tra il 2015 e il 2024 contro il 4,8% delle migliori 10 del Distretto, l’utile al lordo dei costi finanziari (Ebit) registra un’omologazione più spiccata: le top player trivenete sono passate dal 6,4% al 9,4% in dieci anni, le top 10 dell’Alto Vicentino dall’8,3% al 9,3%.

Le proprietà straniere
Quattro invece sono le top player del triveneto di proprietà di gruppi internazionali: la Dana Italia, nel giugno scorso protagonista della cessione della branch italiana alla Allison Transmission Holdings; la Vertiv di Piove di Sacco, nel Padovano, i cui dati hanno subito l’influenza di una plusvalenza relativa alla cessione di un ramo d’azienda alla capogruppo Vertiv International; la vicentina Baxi di proprietà dell’olandese Bdr Thermea e la Sms di Tarcento, nell’Udinese, fondata nel 1969 con il nome di Simac e ora branch italiana dell’omonimo gruppo tedesco.
Diversa la storia recente di Piovan, protagonista, l’estate scorsa, di un importante delisting a opera del fondo di private equity Investindustrial. A chiudere la Top Ten triveneta la padovana Dub Pumps, di proprietà dell’omonima holding.

Per contro, tra dieci più grandi imprese del Distretto della Meccanica dell’Alto Vicentino, sono solo tre quelle di proprietà di grandi gruppi multinazionali: la Ceccato Aria Compressa del gruppo svedese Atlas Copco, la Lowara e la Franking Electrics parte dell’omonimo gruppo statunitense.
Fatta eccezione per la quotata all’Egm di Borsa Italia Akcoll che segna crescita negativa sia nei ricavi che nell’ebit margin, le altre top del Distretto hanno tutti indicatori in positivo che vanno, in termini di Cagr dei ricavi, tra il +19,4% di Legor (attiva nel settore delle leghe, galvanica e polveri metalliche per gioielleria e fashion) e il l’1,4% di Clerpem, che fa sistemi e componenti di seduta per automotive e ferroviario premium.
Chi guadagna di più
A guardare invece la performance dell’ebit margin a bilancio nel 2024 a spiccare in positivo rispettivamente con il 29% e con il 17% sono i compressori della Ceccato Aria Compressa e la P.F.M., attiva invece nel settore delle macchine automatiche per il confezionamento, mentre l’ultima in classifica è ancora la Clerpem che registra un ebit margin 2024 dell’1,8%.
«Siamo di fronte ad un polo sano, diversificato nelle nicchie di attività e nei mercati di sbocco, con un know-how molto forte e che può contare su barriere all’ingresso notevoli», spiega Paolo Masotti partner e Ceo di Adacta Advisory.
Aziende che sono mediamente ben gestite e che da tempo hanno portato bordo competenze avanzate di elettronica e di Ict. A ben guardare, sul territorio, di aziende attive nel settore dell’Ict non ce n’è tantissime. Sono molte invece le imprese della meccanica che contano su divisioni di Ricerca & Sviluppo capaci di assorbire una parte importante dei laureati che gli atenei veneti sfornano ogni anno».

E se l’impatto delle tensioni geopolitiche del periodo non si sentono più di tanto sui bilanci di queste realtà, per lo meno fino al 2024, sul tema della crescita per acquisizioni il sistema ha ancora un notevole potenziale inespresso.
A questo fenomeno, Adacta ha dedicato un intero capitolo del suo report. Un capitolo in cui si analizzano le 14 acquisizioni avvenute dal settembre 2022 ad oggi: sette sono operazioni che le imprese del distretto hanno attivato verso altri territori, altrettante quelle che hanno invece subìto dall’esterno.
Tra le prime sette, solo due sono operazioni il cui valore della società acquisita, in termini di fatturato, superava i 10 milioni di euro: la prima ha riguardato la Italforni Pesaro che fatturava 35,6 milioni di euro. Protagonista è stata la Effedue di Isola Vicentina di proprietà di Waico Group, holding attiva nelle attrezzature per la panificazione e partecipata da Mindful Capital Partners.
La seconda riguarda la società milanese che produce valvole industriali GWC Italia (fatturato 2024 a 27,6 milioni di euro) ad opera di Pietro Fiorentini. Un’operazione, anche in questo caso, in cui è presente un fondo d’investimento: Pietro Fiorentini ha acquisito infatti il 70% di GWC Italia, lasciando il restante 30% a B4 Investimenti.
Il potenziale non sfruttato
E se nessuna di queste acquisizioni ha riguardato imprese estere, tra le sette operazioni che hanno visto società del distretto acquisite, tre hanno per protagonisti gruppi internazionali : la polacca AIC ha comprato la Frost Italy di Schio (3,3 milioni di fatturato 2024); la tedesca Michael Weinig ha acquisito il 50% della Essetre di Thiene (23,8 milioni); la statunitense Middleby Corp ha comprato ha Escher Mixers di Malo (19,3 milioni).
«A livello di sistema si ha l’impressione che il capitalismo familiare del territorio sia poco propenso alla crescita per linee esterne, una strategia invece che, pure complessa, può dare ottimi risultati sul medio periodo», osserva Masotti. «In quest’area sono tra le 1.000 e le 1.500 le realtà che potrebbero affrontare percorsi di M&A ma ogni anno si registrano circa 50-60 operazioni soltanto, e tutte, mediamente, di piccolo cabotaggio. Un vero peccato per un sistema che potrebbe trarre giovamento da una crescita dimensionale». —
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