L’eccellenza italiana e la sfida della robotica
Le imprese meccaniche sono fornitrici di beni strumentali e componenti tecnologiche fondamentali per il funzionamento delle altre industrie

Il Cluster della meccanica e meccatronica rappresenta la punta di diamante dell’industria del Nord Est. Le sue performance economiche confermano la buona salute di un sistema imprenditoriale che esprime capacità produttive e tecnologiche di prim’ordine. Tuttavia, i valori del Cluster per l’economia del Nord Est, nonché le sfide che deve affrontare, si leggono anche in una prospettiva più ampia dei suoi numeri di bilancio.
L’industria meccanica e meccatronica costituisce un qualificato campo di apprendimento tecnico di cui, in realtà, usufruiscono diverse altre industrie del territorio. Le imprese meccaniche sono infatti fornitrici di beni strumentali e componenti tecnologiche fondamentali per il funzionamento delle altre industrie. Spesso i fornitori di macchine diventano partner strategici dei processi di innovazione che si sviluppano in altri settori.
Non si tratta solo di scambi locali. La voce “Macchine e apparecchi” è la più importante per l’export italiano: nel 2024 il valore delle vendite all’estero è stato di 100 miliardi, poco meno di un quinto di tutte le esportazioni manufatturiere. Nemmeno le importazioni sono trascurabili: 40 miliardi, pari al 7% degli acquisti italiani dall’estero. L’apertura agli scambi, oggi minacciata da tensioni geopolitiche e dal ritorno del protezionismo, è una condizione da salvaguardare, in quanto rende possibile ai produttori sfruttare economie di scala e varietà per ripagare gli ingenti investimenti in R&S, progettazione, sperimentazione.
Ma è un vantaggio anche per gli utilizzatori delle tecnologie, che possono avere accesso a prodotti di punta, esercitando così anche una spinta competitiva sull’offerta locale, che rimane fattore cruciale per l’intero sistema dell’innovazione. La costruzione di impianti e sistemi di automazione per esigenze produttive specifiche – pensiamo al packaging alimentare o farmaceutica, alla fabbricazione di apparecchi, mobili ed elementi di design, alla lavorazione di tessuti e pelli di qualità – richiede infatti condivisione di conoscenze complesse che solo l’interazione ripetuta e, talvolta, stretti rapporti fiduciari, rendono possibile.
Si potrebbe perciò affermare che l’industria meccanica, oltre a creare valore aggiunto e buona occupazione, costituisce una fondamentale infrastruttura tecnologica di un ecosistema manifatturiero, intrecciando i suoi destini con quelli delle altre industrie del territorio.
Anche per questo è importante osservarne i cambiamenti e sostenere le sue capacità di rispondere alle sfide dell’innovazione. Tre, in particolare, le tendenze con cui questa industria si sta misurando. La prima è l’accelerazione impressa dall’Intelligenza Artificiale, che trasforma le macchine in robot dotati di autonomia decisionale in base a processi di apprendimento automatico.
Se questi sistemi aiutano a ottimizzare i cicli lavorativi, ridurre sprechi ed errori, aumentare l’efficienza energetica e portare incrementi di produttività, dall’altro pongono problemi organizzativi non banali, che richiedono il coinvolgimento dei lavoratori in percorsi di formazione e retraining. Contribuire allo sviluppo dello smart manufacturing non significa vendere qualche macchina in più, bensì guardare alla complessità sociale dei processi di innovazione.
A questo si collega la seconda tendenza, che segna il passaggio verso l’economia degli intangibili, cui si accompagna la cosiddetta “servitizzazione”. La complessità tecnologica delle nuove macchine, l’innovazione continua, l’esigenza di aggiornamento e azioni formative sugli utilizzatori, porta l’industria meccatronica a diventare sempre più un fornitore di servizi ad alto contenuto di conoscenza, sviluppando nuovi modelli di business nei quali la vendita di impianti e dispositivi assume un peso minore rispetto al passato.
Tale cambiamento sarà ancora più evidente con la terza tendenza, che l’economista Richard Baldwin ha definito “globotica”, ovvero l’integrazione tra globalizzazione e robotica. Se sistemi di automazione e robot, come gli stessi droni, possono essere manovrati a distanza, si può allora intravvedere un futuro, che per alcune imprese del Nord Est è già presente, nel quale il processo produttivo di un bene può completare la sua trasformazione in prossimità del mercato di destinazione.
Questa frontiera tecnologica si intravvede già nei sistemi di robotica integrata di multinazionali, nel vertical farming, nella manifattura additiva, costituendo per alcuni versi anche una risposta all’esigenza di una più equa distribuzione territoriale dello sviluppo. Una sfida che l’industria meccanica può aiutare a vincere se, con le sue imprese di eccellenza, si muoveranno anche le altre componenti del sistema regionale dell’innovazione, a partire da istruzione superiore, Università e finanza. —
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