Comunicazioni laser, la nuova frontiera di Officina Stellare

Il co-fondatore Gino Bucciol racconta l’azienda vicentina dopo l’annuncio dell’unione con Gatg. Officina Stellare ha chiuso il primo semestre con 10,7 milioni e un Ebitda pari al 20,1%

Luca Piana

​​​​​Gino Bucciol mostra un macchinario d’acciaio dalla forma squadrata: «Questo è lo shaker. Quando mandiamo in orbita uno dei nostri telescopi, dobbiamo essere sicuri che resista alle sollecitazioni dinamiche a cui sarà sottoposto. I test necessari li facciamo con questa macchina, che ha un suo ancoraggio al terreno, indipendente dal resto dell’edificio. Consideri che, nei primi minuti della fase di lancio, si può arrivare a un’accelerazione pari a 20-30 volte la forza gravitazionale».

La sede di Officina Stellare a Sarcedo, due passi da Thiene, rappresenta già oggi ciò che diverse imprese del Nord Est vorrebbero diventare. In un territorio che ha indicato nell’industria aerospaziale uno dei settori verso i quali evolvere, l’azienda vicentina nata nel 2009 ha infatti costruito oltre un centinaio di telescopi satellitari, già in orbita, affermandosi nella sua nicchia di mercato come un leader globale. «Una produzione in serie come la nostra ha pochi uguali al mondo, il successo deriva dall’essere riusciti per primi ad organizzare la produzione come in una catena di montaggio», dice Bucciol, che ricopre il ruolo di responsabile del global business development e, con il presidente esecutivo Giovanni Dal Lago, è uno dei fondatori ancora presenti nell’azionariato.

Quotata in Borsa nel 2019, con ricavi nel primo semestre 2025 per 10,7 milioni (meno 5,9% su base annua), un ebitda pari al 20,1% dei ricavi e un portafoglio ordini di 50,6 milioni, poche settimane fa Officina Stellare ha annunciato un accordo per incorporare Global Aerospace Technologies Group, holding creata dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, per dare vita a un gruppo attivo nella progettazione e produzione di sistemi ottici, elettronici ed elettromeccanici avanzati per l’industria aerospaziale.

Il reverse take over

Con il “reverse take over” nascerà il primo gruppo italiano privato del settore quotato in Borsa, con un fatturato pro forma nel primo semestre di 37 milioni e un portafoglio ordini di 148 milioni. Investindustrial sarà il socio di maggioranza, mentre Dal Lago, Bucciol e gli altri azionisti rilevanti resteranno nel capitale ed operativi in azienda, per proiettare il loro progetto su una scala sempre più ampia.

Il percorso seguito finora, spiega Bucciol, originario di San Donà di Piave e una passione da sempre per l’astronomia, deriva ancora da un’intuizione che non è mai cambiata, e cioè che l’osservazione dello spazio sarebbe diventata un business rilevante e che i sistemi ottici serviranno per nuove funzioni sempre più ampie: «Siamo partiti costruendo telescopi ben piazzati a terra utilizzati per scopi di ricerca scientifica, ed è un’attività che continuiamo tuttora. Il passo successivo è stato collocare i nostri telescopi sui satelliti, per rivolgere lo sguardo verso terra, un’attività che è diventata via via più diffusa e commercialmente interessante anche per i privati», racconta il manager.

Gli esempi sono numerosi, la gestione dei disastri idrogeologici, il traffico navale all’interno delle infrastrutture portuali, la viabilità stradale, e chissà quanti ancora. «L’agricoltura è uno dei grandi motori per la richiesta di immagini satellitari ad alta risoluzione, perché dall’alto riesci a capire con immediatezza le condizioni di campi estesi anche per decine o centinaia di chilometri, senza aver nessuno a terra», racconta Bucciol, «valutando se serve acqua, se ci sono parassiti che danneggiano le piante, oppure il grado di maturazione di frutta e ortaggi».

Come i pionieri dell’auto

Per compiere questo passo, i tecnici di Officina Stellare hanno studiato come risolvere il tema dell’industrializzazione della produzione perché, dice Bucciol, «abbiamo capito in anticipo dove si sarebbe spostato il mercato: non servono più due o tre telescopi per le grandi missioni spaziali e per progetti decennale, ma sempre più ne serviranno dieci, o cento, o mille, magari per un’azienda privata che vuole studiare i flussi del traffico attorno ai suoi supermercati e che te li chiede in due-tre anni».

La produzione in serie ha reso necessaria l’integrazione della filiera, realizzando non soltanto le ottiche in vetro, fiore all’occhiello dell’azienda, ma anche le parti meccaniche e l'elettronica, un po’ come facevano nel passato i pionieri dell’industria automobilistica. La gamma dei telescopi per i satelliti va oggi da un costo di alcune decine di migliaia di euro fino a diversi milioni, per telescopi che mettono a fuoco oggetti di dimensioni che variano da alcuni metri fino a 15-20 centimetri. In ottobre è stato firmato un contratto con Leonardo per realizzare un telescopio ad alte prestazioni, ai livelli dei migliori sul mercato, che servirà da prototipo per una nuova linea di produzione, sempre più avanzata.

Un nuovo passo nello sviluppo dell’azienda è nato invece dalla considerazione che l’enorme mole di informazioni prodotte in orbita e trasmesse in radiofrequenza arriverà a un punto di saturazione e che c’è la necessità di nuove modalità di comunicazione.

È qui che si è aperta una nuova porta per Officina Stellare: «Sta crescendo sempre più la necessità di trasportare i dati e servono tecniche nuove, più veloci, più efficienti e sicure rispetto alla radiofrequenza. Ci siamo resi conto che le prossime comunicazioni saranno attraverso la luce e che le prossime antenne, chiamiamole così, saranno telescopi costruiti non per osservare lo spazio ma per trasmettere dati da e verso la Terra. Abbiamo guardato dentro queste tecnologie, le comunicazioni ottiche, e ci siamo resi conto che le sappiamo costruire», racconta Bucciol.

Il business della prevenzione

Le comunicazioni ottiche, o laser, rappresentano una frontiera di sviluppo su cui sta investendo l’Agenzia spaziale europea, che ha selezionato Officina Stellare per la realizzazione delle ottiche dell’infrastruttura di trasmissione. In questa fase, dunque, a prevalere sono gli investimenti compiuti dalle istituzioni, che favoriranno poi quelli privati.

Nello stabilimento vicentino la cosa che più colpisce il visitatore, fatta salva la camera bianca ad atmosfera controllata dove non è possibile accedere, sono le frese che lavorano le lenti, realizzate in diverse dimensioni. «La sorgente laser è l’unica componente che non facciamo noi ma acquistiamo all’esterno», spiega Bucciol, «mentre la parte elettronica – che già produciamo in casa - ora verrà fortemente potenziata grazie all’integrazione con Global Aerospace Technologies Group, che può generare sinergie immediate».

Oltre ai telescopi – di terra e da orbita – per l’osservazione e le comunicazioni laser, la terza linea di business per Officina Stellare è quella che Bucciol chiama “Space Situational Awareness”, l’osservazione di satelliti o detriti che orbitano attorno alla Terra per prevenire collisioni «che sarebbero catastrofiche e genererebbero danni ingenti», dice. Anche qui, gli sviluppi sono sconfinati, e comprende molte e decisive attività, dall’elettronica alla crittografia, viste le applicazioni nel settore della sicurezza. Un buon auspicio, per quelle imprese che stanno entrando ora nell’aerospazio che qui, nel territorio, possono puntare a progetti di filiera: «Il mercato è sconfinato, e collaborare può essere la strada giusta».

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