I presidi veneti contro Valditara: «No all’orale alla Maturità? Sulle riforme solo annunci»

La presa di posizione dopo che alcuni studenti non hanno fatto la prova orale. Il ministro: «In futuro chi boicotta sarà bocciato». Tivelli, presidente regionale dei presidi: «Parole che lasciano il tempo che trovano. C’è un’ordinanza precisa, se il ministro vuole cambiarla...»

Mattia Toffoletto
Giuseppe Valditara, ministro all'Istruzione e merito
Giuseppe Valditara, ministro all'Istruzione e merito

«Gli annunci del ministro lasciano il tempo che trovano, anche l’ultima ordinanza di quest’anno specifica che basta 60/100 per superare l’esame di maturità», attacca Armando Tivelli, presidente veneto Anp (Associazione nazionale presidi).

«La protesta è la punta dell’iceberg di una valutazione che mostra falle e sofferenza», denuncia Paola Bortoletto, presidente nazionale Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici). «Il governo ha paura del dissenso e attua una forte repressione che farà diventare la scuola terribile», si sfoga Maddalena Bianchi, la studentessa bellunese del Galilei che si è rifiutata di sostenere l’orale.

L’Italia è una gerontocrazia che non dà fiducia ai giovani
La redazione
Una protesta di giovani che chiedono certezze per il proprio futuro

Se prima il rumore l’hanno fatto i ragazzi, scegliendo di boicottare il colloquio dell’esame di maturità (tre casi in Veneto in pochi giorni: per primo il padovano Gianmaria Ferretto, ultimo Mattia Pivato del liceo classico Canova a Treviso), ora a far clamore sono le parole del ministro all’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha annunciato misure drastiche dall’esame 2026: «Chi deciderà di saltare l’orale, indipendentemente dal punteggio già acquisito, sarà bocciato».

I tre studenti ribelli sono stati infatti promossi, essendosi presentati all’ultimo atto dell’esame di Stato con lo score minimo di 60 già in saccoccia grazie al credito scolastico e ai due scritti. Così non passa inosservata la posizione di Tivelli, che ricorda come nei tre casi sia stata comunque rispettata la norma: «La legge è chiara, parla di una somma di punteggi e compito delle commissioni è applicare la normativa in vigore. La stessa ordinanza ministeriale numero 67 di quest’anno, all’articolo 28 comma 3, ribadisce come il punteggio minimo per superare l’esame sia 60/100. Se un candidato non ha voglia di parlare e ha già raggiunto i 60 punti, sono affari suoi. Non è che si debba cambiare per forza una legge, se uno o tre studenti decidono di fare scena muta. Il ministro annuncia di volerla modificare? Vedremo, verba volant. Di certo non compete a noi: se sarà così, valuteremo. Oggi se arrivi a 60, una prova molto negativa la puoi fare».

L’orale facoltativo all’esame di Maturità è un controsenso
Ferdinando CamonFerdinando Camon
Studenti in una scuola superiore

Dalla riflessione in punta di diritto a quella più personale. Durissima è la reazione di Maddalena, la ragazza del gran rifiuto del Galilei di Belluno. La notizia del suo boicottaggio si è appresa a pochissimi giorni dal caso padovano di Gianmaria Ferretto. «La risposta del ministro mi ha fatto riflettere», spiega la studentessa, «se degli studenti hanno deciso di non sostenere l’ultima parte dell’esame, cosa in alcun modo non vietata, perché non ascoltarli cercando di risolvere i problemi? Ho reagito così perché sentivo il bisogno di sfogarmi e far conoscere alla commissione la persona che sono. Nei cinque anni delle superiori ho trovato di rado professori che cercassero di capire noi studenti: non dico che gli insegnanti debbano diventare psicologi, ma un minimo di umanità ci dovrebbe essere».

Poi, riferendosi all’intervento del ministro: «Di sicuro non era questo il risultato cui tendevo quando ho scelto di non fare l’orale, ma almeno è la prova evidente di quanto il sistema sia arretrato. Se i giovani sono il futuro, ascoltiamoli».

Esame di Maturità, la scuola non è competizione
Gianpiero Della ZuannaGianpiero Della Zuanna
Esame di maturità: la scuola non deve essere un luogo di competizione

Parole in linea con la posizione della Rete studenti medi: «Questi episodi sono un segnale di protesta pacifico a un sistema di istruzione e valutazione che non funziona e fa stare male gli studenti», sostiene la referente veneta Viola Carollo, «riteniamo grave la risposta di Valditara, perché usa lo strumento della repressione e minaccia e non il dialogo verso chi chiede un cambiamento. I tre ragazzi hanno dato voce a un malessere più ampio: la scuola è basata troppo su meritocrazia e corsa ai voti, gli studenti sono considerati numeri».

Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale Rete degli studenti, la tocca piano: «Valditara continua la sua strategia di smantellamento della democrazia scolastica». Tende una mano ai ragazzi la numero uno dell’Andis, Bortoletto: «È un segnale di sofferenza, oltre che una protesta ragionata, perché l’esame attuale permette quello che è successo. Il problema è pedagogico: la protesta ha aperto il dibattito sulla maturità, su come possa essere riformata. Io cercherei soluzioni che valorizzino meglio le caratteristiche dello studente».

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