Antica tostatura triestina, la tenuta in Venezuela fornirà metà del caffè

La società ha investito in una piantagione in Sudamerica. Dal 1° ottobre comincia la raccolta. Nel 2025 l’obiettivo è inserire 300 mila piante. Il chicco autoprodotto sarà destinato alla Gdo

Giorgia Pacino

Tra una settimana, il 1° ottobre, comincerà la raccolta. Sono oltre 176 mila le piante che stanno già dando frutto nella piantagione di caffè acquistata in Venezuela dall’Antica tostatura triestina. L’azienda ha cominciato a investire nel Paese sudamericano nel 2023, prima con 23 mila piante, poi con 75 mila. Per quest’anno punta a un vivaio di 300 mila pezzi. «Tra il 2028 e il 2029 prevediamo di avere in origine più del 50% del caffè che utilizziamo in azienda», spiega l’ad Francisco Blasini.

La società triestina, che ha chiuso il 2024 con un fatturato di 2,3 milioni di euro, ha giocato d’anticipo. Due anni fa, prima della recente impennata dei prezzi del caffè verde, ha deciso di risalire la filiera fino alla produzione del chicco e ha investito in una piantagione di caffè in Venezuela. «Produciamo il seme, dal campo si passa alla borsa e poi dopo cinque o sei mesi alla terra. Siamo stati lungimiranti – riconosce Blasini – allora vedevamo lontano, ora possiamo toccare già il frutto di quelle piante seminate nel 2023».

L’azienda acquista caffè da 14 diverse origini per produrre le sue miscele. Quello estero resta il mercato prevalente per il canale Horeca: Stati Uniti, Grecia, Germania, Austria, Canada e ora anche l’Asia. Nel 2025 si è conclusa l’operazione avviata a dicembre dello scorso anno, che ha visto l’ingresso del gruppo coreano Gaeasoft Incorporation nel capitale dell’azienda, con una quota del 20%.

A quasi un anno di distanza, il caffè dell’Antica tostatura triestina è presente nei 62 supermercati di Seoul e sulle piattaforme online di Oasis Market, braccio operativo del gruppo nel campo dell’e-commerce. «Per ora ci stiamo concentrando sulla Corea, ma il piano è di aprire anche ai mercati di Giappone, Singapore, Hong Kong e Thailandia».

La cifra distintiva sta nella tostatura a legna e nei processi di fermentazione, frutto delle ricette dell’ultima generazione della famiglia Hausbrandt, che aggiungono caratteristiche fruttate e floreali, dal cocco all’ananas, ai micro-lotti di specialty (dai sette ai 20 chili).

L’azienda, un tempo orientata solo sulla vendita all’estero, ora punta anche sull’Italia e sulla Gdo – con prodotti presenti, tra le altre insegne, anche sugli scaffali di Despar, Coop, Carrefour, NaturaSì. «La Gdo è un mercato da analizzare con il microscopio, bisogna muoversi in modo molto preciso, perché non ammette sbagli. E noi stiamo riuscendo a farlo bene». Il canale oggi vale il 10% del fatturato.

«Il caffè della nostra produzione in Venezuela viene dedicato alla grande distribuzione italiana, con la linea Blasini Caffè. Riusciamo a portare sugli scaffali della Gdo un caffè di altissima qualità a un prezzo ragionevole solo perché viene coltivato da noi. Se lo avessimo comprato sulla Borsa internazionale non sarebbe stato possibile venderlo nei supermercati», fa notare l’ad.

Produrre direttamente la materia prima si rivela infatti un bel vantaggio, ora che il prezzo del caffè verde ha ripreso la salita, sfiorando nuovamente i massimi in Borsa. «Già nel 2023 avevo proposto al cda dell’Associazione italiana caffè di metterci insieme e acquistare una tenuta. Storicamente il prezzo del caffè ha registrato valori più bassi che alti e le aziende italiane non hanno avuto la necessità di fare quel passo. Oggi però i tempi stanno cambiando», prosegue Blasini.

Nella lettura dell’ad, speculazione, clima e tensioni globali sono sì i principali elementi che stanno influenzando i prezzi, ma sono anche fattori passeggeri. Quello che resta è la cura del terreno e il nuovo bilanciamento di poteri tra produttori e acquirenti. «Su questo Antica tostatura triestina sta lavorando con studi scientifici ed ecologici in Venezuela – conclude l’ad – per proporre una nuova modalità che preveda una cura ulteriore della qualità di aria, suolo, acqua e dei rapporti tra l’uomo e il processo di semina».

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