Suez, la porta di Trieste: una pièce che intreccia storia e ironia
Allo Stabile Sloveno Alzetta, Rumiz e Reggio: Cleopatra e Revoltella litigano nell’Ade, mentre il capoluogo giuliano riscopre la vocazione mediterranea e il destino del porto

Che avranno mai da dirsi, anzi da litigarsi, personaggi così contrastanti come l’ultima sovrana d’Egitto, la regina Cleopatra dei Tolomei, e un visionario imprenditore che ha fatto la fortuna di Trieste, il barone Pasquale Revoltella, per di più divisi da 1900 anni di storia?
Strana coppia, quella al centro della pièce che debutterà martedì 30 settembre alle 20.30 al Teatro Stabile Sloveno (ingresso libero fino ad esaurimento posti): è “Suez – La porta di Trieste”, opera buffa per voci, proiezioni e suoni campionati. Fa parte del cartellone della Barcolana, è il primo degli eventi previsti.
La piece è firmata Sara Alzetta, attrice e drammaturga che, attingendo all’ironia nelle sue corde, ha ideato un viaggio non solo originale e spiritoso ma anche profondamente radicato nella storia e nell’identità triestina. Tanto da schierare sul palco, accanto all’autrice, due grandi nomi del territorio: lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz e l’attrice teatrale Ariella Reggio.
Anche se la vera protagonista è un’altra, e non poco complessa: la geopolitica di Trieste, in una storia di opinioni divergenti sull’affare più grande del mondo, il commercio per mare. Tema che ha garantito supporto e patrocinio della Samer & Co. Shipping.
Da quali suggestioni è partita per scrivere “Suez – La porta di Trieste”?
«A me, a differenza di altre drammaturghe del teatro contemporaneo, interessa la storia e interessano le questioni generali. Da quando sono tornata a Trieste, 11 anni fa, mi è venuto ciò che chiamo il “mal della storia”, e questo realizzando, della nostra città, l’eccezionale posizione geopolitica, economica e di rilievo in tutta la storia del 900: caratteristiche che non ho riscontrato in nessun altro luogo dove ho vissuto. Mi ha colpita, e ho scritto “Fannie e Anita” , due donne che raccontano il 900 praticamente litigando tra loro. Qui invece ho messo a litigare il barone Revoltella e una donna misteriosa, che è la regina Cleopatra, sulla loro differente concezione di Mediterraneo. Nel 2019 avevo scritto la bozza: cadevano i 150 anni del Canale e della morte di Revoltella e i 300 dell’istituzione del Porto Franco: la beffa, per il Barone, di morire due mesi prima dell’inaugurazione di questa folle impresa che stava per diventare realtà ha scatenato questa discussione sul Mediterraneo. Che è anche attuale: perché resta un mare caldissimo, in termini geopolitici, finanziari e, purtroppo, umani».
Una storia triestina e anche mondiale.
«Ho pensato di aver fatto la cosa giusta a parlarne focalizzando qual momento cruciale, di trasformazione radicale dei traffici e dei commerci. Ha segnato un punto di svolta epocale nella geografia: da mare chiuso a spazio di connessione con gli oceani Indiano e Pacifico, restituendo centralità al Mediterraneo; nella finanza, con azioni che hanno dato il la alle grandi speculazioni. E rappresenta, al tempo stesso, una pagina fondativa della storia triestina, che ho messo in grande parte nel testo, avendo cambiato radicalmente ruolo e sorti del porto di Trieste proiettandolo nella sfera dei traffici intercontinentali. Il tono è però leggero, tanto che mi sono inventata questo dialogo fantastico ambientandolo nientemeno che... nell’Ade!».
Le altre anime del progetto?
«Rumiz ha carisma, fascino e potenza; non è semplice interpretare un litigio, non è come raccontare una storia: è una questione di ritmi, cambi, continui colpi di scena. Lavorare con Ariella è sempre stupendo, con i ragazzi dalla Scuola di Nuove Tecnologie del Conservatorio Tartini che hanno curato suoni e il videomapping è stato stimolante, perché han saputo amplificare la dimensione evocativa dello spettacolo restituendo al pubblico un’esperienza immersiva».
E il coinvolgimento della Samer & Co Shipping?
«Il prof. Roberto Spazzali mi ha presentato Enrico Samer: il lavoro gli è piaciuto e, considerati i suoi notissimi interessi commerciali nel Mediterraneo, ha voluto finanziarlo e inserirlo tra gli eventi in Barcolana. Non dimentichiamo che Samer sta facendo delle cose meravigliose a Trieste, dal campus alle foresterie nella zona di via Locchi: proprio come Revoltella, anche lui sta mettendo in campo azioni importanti per la città, ne è uno dei motori: e il più piccolo dei suoi interessamenti è, oggi, proprio questo mio progetto».
“Suez–La porta di Trieste” è un’opera buffa ideata e interpretata da Sara Alzetta, Paolo Rumiz e Ariella Reggio. È in programma martedì 30 settembre alle 20.30 al Teatro Stabile Sloveno di Trieste (ingresso libero fino ad esaurimento posti).
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