Straniero a sé stesso: Cibotto si racconta con parole e immagini
A 100 anni dalla nascita un percorso tra le sue passioni a Palazzo Roncale di Rovigo: il Delta del Po, la letteratura, il cinema e la sua Mini Minor

Gian Antonio Cibotto è stato il narratore più attento del Polesine, colui che ha trasformato una terra di acqua e silenzi in una geografia morale. E Rovigo, quella “dolce città di campagna” come la definiva lui stesso e da cui non restò mai troppo lontano, celebra il centenario della sua nascita con la mostra “Gian Antonio Cibotto (1925–2017) - Il gusto del racconto”, inaugurata a Palazzo Roncale.
Ideata da Sergio Campagnolo e curata da Francesco Jori, entrambi legati a Cibotto da una lunga frequentazione professionale e umana, la mostra è promossa dalla Fondazione Cariparo con l’Accademia dei Concordi e il Comune. È un racconto costruito dall’interno, secondo la lettura lucida e partecipe che Jori sviluppa anche nel saggio introduttivo del catalogo, dove definisce Cibotto «un uomo straniero a sé stesso», sempre in bilico tra appartenenza e fuga.
La guida del visitatore, infatti, è Cibotto stesso. Le sue parole - aforismi, lampi di memoria, confessioni - scorrono tratte dal docufilm “Il viaggio di Toni”, girato su quel treno mitico, la “Vacca mora”, che da Rovigo lo portava a Chioggia: un frammento di quotidianità che diventa chiave di lettura del suo paesaggio umano. È lui a raccontarsi con parole, immagini e documenti: il ragazzo isolato nel collegio femminile, il figlio del deputato democristiano soprannominato il “Vicevescovo” di Rovigo, lo studente di Legge che capisce presto di non voler abbracciare alcuna carriera convenzionale.
E poi l’esordio, nel 1954, con “La coda del parroco”, raccolta di racconti criticata dal Sant’Uffizio per l’ironia sul mondo cattolico provinciale; l’esperienza diretta dell’alluvione del 1951, dalla quale nasceranno le “Cronache dell’alluvione”; la Roma della Dolce Vita con Pasolini, Sciascia, Moravia, Mastroianni, Fellini e la redazione della “Fiera Letteraria”.
Una febbre di relazioni e di idee che lo nutre e lo logora. E così ritorna a quel corridoio di terra tra Pila e Scardovari, cuore del Delta, dove le storie dei pescatori di storioni diventano il suo primo romanzo, “Scano Boa”.

La sezione dedicata al cinema è uno dei punti più originali dell’impianto espositivo. Qui emerge l’incontro con Carlo Rambaldi, anch’egli nato nel 1925. Con materiali dell’archivio di Silvia Nonnato, la mostra ricostruisce la nascita degli storioni elettromeccanici che Rambaldi realizzò nel 1956, primi passi del futuro tre volte Premio Oscar. E sottolinea come la letteratura che raccoglie la voce dei pescatori e il cinema che inventa la vita attraverso la tecnica si incontrano proprio sul Delta del Po.
Il percorso della mostra arriva poi a Milano, con le mitiche edizioni “Mille Lire”, i grandi editori Mondadori e Rusconi, i premi Fiuggi, Campiello, Settembrini, Comisso. Ma il disincanto di Cibotto emerge netto, e Jori lo evidenzia con rigore: «Consideratemi estinto», scrive quando percepisce il Veneto cambiare troppo in fretta. La sua Mini Minor esposta al Roncale è la sintesi più poetica di questa inquietudine. È l’auto con cui raggiunge il borgo di Santa Giulia, sul Delta, dove l’erba ondeggia come un mare e l’acqua «respira il cielo», accompagnato dalla sua cagnetta, Fosca, «la mia docente universitaria» perché giocando a palla con lei scopre «il segreto della vita: non pensare».
Il percorso si chiude con il Cibotto osservatore acuto delle trasformazioni del suo tempo. Ma anche qui la mostra non si limita a esporre: Jori restituisce i “Diari Veneti” come un archivio etico, un laboratorio continuo di confronto con la sua terra. Più che celebrare Cibotto, insomma, la mostra offre la possibilità di coglierne la complessità: l’intelligenza ironica, la malinconia caparbia, la necessità di essere sempre altrove e sempre nel Delta, la potenza del racconto come forma di vigilanza morale. Un autore che resiste alle semplificazioni, da leggere attraverso il suo mondo, esposto fino al 29 giugno 2026.
Riproduzione riservata © il Nord Est








