Ritorno al futuro, quarant’anni di viaggi nel tempo: nelle sale arriva la versione in 4k
Martedì 21 ottobre si celebra il compleanno di un film che ha conquistato più generazioni. In tutto il mondo eventi, mostre e raduni

Chi non ha mai desiderato viaggiare nel passato per ritrovarsi in epoche sconosciute, per rivivere eventi felici o riparare azioni nefaste, oppure per conoscere le proprie origini?
Tra i tanti film che nella storia del cinema ci hanno portato a spasso nel tempo, uno su tutti s’impone come emblema di un’epoca, quella degli anni Ottanta, di una generazione e di una narrazione, quella del tempo analogico: il mitico “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis (1985), che per la gioia dei boomer, ma non solo, compie quarant’anni, portati ancora benissimo.
Le iniziative
Il 21 ottobre, nel calendario dei cinefili di tutto il mondo, è segnato come il “Ritorno al futuro day”: data in cui Marty McFly, a bordo della DeLorean “truccata” dallo scienziato Doc Brown, attraversa il tempo (il suo primo viaggio lo porterà negli anni Cinquanta, mentre in “Ritorno al futuro – parte seconda” sarà catapultato trent’anni avanti, per raggiungere invece il far west nel terzo capitolo della saga).
Dal 2015 è diventato ufficialmente il giorno delle celebrazioni internazionali dedicate al film e per festeggiare questo speciale anniversario, Nexo riporta domani “Ritorno al futuro” sul grande schermo (restaurato in 4K), e invita gli spettatori ad andare al cinema in dresscode a tema, fotografarsi e postare con #RitornoAlFuturoDay40. Gadget da collezione saranno regalati dalle sale aderenti, tra cui i The Space di Silea e Limena, IMG di Mestre, UCI di Marcon, ma anche Porto Astra di Padova, Officinema di Feltre, Cinergia di Conegliano, Verdi di Vittorio Veneto e Cristallo di Oderzo. Inoltre è aperta fino al 26 ottobre la grande mostra con scenografie, costumi e memorabilia, “Back in Time – The Exhibition” a Marcallo con Casone (Milano), che devolverà parte dei proventi all’associazione Team Fox, fondata dall’attore Michael J. Fox a sostegno della ricerca sul Parkinson, di cui si ammalò precocemente, cristallizzando la sua carriera all’indimenticabile Marty McFly.
Il tempo
Ma perché “Ritorno al futuro” resterà nella storia della settima arte, così come in quella personale dei suoi fan? Innanzitutto è l’ultimo titolo di successo planetario che onora, facendone il suo impianto narrativo e visivo, la prospettiva classica, caratterizzata da uno sviluppo lineare degli eventi, con rapporti di causa-effetto, seguendo la logica gutenberghiana della scrittura, sovvertita poi dall’avvento del digitale e dalla creazione di un sistema di pensiero reticolare, dove si aprono finestre, link, pop up, con associazioni concettuali, libere, emotive. “Ritorno al futuro” è un film analogico, come le musicassette e le Vhs dell’epoca, si può solo andare indietro velocemente o avanti velocemente, prima della grande rivoluzione postmoderna degli anni Novanta, dal tarantiniano “Pulp fiction” (1994) con il suo plot che manda in frantumi la consecutio temporum, ai mondi paralleli e coesistenti tra cui salta il Neo di “Matrix” (Andy e Larry Wachowski, 1999), fino ad arrivare al multiverso di “Everything Everywhere All At Once” (Daniel Kwan, 2022).
L’ottimismo
Marty sperimenta dunque, nel suo viaggio temporale, la rassicurante causalità delle azioni, secondo cui gli avvenimenti di ieri (nel suo caso ricongiungere i genitori da giovani) determinano lo stato di oggi (la sua esistenza), comprendendo quindi che il presente è il passato del suo futuro. Una consacrazione del mito americano del self made man, secondo cui solo tu sei responsabile del tuo destino, o stando alle parole di Doc Brown «il futuro non è scritto, il futuro è come ve lo creerete voi, perciò createvelo buono!». Il film investe lo spettatore di una ventata di fiducia in sé stesso e positività, rappresentando anche l’ottimismo degli anni Ottanta, con le sue speranze per l’avvenire.
Le icone
“Ritorno al futuro” è infine un coming of age in cui gli adolescenti si sono riconosciuti. Le ragazze si innamoravano di Marty perché non era l’uomo dei sogni, ma il fidanzato alla portata di tutte, carino, ingenuo e un po’ nerd, ma curioso e capace all’occorrenza di prendere in mano la situazione. I ragazzi dal canto loro hanno imitato il suo outfit con giubbino jeans d’ordinanza, e per i più arditi anche gilet rosso e scarpe Nike, magari sopra allo skateboard. La macchina del tempo ha introdotto un nuovo colore nella palette, l’argento DeLorean, il tema musicale di Alan Silvestri è diventato un jingle dell’immaginario sonoro fantascientifico, e l’iconico Doc Brown ha regalato al suo interprete Christopher Lloyd un ruolo davvero immortale.
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