Ecco perché il nuovo Sandokan fa volare gli ascolti

La nuova serie con Can Yaman ha debuttato su Rai1 con ascolti da record e uno share del 42,5% tra i 15-24enni. Tra archetipi dell’eroe, rinnovamento dei personaggi femminili ed effetti speciali di ultima generazione, il mito di Sandokan si conferma più attuale che mai

Elena GrassiElena Grassi
Can Yaman nei panni di Sandokan per la serie tivù di Rai1
Can Yaman nei panni di Sandokan per la serie tivù di Rai1

Sandokan ha sfondato il muro del suono. Le prime due puntate della nuova serie con Can Yaman, andate in onda lunedì primo dicembre su Rai1, a cinquant’anni dallo sceneggiato televisivo con l’indimenticabile Kabir Bedi, hanno catalizzato l’attenzione di quasi 6 milioni di spettatori, raggiungendo picchi di share fino al 35,3% e cannibalizzando la concorrenza, incluso Il Grande fratello su Canale 5. Proporzioni da festival di Sanremo per capirsi. E in attesa di scoprire se anche le prossime puntate reggeranno il primato, cerchiamo di comprendere i motivi di tale successo.

L’archetipo dell’eroe

Sandokan è stato seguito soprattutto dai giovani, lo share dei telespettatori tra i 15 e i 24 anni ha registrato un 42,51%.

Dato interessante se consideriamo che si tratta di un pubblico esigente, con una competenza mediale elevata e vorace di serie sofisticate promosse dalle piattaforme più che di produzioni nazional popolari da televisione di Stato. Ma già sulla carta, vergata dalla penna del romanziere veronese Emilio Salgari alla fine dell’Ottocento, questo pirata della Malesia s’imponeva come una figura straordinariamente cinematografica: fascino esotico, carisma misterioso, bellezza non convenzionale, gesta perigliose per mari lontani e inesplorati, paladino della libertà dei popoli indigeni del Borneo contro i colonizzatori inglesi.

E’ un personaggio costruito sugli archetipi dell’eroe, che lo stesso Kabir Bedi ha definito immortale.

«Ogni generazione ha il desiderio di ricreare storie classiche a proprio modo e con le nuove tecnologie del cinema»,  spiega l’attore, «Sandokan è un visionario e un idealista, un esempio di come vivere una vita non per se’ stessi, ma per la sua comunità, la sua Nazione e in termini assoluti per l’umanità. Anche oggi avremmo bisogno di un Sandokan, anzi tanti Sandokan, in tutti i Paesi ancora oppressi».

Un personaggio in evoluzione

Per l’indiano Kabir Bedi e il turco Can Yaman, Sandokan è un comune destino, che li ha condotti in Italia per interpretare questo personaggio, il ruolo della loro vita.

«La preparazione della parte ha richiesto cinque anni, da quando ne avevo 35 ad oggi che sono quarantenne», svela Yaman, «periodo che ho trascorso in Italia, imparando la lingua per leggere Salgari in originale, e farmi ispirare dal suo genio e dalla sua potenza immaginifica, ma anche per adeguare la mia fisicità, allenarmi, imparare a cavalcare, a navigare, a lottare, perché ogni scena fosse autentica e non avessi bisogno di controfigure. Ma il lavoro più sdrenante è stato quello sulla parte emotiva, sul percorso che Sandokan compie per evolversi e costruire una versione migliore di sé stesso, da spensierato pirata a salvatore di un popolo, è un personaggio inclusivo, che rispetta la diversità e ne fa sintesi. Al contempo ha un atteggiamento leggero, ammiccante, divertente, che fa star bene il pubblico, si finisce di vedere ogni puntata con il sorriso. Pur con le sue molteplici sfaccettature, resta immutato lo spirito dell’eroe salgariano e il suo bagaglio valoriale, che lo rendono estremamente attuale».

Effetti speciali e donne moderne

La spettacolarizzazione delle azioni (con un ledwall a 360gradi, tecnologia unica in Europa) e il tormentone della colonna sonora, oltre ad una pedissequa fedeltà alla trama dei romanzi, attraversano mezzo secolo per accomunare le due versioni seriali, che invece si distinguono per uno svecchiamento dei ruoli femminili e un affondo sulla psicologia dei personaggi.

Il nuovo “Sandokan”, diretto da Jan Maria Michelini e Nicola Abbatangelo, vede infatti Marianna (Alanah Bloor) abbandonare da subito la sua aura da eterea “perla di Labuan” per imporsi come una donna volitiva, sicura di sé stessa, capace di fiutare ad istinto il bene e il male, affiancata dalla sua serva Sani (Madeleine Price), percepita più come una pari che come una sottoposta, in quella dinamica di sorellanza oggi costantemente evocata dall’empowerment femminile.

Nella versione attuale l’atmosfera del piratesco all’italiana, impregnato di genuino umorismo (che ha ispirato negli anni a venire anche la celebre saga dei “Pirati dei Caraibi” con Johnny Depp), viene ricamata dal personaggio di Yanez, un Alessandro Preziosi in gran forma, disobbediente e indisciplinato, ma proprio per questo irresistibile.

In definitiva, il nuovo Sandokan ha vinto grazie ad un ingranaggio armonico e ben congegnato di personaggi e ambienti, azioni e sentimenti, che non si sono fatti imprigionare dall’effetto nostalgia ma hanno osato sfidare nuovi orizzonti, combattendo l’imperialismo del mainstream, per riportarci a quella favola prodigiosa e amata da ogni generazione.

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