Il ritratto di un mito, quando Diane Keaton portò anche a Venezia la sua donna emancipata
L’attrice, morta a 79 anni di tumore, nella sua carriera ha interpretato l’amore in modo libero e indipendente

La cifra più intima e sensibile di Diane Keaton, scomparsa l’altra sera a Los Angeles a quasi 80 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 5 gennaio, era l’amore.
I suoi ruoli principali ruotano infatti attorno a personaggi di donne emancipate, tanto intellettualmente indipendenti, addirittura rampanti, quanto insicure e sentimentalmente fragilissime. Lo aveva confermato anche in una delle sue ultime apparizioni, “Book Club – Il capitolo successivo” che aveva avuto diverse sequenze veneziane, nell’estate del 2022, nell’ambientazione del sequel del primo film dedicato al “Club del libro” (”Tutto può succedere”, 2018 dello stesso regista Bill Holderman) di queste anziane signore, che attraverso il loro circolo scoprono nuove gioie e qualche amore senile.
Accanto alla Keaton c’erano star di richiamo, da Jane Fionda a Candice Bergen, con Mary Steeburgen a completare il quartetto.
Le riprese in laguna avevano simulato l’arrivo in stazione, poi passeggiate tra le calli, gite in motoscafo, riprese notturne all’isola della Certosa e all’hotel Danieli, caffè in piazza tra amiche.
E proprio una di quelle amiche, Jane Fonda, ne ricorda oggi la sua unicità, «una scintilla di vita e di luce, ridacchiava delle sue stesse manie, creativa senza limiti... la sua recitazione, il suo guardaroba, i suoi libri, i suoi amici, le sue case, la sua biblioteca, la sua visione del mondo. Unica ecco cos'era. E anche se lei non voleva ammetterlo, era una grande attrice!».
I personaggi di Diane Keaton sono state autentiche icone, donne di stile e insieme paladine dei diritti civili, come era lei nella sua vita borghese, capaci tuttavia di amare ed essere amate, rincorrere e farsi inseguire dagli uomini, senza perdere dignità, ma tenendo le fila della famiglia, come Kay Corleone, la moglie di Al Pacino nel “Padrino” (1971), film con il quale si impose al grande pubblico.
Famiglia che non ha mai messo in piedi, nonostante i suoi legami famosi con Al Pacino e con Warren Beatty, al quale fu a fianco in “Reds” (1981).
Ma il legame più forte, sia dal punto di vita sentimentale che artistico fu quello con Woody Allen, al quale rimase sempre legata anche dopo la fine della loro relazione. Dopo aver messo in scena “Provaci ancora Sam”, lo portò sul grande schermo (1972), iniziando così un sodalizio che ebbe in “Io e Annie” (1977) la sua punta più alta, vincendo un Oscar per il personaggio di Annie Hall, che era poi il suo vero nome, mentre scelse il cognome della madre come nome d’arte. E poi ancora “Interiors” (1978), “Manhattan” (1979), “Radio days” (1987) e “Misterioso omicidio a Manhattan” (1993). Woody Allen si è detto «estremamente sorpreso e sconvolto» dalla morte di Diane Keaton.
Il regista - che il 30 novembre compirà 90 anni - e l’attrice erano legati da un profondo affetto, consolidatosi negli anni dopo la fine della loro relazione.
La scomparsa di Keaton è stata accolta da Woody Allen con grande sofferenza, anche perché ha detto che non era a conoscenza del peggioramento della salute di Keaton, che da tempo soffriva di un tumore alla pelle.
In effetti il sito «People», che per primo ha dato la notizia della scomparsa, riporta il racconto di una persona vicina all'attrice che conferma come «il suo declino è stato improvviso, ed è stato straziante per tutti coloro che le volevano bene.
Nei suoi ultimi mesi era circondata solo dai suoi familiari più stretti, che hanno scelto di mantenere la massima riservatezza. Persino gli amici di lunga data non erano consapevoli di ciò che stava accadendo».
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