Cirque du Soleil: ecco come cambia “Alegría”, lo show più celebre della compagnia
La direttrice artistica Rachel Lancaster racconta lo spettacolo giunto a Trieste. «Racchiude l’essenza originale in un’esperienza moderna che ci rappresenta»

Più di 40 mila biglietti già venduti e il leggendario tendone del Grand Chapiteau che sta sorgendo nell’area antistante al Silos, a un passo dal Porto Vecchio di Trieste: così il Cirque du Soleil, la compagnia di intrattenimento più celebre al mondo, si prepara a festeggiare a Trieste i 30 anni del suo show più celebre, “Alegría”.
La nuova produzione “Alegría – In A New Light” sarà in scena dal 13 giugno al 13 luglio grazie alla collaborazione tra il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Coop Alleanza 3.0, Alveare Produzioni e con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e Promoturismo FVG, e l’attesa è già altissima.
«Come nei remake cinematografici, abbiamo completamente reinventato “Alegría” per affascinare una nuova generazione di spettatori», racconta la direttrice artistica Rachel Lancaster.
«Questa nuova produzione racchiude l'essenza dell’originale in un’esperienza moderna che rappresenta l’evoluzione del Cirque du Soleil».
La compagnia, nata a Montreal nel 1984, è oggi una gigantesca macchina dell’intrattenimento che muove diversi spettacoli in torunée contemporanea in tutto il mondo.
Solo a Trieste, sotto il Grand Chapiteau, lavorerà un team di 119 persone provenienti da 25 paesi, inclusi 55 artisti di 18 diverse nazionalità che devono avere «la resistenza necessaria per sostenere 10 spettacoli a settimana, più di 300 all'anno», specifica la direttrice.
«Viaggiamo insieme alla struttura del nostro teatro: portiamo in tournée quaranta categorie professionali tra artisti, tecnici dello spettacolo, chef, fisioterapisti, tecnici informatici, elettricisti, idraulici, coordinatori di produzione, allenatori».
Com’è cambiato “Alegría”?
«Abbiamo adottato un approccio più realistico: lo spettacolo originale era molto surreale ed evocativo, questo ha una narrazione più chiara. La musica è stata riarrangiata per allontanarsi dalle sonorità anni '90, anche con una sezione di musica elettronica. Ma la storia è attuale oggi come nel 1994: i giovani si sforzano di rendere il mondo un posto migliore, di abbattere vecchie barriere e di lottare per ciò in cui credono».
Quali nuove tecnologie sono impiegate nello spettacolo?
«“Alegría” si concentra ancora sulla performance umana: possiamo far volare artisti e oggetti di scena nello spazio e reinventare alcune discipline acrobatiche creando sequenze impossibili 30 anni fa. È il primo spettacolo del Cirque du Soleil illuminato interamente con tecnologia LED e i costumi sono stati realizzati con la tecnica della stampa sublimatica, che crea motivi elaborati con strati di stampa all'interno delle fibre del tessuto».
Come selezionate gli artisti internazionali che si uniscono al gruppo?
«In “Alegría” il 40% dei nostri 55 artisti proviene dallo sport, principalmente dalla ginnastica, altri dal mondo del circo, sono nati in famiglie di circhi tradizionali o hanno studiato in una scuola di circo contemporaneo. Abbiamo anche attori, cantanti e musicisti. La nostra squadra di casting con sede a Montreal crea un database di potenziali candidati in tutte le discipline attraverso audizioni, partecipando a gare di ginnastica, festival circensi e valutando le candidature online».
Quali saranno i numeri più spettacolari che vedremo sotto il Grand Chapiteau?
«Presentiamo nove incredibili numeri acrobatici, tutti unici, con tre spettacolari numeri di gruppo. “Flying Trapeze”, il finale dello spettacolo, l'unico numero di volo del suo genere nei nostri spettacoli itineranti, prevede due “catcher” (l’artista che riceve il partner in volo, ndr.) che dondolano fianco a fianco permettendo una successione di acrobazie eseguite dai “flyer” (l’artista che compie le figure acrobatiche, ndr.) sopra la testa del pubblico. “Powertack”, un classico dell’ “Alegría” originale, presenta 14 artisti che si lanciano in capriole da due lunghi trampolini, mentre nell’ “Acro Poles”, nuova disciplina creata internamente per “Alegría - In A New Light”, le aste del salto con l'asta vengono tenute orizzontalmente per permettere agli artisti di crearci sopra torri umane».
Perché pensa che il circo continui ad affascinare in un mondo sempre più legato all’intrattenimento digitale?
«È semplice: gli schermi non possono replicare la reazione viscerale che si prova quando si assiste, in gruppo, a un altro essere umano che spinge i limiti del possibile davanti ai nostri occhi. Al Cirque du Soleil usiamo il linguaggio del teatro per amplificare queste emozioni».
Quali sono le grandi sfide di una struttura così complessa?
«Spostarla! Portare in tournée una produzione su larga scala e rappresentarla costantemente 300 volte all'anno è una sfida logistica che gestiamo, anche divertendoci, dal 1984. Attualmente presentiamo 15 spettacoli in tutto il mondo, cinque dei quali sono in tournée sotto il tendone del circo, come “Alegría – In a New Light”».
Il Cirque du Soleil è un successo di pubblico da oltre quarant'anni: cosa lo rende così speciale?
«Credo sia l'aspetto universale di ciò che facciamo. Non importa da dove vieni o quanti anni hai, i nostri spettacoli hanno il potere di entrare in contatto profondo con te, senza bisogno di parole, fondendo insieme tutte le forme d'arte performativa: movimento, recitazione, commedia, canto, musica, acrobazie». —
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