Cosa c’è nel backstage del Cirque du Soleil? Il nostro viaggio tra volti e storie

Settantasette camion e artisti provenienti da venti Paesi diversi per allestire gli spettacoli della compagnia più famosa del mondo. Ecco chi sono e come si allenano

Sara Del Sal
Gli allenamenti degli acrobati (Silvano)
Gli allenamenti degli acrobati (Silvano)

Una grande, enorme famiglia costruita sul concetto di fiducia. Il Cirque du Soleil è un microcosmo che comprende artisti provenienti da una ventina di Paesi diversi, che, nonostante lingue e culture dissimili, lavorano uno di fianco all’altro.

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«Siamo più uniti di una famiglia di consanguinei – spiega Dandino Tuniziani, uno degli artisti che si esibiscono al trapezio volante –. Se uno di noi è triste o ha un problema siamo sempre pronti a darci una mano e questo è bellissimo. Io sono cresciuto nel mondo del circo, ho lavorato in passato con compagnie italiane, ma essere entrato in questa compagnia è come per un attore ottenere un ingaggio a Hollywood. Ho iniziato a 12 anni, ma oggi che ne ho 50 apprezzo ancora di più l’atmosfera in cui viviamo e che ci porta a scoprire realtà sempre nuove. Ora ci stiamo godendo Trieste, ma siamo andati in Giappone e in tanti altri posti incredibili, lavorando e concedendoci anche l’opportunità di scoprirli».

Il Cirque è una macchina grandissima che viaggia su 77 camion e i suoi artisti hanno spesso degli ospiti che li accompagnano. Nel caso in cui si tratti di figli, oggigiorno con le lezioni in streaming è ancora più facile per tutti stare vicini ai propri cari.

La visita organizzata per la stampa nel maxi tendone nell’area del Silos, per scoprire il backstage del Cirque du Soleil, è avvenuta sotto un costante controllo, perché quella che per gli artisti è “casa” per chiunque altro è un luogo in cui le insidie si nascondono in ogni angolo. C’è l’area in cui gli artisti pranzano, sotto una tenda, al sole, ma poi, entrando nel tendone vero e proprio, ci si trova in una grande sartoria, dove ogni oggetto richiama questo o quel momento dello spettacolo.

Anche fuori dal palco ogni oggetto incanta, con una minuzia di dettagli che sbalordiscono perché sembrano delle opere d’arte. A pochi metri c’è l’area dove ci si riscalda per entrare in scena: vedere volteggiare qualcuno o saltare sulla rete con una tale abilità toglie il fiato. C’è anche un’area attrezzata con alcuni divani e un maxi schermo da cui seguire lo spettacolo che sta andando in scena per il pubblico, mantenendo una connessione totale e costante tra le maestranze.

A dirigere questa macchina complessa è Rachel Lancaster, che tutti i giorni segue ogni istante dello spettacolo per fare in modo che la sua forza e la sua energia vengano mantenute sempre al massimo livello. «È una delle cose che mi piacciono di questo lavoro – rivela Lancaster –. Sono con questa compagnia dal 2011 e, dal 2005, lo facevo con una compagnia di danza, quindi direi che è il mio punto di forza».

La compagnia in cui ha militato in precedenza è nientemeno che quella di Matthew Bourne, il coreografo geniale che proprio al Rossetti ha portato il suo indimenticabile “Swan Lake” con i cigni maschi. «Questi due mondi si incrociano nella comunicazione non verbale. L’ho imparata da Bourne e ora mi permette di comunicare facilmente con gli acrobati in questo contesto».

«Sono ormai 51 mila i biglietti venduti e continuiamo a vendere molto bene – riferisce il presidente del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Francesco Granbassi – e siamo molto felici, anche perché abbiamo raggiunto un traguardo che per noi era inimmaginabile, ma siamo ancora più contenti per quelle che sono le reazioni del pubblico all’uscita dello show. Le persone sono entusiaste. Sapevamo di aver portato un grande spettacolo ma le reazioni che vediamo riempiono il cuore». Per Stefano Curti, direttore organizzativo, «anche coloro che sostengono di non amare il circo rimangono colpiti e tornano a casa contenti».

Lo Stabile Regionale negli anni, va detto, ha portato alcuni spettacoli di circo moderno sul palco, e questo sicuramente sta contribuendo a una risposta calorosissima del pubblico che gli stessi artisti hanno definita «unica».

«Certi risultati non si improvvisano – spiega Curti – e i grandi spettacoli internazionali che si sono susseguiti in città hanno preparato il pubblico anche a questa esperienza». Per Granbassi «questo risultato è frutto della collaborazione con Coop Alleanza 3.0, proprietaria del terreno, Rete Ferroviaria, proprietaria del terreno adiacente, la Regione, PromoTurismoFvg e il Comune, ma quello che ci inorgoglisce è il fatto che il Teatro è diventato motore economico per la città».

Con la compagnia in tour c’è anche un tecnico luci triestino, Davide Comuzzi, che ha lasciato il posto al Rossetti dopo circa 20 anni per vivere una nuova avventura. «Siamo come in una bolla in cui tutto funziona e in cui ogni problema va risolto insieme. La mia esperienza al Rossetti, con gli eventi internazionali mi ha portato a questo ruolo e sono convinto che per la città questo spettacolo sia un punto importantissimo. Posso però affermare con certezza che in nessun’altra città abbiamo incontrato un pubblico caldo e preparato come qui, e lo hanno notato tutti quelli che lavorano nella compagnia».

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