Cento anni fa nasceva «Il grande Gatsby»

Il personaggio di Fitzgerald incarna il miraggio del potere grazie al denaro. Un libro sempre attuale: uno specchio dell’America e della sua vita politica

Diego Marani

Si celebra quest’anno il centenario di The Great Gatsby, il grande romanzo di F. Scott Fitzgerald che da debutto poco considerato di un autore ventottenne è diventato un grande classico della letteratura americana. Ma anche uno specchio dell’America e della sua vita politica dove possiamo situare i personaggi di ieri nei protagonisti di oggi. Gatsby incarna il miraggio americano dell’affermazione di sé attraverso il denaro e l’apparenza. Quando Fitzgerald scriveva, questi comportamenti sembravano un fenomeno passeggero, una febbre dei tempi.

Oggi, nell’era dei miliardari della Silicon Valley e della politica come performance mediatica, il mondo di Gatsby appare profeticamente attuale. E c’è perfino un po’ di Trump negli eroi di Fitzgerald: Gatsby è un self-made man ma la sua ricchezza è costruita su attività illecite e misteriose. Vive in una villa kitsch piena di un lusso esagerato, ospita feste spettacolari per ottenere visibilità, prestigio e approvazione. È ossessionato dall’immagine, dal successo, dall’essere “qualcuno”.

Tutta la sua esistenza è un’esibizione. Ma almeno lui si innamora e allora la palma del più trumpiano va certamente a Tom Buchanan, il suo rivale. Ricco di nascita, erede di una fortuna familiare, arrogante, razzista, sessista, fa discorsi paranoici sulla “razza bianca in declino”, basandosi su pseudoscienza e nostalgia di un mitico passato di dominio. Quando si sente minacciato non esita a usare la manipolazione, la violenza verbale e anche fisica.

Anche oggi molti leader politici e magnati dai patrimoni miliardari sembrano agire senza dover rendere conto a nessuno, protetti dalla loro smisurata ricchezza. Fitzgerald ha saputo cogliere nelle sue pagine la paura delle élite tradizionali di perdere la loro supremazia. L’ansia identitaria, il rifiuto delle regole, la difesa di un’America “pura” sono tratti che ritroviamo ancora oggi nei discorsi populisti della nuova casta al potere a Washington.

Anche i luoghi nel romanzo oltre ai personaggi sono rimasti nell’immaginario collettivo americano. La desolata “Valle delle Ceneri” tra West Egg e Manhattan è lo sfondo di parti cruciali della storia e teatro della scena che segna l’inizio della rovina di Gatsby. È un paesaggio industriale il cui nome deriva dalla descrizione realistica delle ceneri scaricate dalle fornaci di New York ma assume una valenza metaforica. È un luogo senza vita, dove l’umanità è ridotta a scorie. L’ambientazione oggi viene letta come una critica all’industrializzazione selvaggia e all’inquinamento indiscriminato. Ma è anche un simbolo politico: un monito su cosa si nasconde sotto la superficie dorata del successo americano.

Lì dove pochi brillano, molti vivono vite oscure. Una dinamica che riecheggia nelle attuali discussioni su disuguaglianza, degrado ambientale e giustizia sociale. La parabola di Gatsby mette in discussione anche il mito americano della mobilità sociale. Nella dinamica del romanzo infatti il merito conta poco: è la ricchezza a decidere chi sei. Un messaggio che si riflette nelle attuali polemiche su fiscalità, finanziamenti elettorali e accesso alle élite.

Alla fine del romanzo, un personaggio dice di Tom e della moglie Daisy che “distruggono cose e persone e poi si ritirano nel loro denaro”. E’ l’impunità dei ricchi che si sottraggono alle conseguenze dei loro atti senza dover rendere conto a nessuno.

Il libro di Fitzgerald per gli americani di oggi è diventato qualcosa di più di un romanzo di successo. Vi riconoscono un codice, una lente per capire dove è andato a finire il loro paese. I suoi personaggi sono archetipi che continuano a riaffiorare nel teatro politico americano: il sognatore ossessionato dal successo, il miliardario narcisista, l’erede arrogante, il diseredato condannato ad una vita di stenti.

A cento anni dalla sua pubblicazione, Il grande Gatsby resta un vivido specchio dell’America dove da sempre si mescolano denaro, ideologia, esclusione, dismisura ma anche l’inestinguibile speranza in un mondo migliore. 

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