Donne al vertice della sanità: così l’Ulss 5 è diventata modello di leadership femminile
All’Ulss 5 Polesana il 75% del personale è femminile e cresce la presenza nei ruoli apicali. La direttrice sanitaria Carla Destro: «Essere madre e dirigente non dev’essere una scelta obbligata, ma una possibilità libera e sostenibile». Un modello virtuoso tra merito, welfare aziendale e visione di genere

Un tempo neanche troppo lontano le chiamavano quote rosa. Andavano tutelate, rappresentate, difese. Anno domini 2025. Luogo, Ulss 5 Polesana: ecco l’azienda sanitaria in cui, nei ruoli apicali, le donne non sono solo tante quanti gli uomini.
Ma, in alcuni aree, sono addirittura di più.
Qualche esempio? Nell’area professionale, tecnica e amministrativa ci sono sei donne a dirigere Unità operative complesse, gli uomini sono “solo” due.
E sul fronte sanitario, ci sono 24 donne che dirigono Unità operative semplici, a fronte di 20 uomini. Nelle unità operative complesse, dove da tempo immemore le donne direttrici si contano sulle dita di una mano, c’è una buona rappresentanza: 35 maschi, ma 16 donne in ruolo apicale.
Numeri che dovrebbero far pensare che anni e anni di battaglie per la parità di genere, in particolare nella sanità, abbiano dato il loro frutto. Ma, come sempre, le cose spesso non stanno (solo) come sembrano.
Effettivamente all’Ulss 5, diretta da Pietro Girardi, le corsie sono percorse per lo più da volti femminili: dei 3350 dipendenti infatti, circa il 75% sono donne.
Ed ecco che, alla luce di questi dati, pur granitici, la direttrice sanitaria Carla Destro, ha voluto guardare un po’ oltre il risultato, pur ragguardevole.
Ebbene, altri numeri dimostrano quale sia il prezzo che devono pagare le donne per raggiungere determinati risultati professionali. Accostare i numeri delle apicalità femminili a quello dei part-time e delle richieste di Legge 104 (i permessi per chi segue familiari che hanno una qualche disabilità), fornisce un quadro ancor più nitido della situazione: sono quasi tutte donne le persone che devono rinunciare a ore di lavoro (e quindi di stipendio) per accudire altri, il part-time per i figli piccoli, la 104 per poter gestire situazioni familiari problematiche.
Parlando di dati, in Azienda Ulss 5 Polesana, sono 247 i dipendenti che hanno chiesto e ottenuto il part time: di questi 226 sono donne, 21 uomini. Si tratta del 91%.
Per quanto riguarda il totale dei dipendenti con 104 è di 492 ,dei quali 448 per terzi, 44 per se stessi. Dei 492 l’85% è donna (417 della quali 380 per assistere un familiare, 37 per se stesse).
«La sanità è storicamente un settore femminile, e nella nostra azienda questo», spiega Carla Destro, padovana, direttrice sanitaria della Ulss, «è particolarmente evidente: sui circa 3400 (3392 al 31 marzo 2025) dipendenti dell’azienda sanitaria, l’Ulss 5 Polesana, il 75% è donna.
Vero è che il numero di donne in ruoli dirigenziali è cresciuto in modo significativo negli ultimi anni: un segnale positivo, che testimonia il riconoscimento del merito, della preparazione e della leadership femminile. Ma, allo stesso tempo, questo dato si accompagna a un altro, meno incoraggiante: il carico delle responsabilità familiari è ancora oggi sulle spalle delle donne».
Continua Carla Destro: «Strumenti come la legge 104, il part time o i congedi parentali sono ancora utilizzati in larghissima maggioranza da lavoratrici. È un dato che ci invita a riflettere: le donne salgono ai vertici, ma continuano a essere anche le principali caregiver all'interno delle famiglie.
Questa doppia responsabilità, se da un lato dimostra la straordinaria capacità di tenere insieme lavoro e vita privata, dall’altro pone il tema dell’equità e della condivisione dei carichi di cura, che deve essere al centro delle nostre politiche organizzative».
E si ritorna al solito punto, quel welfare invisibile che sta sulle spalle delle donne, che piega carriere e aspirazioni.
Nella Ulss polesana, che attira dipendenti, oltre che da Rovigo, anche dalle province di Padova, Venezia e Ferrara, sembra che per molte donne sia possibile conciliare vita privata e aspirazioni di crescita professionale. Rendere possibile la leadership femminile è divenuto quasi un mantra aziendale.
La numero 2 dell’azienda sanitaria aggiunge: «Come direttrice sanitaria, e come donna e mamma, credo sia nostro compito continuare a costruire un contesto in cui essere madre e dirigente, professionista e caregiver, non sia più una scelta obbligata, ma una possibilità libera e sostenibile».
A Rovigo e provincia, inoltre, quasi il 90% delle ragazze e donne impiegate in Ulss 5 sono specializzate in ambito sanitario e socio – sanitario. Circa il 50% delle professioniste è laureato. Numeri alla mano, sono cresciuti esponenzialmente gli incarichi apicali affidati a donne, nel comparto della dirigenza, ma, parallelamente, sono aumentate in maniera formidabile le ragazze che hanno scelto professioni mediche, sociali e socio – sanitarie.
Sul fronte della conciliazione (oltre il genere) negli ultimi tre anni, sono state 193 le dipendenti diventate mamme e che hanno potuto, con il loro compagno, usufruire dei congedi parentali.
Per i papà dipendenti Ulss 5 è a disposizione un congedo di 10 giorni anche per adozioni e affidi, ed è possibile fruirne 2 mesi prima la data presunta del parto, fino ai 5 mesi successivi alla nascita, durante il congedo di maternità della madre lavoratrice.
«L’Azienda Ulss 5 offre alle sue dipendenti, oltre al congedo per maternità, anche la possibilità di avere i propri bimbi vicini grazie all’asilo nido aziendale La Nuvola Blu, «ricorda il direttore generale Pietro Girardi, «un servizio che accoglie bambini in età compresa fra i 3 mesi ed i tre anni di età, con particolare attenzione all’inserimento dei figli dei dipendenti dell’Azienda Sanitaria, ma con la possibilità di inserire anche utenti provenienti dal comune di Rovigo e paesi limitrofi».
Come dire che la formula magica per permettere alle donne di fare carriera non sta scritta nel libro dei sogni, ma, almeno nell’azienda sanitaria polesana, consta di due elementi imprescindibili: credere nella leadership al femminile e favorire la conciliazione vita privata-lavoro, sia per le madri che per i padri.
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