Gondola da parada, è caccia al selfie. I veneziani: «Siamo esasperati»

I traghetti per attraversare il Canal Grande sono presi d’assalto dagli stranieri. I veneziani: «Più barche e dividere i flussi». I turisti: «Il giro normale costa

Camilla Gargioni
Turisti su una gondola da parada
Turisti su una gondola da parada

Se non scatti un selfie, non sei stato davvero in gondola. E che tu abbia speso 90 euro per un tour o solo due per attraversare il canale, su Instagram e TikTok è irrilevante: sei su una gondola, a Venezia, punto.

Pioggia di like assicurata, spopolano i tutorial su come approfittare della gondola traghetto a pochi euro per strappare lo scatto perfetto. Dai social, occhi sulla realtà.

Ore 11, traghetto di Santa Sofia

Ore 11, traghetto di Santa Sofia: gruppetti di turisti si avvicinano, un po’ titubanti, un po’ incuriositi allo stazio. I gondolieri prendono quello sguardo al balzo, l’inglese è d’obbligo: «Do you need anything?», «Ha bisogno di qualcosa?».

Un turista indica subito lo schermo dello smartphone, sta cercando la fermata del vaporetto Actv. E allora il gondoliere diventa un Google Maps vivente, dando indicazioni, suggerimenti. Poi ci sono i turisti già informati, con i due euro stretti nella mano, pazientemente in coda.

Sì, c’è la coda e chi ha il carrellino per la spesa e che usa la gondola per arrivare più in fretta a Rialto, inevitabilmente, sbuffa. «Non si usa più dire buongiorno né buonasera, tra un po’ sarà tutto su un’app e la gente userà solo il cellulare. E che non leggo ancora nel pensiero», dice il gondoliere, che fatti salire gli ultimi avventori spinge l’imbarcazione lontana dal molo. Ma non aggiunge altro, su questo tema si preferisce non parlare.

Caccia al selfie

Parte la traversata. O meglio, la corsa all’inquadratura migliore. Braccia tese con smartphone ben stretto e pollice pronto a scattare, i più equipaggiati sfoderano i selfie stick che allungano a pelo d’acqua. Sorriso, scatto. Abbraccio, video, storia su Instagram. I minuti sono pochi, la traversata è veloce senza vaporetti né contrattempi. Con il selfie ormai già postato sui social, si scende pronti alla prossima tappa. E dal lato del Mercato di Rialto, è già bella e pronta una seconda fila di turisti.

E i veneziani?

«Non correre, tanto non saliamo», dice rassegnata Caterina al marito, che era già pronto a prender posto. Caterina scuote la testa. «Purtroppo, è il solito discorso. Questo dovrebbe essere un servizio pubblico, guardate invece», afferma, «dovrebbero esserci due gondole da parada, una per le persone che pagano due euro, una seconda per chi come noi vive qui e i possessori di Venezia Unica, a 70 centesimi. Invece, niente, devo aspettare anche sette metri di coda a volte. Posso aggiungere un’altra cosa?».

Chiede Caterina, cambiando braccio con la sporta di frutta e verdura appena comprate. «Se una persona vuole vedere Venezia in gondola, faccia il giro: così non ha senso, è un “vorrei ma non posso”. Si dice che i veneziani si lamentano sempre, ma non se ne può più: non può esserci profitto ovunque, anche su un servizio come questo». Un signore in fila si inserisce nella conversazione: «Dopotutto, è questa la società oggi». Attracca la gondola, tocca a Caterina, marito e il resto della fila (tutti turisti).

Intanto, si avvicina una famigliola con due bimbi piccoli.

La famiglia belga

È la famiglia di Marcus, direttamente dal Belgio. «Ho letto di questo servizio su una guida: vogliamo andare a visitare Murano, stavo cercando un ponte per attraversare il Canal Grande è più comodo», spiega, «poi, per i bimbi, è bello poter vedere la città da una gondola e averne un assaggio senza spendere tanto, sarebbe proibitivo». Insieme alla gondola da Santa Sofia alla Pescheria di Rialto, tra le più frequentate c’è quella di San Tomà. Qui di veneziani ce ne sono pochissimi, i gondolieri di nuovo usano direttamente l’inglese per disciplinare la fila che si dipana nella stretta fondamenta. Ombrelli di pizzo, foulard legati sulla testa, bottigliette d’acqua che scricchiolano: la fila resiste sotto il sole che scotta i masegni. Orientali, slavi, americani, tutti chini sullo smartphone in attesa della «mini gondola ride». L’attesa è più lunga che a Santa Sofia, bisogna aspettare almeno due giri. C’è perfino qualche turista che conta quanti salgono di volta in volta sull’imbarcazione, per prevedere quando sarà il suo turno: «Sono solo sette per volta», bisbiglia.

Inglesi e poi francesi

«Siamo qui per caso in realtà, ci siamo incuriositi e vogliamo provare la traversata», sorride una coppia dalla Gran Bretagna. La gondola attracca, sale una famiglia francese. A bordo, lo schema è lo stesso: ci si stringe in un selfie, si tenta in un video di catturare anche il gondoliere che rema sicuro, braccio il più lontano possibile per prendere ogni dettaglio. Ma il tempo, di nuovo, è già finito. I più piccoli sorridono, i genitori postano e mandano subito gli scatti via Whatsapp ai parenti e amici a casa. Di veneziani qui, però, alla traversata di mezzogiorno, non se ne vedono. —

 

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