Un anno fa il crollo alla stazione di Novi Sad: in Serbia nuove proteste

Gli studenti in Serbia organizzano la commemorazione delle sedici vittime della tragedia che diede il via alle proteste: «Sarà un raduno apolitico»

Stefano Giantin
I soccorritori sul posto dopo il crollo alla stazione di Novi Sad
I soccorritori sul posto dopo il crollo alla stazione di Novi Sad

Decine di migliaia di persone – ma i numeri potrebbero essere più grandi, i più massicci di sempre – riunite per ricordare le vittime nell’anniversario della tragedia. E per chiedere, ancora una volta, un cambiamento radicale nel Paese.

È lo scenario che attende Novi Sad: la seconda città più popolosa della Serbia, nonché capoluogo della Vojvodina, sabato sarà invasa da studenti, giovani e cittadini di tutte le età, in arrivo da ogni angolo del Paese per una grande manifestazione commemorativa organizzata un anno dopo la strage alla stazione ferroviaria.

Sei arrestati in Serbia per la strage di Novi Sad: fermati due ex ministri
La redazione
I soccorsi dopo la strage causata dalla caduta della pensilina

Era l’1 novembre 2025 quando all’improvviso la pensilina esterna dell’edificio cedette e crollò, seppellendo viaggiatori e passanti. Il bilancio finale fu drammatico: 16 vittime. La tragedia – ricordiamo – è stata la miccia delle più imponenti proteste di piazza che la Serbia ricordi da tempi di Milosević, un grande movimento popolare – protagonisti giovani e studenti – che ancora non si placa.

Il movimento ha preso vigore subito dopo la tragedia di Novi Sad, nutrendosi di un profondo risentimento verso la classe politica al potere che si era sedimentato silenziosamente negli anni. E che è poi esploso proprio a causa della tragedia alla stazione, edificio che era stato da poco riaperto dopo lunghissimi lavori di ristrutturazione nell’ambito della costruzione della ferrovia veloce Belgrado-Budapest.

Dall’Europarlamento bacchettata alla Serbia: «Clima preoccupante»
La redazione
Aleksandar Vucic

Com’è stata possibile la tragedia? «La corruzione uccide», è stata la risposta della piazza che ha accusato per mesi le élite al potere – in testa il presidente Aleksandar Vučić – di aver creato un sistema marcio, tra favori e clientelismi. Il crollo ne sarebbe stato la riprova. «Avete le mani sporche di sangue», hanno urlato per mesi gli studenti nelle piazze di tutta la Serbia, in un crescendo di manifestazioni sempre più sentite e partecipate, ma sempre pacifiche – a parte episodi registrati durante l’estate.

E sono stati proprio gli “Studenti u blokadi” a chiamare a raccolta i serbi a Novi Sad per quello che dovrà essere un enorme «raduno apolitico», pensato solamente per «commemorare le vittime» e stare vicino «alle famiglie» delle 16 persone perite nel crollo, hanno fatto sapere, ricordando che bisognerebbe evitare di usare persino fischietti e trombe, per commemorare degnamente l’anniversario di una tragedia.

Il cuore della manifestazione sarà proprio la stazione, da dove tutto è partito. Sarà la mèta di quella che si attende essere una folla enorme che affluirà prendendo l’avvio da 16 punti di raccolta organizzati a Novi Sad. I raduni si muoveranno già alle 10. Protagonisti saranno sicuramente i tantissimi studenti arrivati a Novi Sad dopo lunghe marce o corse in bici a più tappe e in più giorni, dopo essere partiti da cittadine e paesi lontani.

Alle 11.52, il momento esatto della tragedia di un anno fa, «inizieranno 16 minuti di silenzio», uno per ogni vittima e poi inizierà «un programma speciale, inclusi discorsi da parte di studenti», hanno fatto sapere gli organizzatori, prevedendo che i cinque chilometri del Bulevar Oslobodjenje saranno totalmente riempito dai manifestanti. Molti, però, rischiano di non arrivare in tempo.

Come spesso accaduto in passato, i treni Belgrado-Novi Sad sono stati fermati per presunti allarmi-bomba. E lavori improvvisi su strade e autostrade potrebbero aver messo in difficoltà chi ha scelto di andare Novi Sad in auto.

Riproduzione riservata © il Nord Est