Dall’Europarlamento bacchettata alla Serbia: «Clima preoccupante»
Gli eletti hanno stigmatizzato la repressione delle proteste. Dura la reazione di Belgrado: «Bugie in un volantino politico»

Il vento sembra cambiare, in Europa. E la pazienza verso le autorità al potere in un Paese-chiave nei Balcani, la Serbia, potrebbe essere finita. Lo ha suggerito una durissima – forse la più severa di sempre – risoluzione del Parlamento europeo, approvata con 457 sì, 103 no e 72 astenuti, a pochi giorni dall’anniversario della tragedia di Novi Sad. Tragedia, ricordiamo, che ha dato il via alle più massicce, lunghe e sentite proteste popolari che la Serbia abbia sperimentato dai tempi di Milošević, a cui governo e presidente Vučić hanno iniziato a rispondere con metodi e mano sempre più duri.
Ma qual è la situazione, nel Paese, a dodici mesi da Novi Sad? Tre i punti più importanti su cui hanno concordato gli europarlamentari. In primis, il fatto che la «leadership serba è politicamente responsabile dell’escalation nella repressione» del dissenso e pure nello «indebolimento della democrazia». In seconda battuta, Strasburgo ha ricordato che «studenti e cittadini hanno il diritto di protestare pacificamente». Così, l’Europarlamento si è di fatto schierato con chi manifesta, sostenendo «il diritto» di scendere in strada. E allo stesso tempo si è detto «molto preoccupato» per il clima che si è creato, in particolare negli ultimi mesi, sempre più «polarizzato e caratterizzato da discorsi di odio, propaganda anti-Ue e pro-Russia, campagne diffamatorie» contro gli oppositori «diffuse da funzionari e media controllati dal governo».
Le autorità al potere, inoltre, sono state duramente criticate per l’uso di «tattiche di sorveglianza illegali», via software come il tristemente celebre Pegasus e per il presunto uso di un cannone sonoro durante una delle più massicce manifestazioni di protesta nella capitale serba. Ma anche per «gli arresti illegali e le espulsioni di cittadini Ue che avevano espresso sostegno alle proteste». Infine, Belgrado deve «assicurare elezioni libere», quando saranno messe in agenda, applicando tutti i consigli dell’Osce-Odihr, in particolare «l’accesso ai media» per tutti i partiti, inclusi quelli non affini a Vučić, si legge nel sommario sulla risoluzione preparato dall’Eurocamera. Su tutto, una richiesta importante è arrivata dall’Eurocamera. Gli europarlamentari hanno infatti domandato «giustizia» per i morti della stazione, chiedendo «procedimenti giudiziari trasparenti» per fare chiarezza sulle responsabilità. E hanno pure stigmatizzato i continui abboccamenti della Serbia con Mosca e Pechino.
Le reazioni di Belgrado? Dure. La risoluzione è un «volantino politico» e per di più «pieno di menzogne», ha replicato il ministro degli Interni, Ivica Dačić, che ha suggerito che gli europarlamentari siano stati tratti in inganno da “imbeccate” arrivate dall’opposizione serba. La risoluzione è «contraria agli stessi principi Ue», ha rincarato il leader dell’Sns, Miloš Vučević. La Ue sostiene la «rivoluzione colorata» che starebbe andando in scena in Serbia, la posizione del presidente Vučić. —
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