Sei arrestati in Serbia per la strage di Novi Sad: fermati due ex ministri

Progressi per le indagini seguite al crollo della pensilina della stazione. 

Nell’incidente morirono in 16: fu l’innesco delle grandi proteste in corso

 

Stefano Giantin
I soccorsi dopo la strage causata dalla caduta della pensilina
I soccorsi dopo la strage causata dalla caduta della pensilina

Eppur si muove. Si muove, in Serbia, la complessa indagine che riguarda il crollo alla stazione di Novi Sad, che comprende anche i lavori sulla linea ad alta velocità che collega la città principale della Vojvodina, nel nord del paese, al confine con l’Ungheria. Lo hanno confermato diversi arresti ordinati dalla magistratura.

A finire in manette, tra gli altri, Tomislav Momirović, un tempo potente ministro del Commercio interno ed estero e dell’Edilizia, arrestato in un’operazione condotta dalla Polizia serba e dalla Procura della Repubblica per la criminalità organizzata (Tok). La Procura ha annunciato che, oltre a Momirović, altre cinque persone sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta sui flussi finanziari relativi alla modernizzazione e alla ricostruzione della ferrovia Novi Sad-Subotica-Kelebija, al confine con la Ungheria.

Reportage nella Serbia che protesta e chiede il cambiamento
La redazione
In piazza e sui ponti alcune immagini delle proteste degli “indignados” serbi

Secondo quanto svelato dai media serbi, l’inchiesta coinvolgerebbe anche Goran Vesić, che ricopriva ai tempi del crollo della pensilina alla stazione – bilancio 16 vittime – la carica di ministro dell’Edilizia, dei Trasporti e delle Infrastrutture. Vesić era già stato fermato dalla polizia nel novembre del 2024, a poche settimane dal crollo a Novi Sad. Dal primo agosto, risulta ricoverato in ospedale.

Il Tok ha inoltre riferito di aver ordinato perquisizioni e il fermo di altre persone, mentre ci sarebbero svariati indagati in un caso che riguarda anche presunti danni al bilancio dello Stato per circa 115 milioni di euro. Secondo l’inchiesta, infatti, c’è il pesante sospetto di un giro di fatture gonfiate a favore del consorzio di due società cinesi – China Railway International Company e China Communications Construction Company – a cui era stato affidato il compito di ricostruire non solo la stazione ferroviaria di Novi Sad ma tutta la linea ferroviaria.

Oltre a Momirović, a finire in manette sono stati anche altri ex influenti papaveri della classe dirigente serba. Tra questi, Anita Dimoski, già dietro le sbarre a novembre 2024, un tempo braccio destro di Vesić, fra le responsabili del trasporto ferroviario e intermodale, ma anche Nebojša Šurlan, già direttore dell’infrastruttura ferroviaria in Serbia. Un mandato d’arresto è stato spiccato pure nei confronti di Nikola Trivić, manager di un’azienda privata e di Sinisa Jokić e Veljko Novaković, funzionari dell’Istituto per la protezione dei monumenti. —

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