Croazia in Schengen, dagli italiani “rimasti” agli esuli: «Finalmente l’Istria torna a essere unita»
Tremul: «Agire come un’unica comunità». Radin: «Conta anche l’euro». De Vergottini: «Decisione opportuna». Codarin: «Ricercare la verità storica»

TRIESTE L’ingresso della Croazia nell’Area Schengen il prossimo 1 gennaio costituirà la caduta dell’ultimo confine che, nel corso del secolo breve, il Novecento, ha insanguinato le terre che dalla Venezia Giulia arrivano fino in Dalmazia. Per la minoranza italiana in quelle terre si tratterà finalmente di avere anche dal punto di vista geopolitico quell’unitarietà che già avevano ottenuto a livello giuridico in Slovenia e in Croazia. Per gli esuli, invece, la “cancellazione” del confine tra Slovenia e Croazia significherà una continuità geografica che dal Friuli Venezia Giulia arriva a suide est fino a Ragusa. Tutti concetti che trovano d’accordo oggi esuli e rimasti.
«L’Unione Italiana ha sempre sostento con convinzione i processi integrativi europei della Croazia e della Slovenia, ha contribuito a raggiungerli e ha dato, con la sua azione e le sue iniziative, il suo rilevante apporto allo sviluppo democratico, economico, culturale e civile dei nostri due Paesi domiciliari - spiega il presidente dell’Unione Italiana (UI) Maurizio Tremul - ora che il nostro territorio d’insediamento autoctono ritornerà ad essere unitario come lo è stato per secoli, si rafforzerà anche la nostra unitarietà di un’unica Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia: siamo un unico popolo, unitariamente, democraticamente e pluralisticamente rappresentato».
«Ora non vi sono più ostacoli, non vi sono più scuse, per non cementare ulteriormente il nostro essere e continuare a rimanere uniti», conclude. Sullo stesso piano anche il vicepresidente del Parlamento croato Furio Radin ed ex presidente dell’UI il quale sostiene come «il contemporaneo ingresso di Zagabria nell’Eurozona costituirà un ulteriore volano per semplificare i rapporti economici e finanziari oltre a quelli culturali tra l’Italia e la Croazia». «Le famiglie istriane saranno nuovamente unite e penso anche ai numerosi esuli che vivono a Trieste e in altre parti d’Italia, ritorniamo ad essere un unico grande popolo europeo, sperando - precisa Radin riferendosi alla situazione odierna della guerra in Ucraina - che l’Europa regga l’urto». «Comunque l’ingresso in Schengen è stata una conquista che non era scontata fino all’ultimo minuto, per questo oggi la soddisfazione e forse ancora maggiore».
Anche sul fronte degli esuli, come detto, positivi. «Positivo da un punto di vista universale - precisa il presidente dell’Unione degli istriani Massimiliano Lacota - finalmente si potrà andare da Trieste a Pola senza alcuna barriera doganale», ma puntualizza subito dopo «nulla cambia per noi, il mondo è cambiato mala condizione di esule resta, rispetto al nostro universo che sta scomparendo visto che l’età anagrafica è quella, tutti questi cambiamenti che ci sono stati sono positivi, vanno nella direzione giusta ma per noi non è cambiato nulla, questioni che fino a qualche tempo fa si ritenevano ancora aperte, vedi restituzione dei beni abbandonati, si sono definitivamente chiuse con la morte degli ultimi che hanno lasciato le loro terre». «I confini sono stati il dramma del nostro tempo - afferma il presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia , Renzo Codarin - e il loro crollo migliora le relazioni sotto tutti i punti di vista anche in quella che è la ricerca della verità storica . Sono stati fatti grandi passi tra Italia e Slovenia in questa direzione e sicuramente la cosa continuerà anche con la Croazia e così ci sarà più conoscenza e verità sulla storia dell’Istria e delle sue genti». La Federesuli, infine, con il suo presidente Giuseppe De Vergottini esprime «soddisfazione» per l'imminente entrata della Croazia nell'Area Schengen. «In un momento di crisi energetica dovuta alla aggressione russa in Ucraina, in cui occorre un'Unione europea sempre più forte e coesa - spiega De Vergottini - bene hanno fatto i ministri dell'Interno riuniti a Bruxelles ad approvare l'ingresso della Croazia a partire dal 1° gennaio 2023 in Schengen in cui è garantita la libera circolazione». « Sempre dal 1° gennaio prossimo - conclude - la Croazia adotterà l'euro ed avere una comune moneta di scambio è uno strumento per riavvicinare Paesi vicini e rafforzare il dialogo bilaterale».
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