La Croazia in Schengen, da gennaio sbarre alzate ai confini e la prossima estate niente più code per andare al mare

Il Consiglio Ue dà l’ok all’ingresso nell’Area che conta oltre 400 milioni di abitanti. Anche per i triestini, andare a fare il bagno in Istria non determinerà più ore in coda sulla Dragogna o a Sicciole

Mauro Manzin

TRIESTE. Il dado è tratto. I Paesi Schengen hanno deciso questo giovedì 8 dicembre di oltrepassare i fiumi Dragogna e Kolpa per accogliere la Croazia nella regione senza confini dell’Europa. Il primo ampliamento da 10 anni a questa parte. La Croazia, dunque, dal prossimo 1 gennaio metterà a segno un doppio colpo geopolitico finanziario, economico e monetario: l’ingresso nell’Area Schengen e nell’Eurogruppo. La Croazia sarà il 27mo Paese Schengen che vanta oltre 400 milioni di abitanti. Il confine esterno sarà dunque quello con Bosnia-Erzegovina e Serbia. Per l’Istria significa una “riunificazione”, con i confini con la Slovenia che cadono e la minoranza italiana che ritrova omogeneità territoriale.

Se Zagabria festeggia lo stesso non si può dire di Bucarest e Sofia. Romania e Bulgaria, infatti, si sono scontrate nel veto di Austria e Paesi Bassi il cui ministro per la migrazione, Eric van der Burg, ha spiegato che il suo Paese è preoccupato per «corruzione e diritti umani» in Bulgaria e ha chiesto una nuova relazione della Commissione su questi punti. «Per noi è un sì alla Croazia e un sì alla Romania», ha precisato. Tuttavia, il caso della Romania è proceduralmente collegato a quello della Bulgaria. I due Paesi ex comunisti sono entrati insieme nell’Ue nel 2007 e bussano alla porta di Schengen da 12 anni. Per la commissaria Ue ai Trasporti Adina Valean «il no a Romania e Bulgaria è una perdita per tutti i membri dell'area Schengen».

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La redazione

La prima a dare il benevnuto alla Croazia nell’Area Schengen è stata la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola che ha definito l’ingresso come «un passo importante e meritato per il popolo croato». «Avete lavorato duramente per raggiungere questo obiettivo», ha scritto su Twitter. Ma il più soddisfatto di tutti è il ministro degli Interni croato Davor Božinović. «Possiamo finalmente dire che la Croazia è in Schengen e che i cittadini croati stanno entrando nella più grande zona di libera circolazione del mondo», ha affermato a caldo ieri a Bruxelles.

«La Croazia ha dimostrato di essere un membro legittimo dell'Ue - ha proseguito - di essere in grado, anche se non siamo un grande Paese, di attuare tutte le condizioni, e sono sicuro che accettando la Croazia (in Schengen ndr.) l'Ue avrà molto da guadagnare». «In questo anno in cui ci siamo posti importanti traguardi, abbiamo raggiunto gli obiettivi strategici del governo, di cui beneficeranno maggiormente i cittadini croati e la nostra economia». Così ha scritto su Twitter il primo ministro croato, il conservatore Andrej Plenković. Ma il più soddisfatto di tutti è apparso il direttore dell’Associazione turistica croata, Veljko Otojić. Eliminare il confine con la Slovenia significa agevolare il flusso dei turisti verso la Croazia nella stagione estiva. Insomma, anche per i triestini, andare a fare il bagno in Istria non determinerà più ore in coda sulla Dragogna o a Sicciole. «L'ingresso della Croazia nell'area Schengen - ha affermato Ostojić è un forte impulso per il turismo croato, che darà un ulteriore impulso alla crescita del traffico turistico e alla competitività del settore, in quanto rafforzerà sicuramente l'interesse per le offerte turistiche croate».

Ma non è tutto oro quel che luccica. Alla decisione di ampliamento dell’Area Schengen alla Croazia sono stati allegati due documenti unilaterali. Il primo della Slovenia e il secondo della Croazia. Il contenuto? La disputa oramai trentennale sui confini marittimi e terrestri tra i due Paesi. Nel suo documento la Slovenia afferma di sostenere l'ingresso della Croazia in Schengen, che è nell'interesse comune europeo ma «la Repubblica di Slovenia sottolinea che sia i confini terrestri che quelli marittimi tra i due Paesi sono pienamente e definitivamente determinati dal lodo arbitrale del 29 giugno 2017, che, ai sensi dell'articolo 7 della convenzione arbitrale del 4 novembre 2009, è definitivo e vincolante».

Zagabria replica invece che «a seguito della decisione unanime del Parlamento croato del 29 luglio 2015, si è ritirata dall'arbitrato a causa di violazioni sostanziali della convenzione arbitrale. La Croazia ribadisce pertanto la sua posizione secondo cui il lodo arbitrale del 2017 non la vincola e che non lo applicherà». Come sottolinea Zagabria, la frontiera terrestre e marittima comune tra Croazia e Slovenia deve quindi essere determinata in conformità al diritto internazionale. La Croazia rimane aperta a proseguire il dialogo bilaterale con la Slovenia per trovare una soluzione comune e sottolinea inoltre che, nonostante questa dichiarazione, si impegna a cooperare con la Slovenia nella piena attuazione del codice Schengen. Insomma da Lubiana a Zagabria un “benvenuto carissimo nemico”.

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