Gli scontri nella notte a Belgrado: 80 arrestati e 50 poliziotti feriti

Guerra di cifre sull’adesione, ma la stima è di 140 mila presenze. Vučić: «Niente perdono per i fermati»

Stefano Giantin
La folla radunatasi per la manifestazione di protesta organizzata sabato a Belgrado dagli studenti
La folla radunatasi per la manifestazione di protesta organizzata sabato a Belgrado dagli studenti

Il day after, a Belgrado, è quello delle domande senza risposta (in che direzione vanno le proteste dei giovani serbi?), di un’inquietudine strisciante, della rabbia e delle polemiche. E della guerra dei numeri. La nuova imponente manifestazione indetta dagli studenti il 28 giugno ha raccolto 140 mila persone in piazza, secondo stime indipendenti dell’Arhiv javnih skupova, che da anni calcola con metodi scientifici i numeri delle proteste, ma per le autorità si tratta di meno di 40 mila persone.

La manifestazione, organizzata per chiedere al governo e al presidente Vučić elezioni anticipate, è stata tuttavia macchiata, nella tarda serata e durante la notte, da gravi incidenti con la polizia. Il bilancio, pesante: secondo le autorità, sarebbero stati quasi 50 gli agenti feriti, di cui uno grave per «ferite alla testa», ha affermato il ministro degli Interni, Ivica Dačić, una ventina i manifestanti che sono ricorsi alle cure dei medici. I fermati sono stati quasi 80.

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Uno scenario inedito dopo sette mesi di manifestazioni del tutto pacifiche. La miccia è stata accesa nei pressi del Parlamento, dove dopo le 21 gruppi di manifestanti, alcuni con il volto coperto, avrebbero pianificato di andare all’assalto di Ćacilend, area occupata da mesi da quelli che si autodefiniscono “gli studenti che vogliono studiare”, ma che per tantissimi a Belgrado sono solo falsi studenti: supporter di Vučić, anziani, ultranazionalisti e qualche hooligan.

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La redazione
I tafferugli sabato sera a Belgrado

Da lì è iniziato il caos, con la polizia che ha prima schierato una massiccia barriera umana di agenti in tenuta antisommossa. Poi, le cariche, dopo lanci di oggetti e bottiglie dallo schieramento degli studenti. La tensione si è rapidamente estesa ad altre parti di Belgrado, durante la notte, con le forze dell’ordine che, in gran numero, hanno caricato manifestanti anche sulle centralissime Kneza Miloša e Terazje, oltre che nella piazza di Slavija, dove fino alle 21 era andato in scena il raduno pacifico di studenti e cittadini che chiedono di tornare alle urne e un sistema realmente democratico e non corrotto.

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Come leggere le scene osservate in città? I veri responsabili del caos sono le autorità, che avevano «tutti i meccanismi e tutto il tempo per soddisfare le richieste» dei manifestanti – elezioni anticipate e sgombero di Ćacilend – «evitando un’escalation, ma hanno invece scelto violenza e repressione», hanno sostenuto gli Studenti u blokadi, quelli che ancora occupano le università. Il 28 giugno a Belgrado c’è stata «una manifestazione pacifica di più di 150 mila persone, che dimostrano che la Serbia vuole un cambiamento», ma infiltrati armati di bastoni avrebbero deciso di creare il caos, ha sostenuto da parte sua il partito di opposizione Ssp, una lettura condivisa da molti oppositori e cittadini comuni.

Completamente opposta la campana delle istituzioni. «Sono orgoglioso della professionalità della polizia», ha affermato in un discorso alla nazione il presidente Vučić, accusando gli studenti di aver sottoposto a un giogo di «terrore» la Serbia «per sette mesi» e promesso che non ci sarà più «perdono» per gli arrestati. Alle violenze avrebbero partecipato «non solo giovani arroganti, ma anche altri che hanno ambizioni politiche», ha aggiunto. Più moderato il premier Macut, che ha condannato gli attacchi alla polizia, ma ha fatto appello «al dialogo». Dopo il 28 giugno, sarà difficile tuttavia che le mani all’apparenza tese aprano la strada alla pacificazione. —

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