Dall’innovazione al sistema industriale: ecco i segnali della capacità del Nord Est di attrarre i giovani

Veneto e Friuli Venezia Giulia in svantaggio nel rapporto fra giovani italiani che emigrano e quelli stranieri che immigrano. Positivi invece parametri come import/export, richiamo di capitali e assorbimento di conoscenze

Roberto Grandinetti
Veneto e Friuli Venezia Giulia sono indietro rispetto ad altre regioni del Nord
Veneto e Friuli Venezia Giulia sono indietro rispetto ad altre regioni del Nord

In generale, ciò che contraddistingue il mondo globale è la (più o meno) libera circolazione delle merci, dei capitali, delle persone, delle informazioni e conoscenze. Non tutti i territori però partecipano nella stessa misura a questa circolazione. Pensando alle regioni, quelle che vi partecipano di più, possono essere considerate più attrattive, avendo a mente che – poiché l’attrattività si esercita su quattro flussi distinti – il “tetraedo” dell’attrattività di una stessa regione può rivelarsi più attrattivo su una faccia e meno su un’altra.

Il prezioso rapporto Cnel sull’attrattività dell’Italia e delle sue regioni verso i giovani dei paesi avanzati si occupa della faccia “persone” e ne registra l’attrattività come rapporto tra il flusso di giovani italiani che emigrano e quello dei giovani stranieri che immigrano provenendo da paesi avanzati (Isfm). Sotto questo profilo, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia si trovano, con un rapporto di 10 a 1, in una posizione di netto svantaggio rispetto ad altre regioni del Nord Italia, in particolare la Lombardia e l’Emilia-Romagna, dove il rapporto è “solo” di 6 a 1.

Tornando a una visione ampia dell’attrattività regionale, i fattori che la determinano sono molteplici e nel loro insieme formano un sistema alquanto complesso. Tradizionalmente, studiosi e osservatori hanno assegnato un ruolo importante alla presenza nel territorio di una manifattura strutturata, innovativa e capace di muoversi nei mercati globali. Sulla base di questo assunto, Patrizio Bianchi spiega in un articolo apparso su questo giornale, il differenziale di attrattività che distanzia Emilia-Romagna e Lombardia da Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Se ne dovrebbe dedurre che lo stesso vistoso gap grava su altre dimensioni legate in qualche modo all’attrattività, come in particolare la capacità innovativa regionale. Ma qui arriva una sorpresa: il più recente Regional Innovation Scoreboard pubblicato dalla Commissione Europea colloca il Friuli-Venezia Giulia, insieme all’Emilia-Romagna e al Trentino, al vertice della graduatoria delle regioni italiane in base a un indice sintetico della capacità innovativa regionale (Ici). Il Veneto si colloca al di sotto di questo vertice, ma comunque nel gruppo delle regioni italiane più innovative, con un valore dell’indice compreso tra quelli della Lombardia e del Piemonte.

Poveri di futuro, poveri nel futuro: perché i giovani sono in fuga dal Nord Est
Francesco JoriFrancesco Jori

Un paradosso quindi, in realtà solo apparente, come l’immagine del tetraedo illustra chiaramente: la situazione del sistema industriale determina una buona capacità attrattiva di regioni come Friuli Venezia Giulia e Veneto su tre facce (import/export, attrazione di capitali, assorbimento di conoscenze) ma non è sufficiente per attrarre giovani da paesi come Germania, Francia, UK o Spagna.

In questo caso, va innanzitutto ricordato che essere primi in Italia non significa esserlo in Europa; inoltre, entrano in gioco altri fattori: si pensi, ad esempio, a quanto conta per questo tipo di attrattività la presenza di un’area metropolitana come quella milanese in Lombardia o la più piccola, ma culturalmente molto dinamica, Bologna in Emilia-Romagna.

A parte le aree metropolitane, s i  possono fare molte cose per migliorare l’attrattività delle nostre regioni su ciascuna faccia del tetraedo, partendo dal riconoscimento e dal rafforzamento delle cose buone che già si fanno. Ad esempio, una linea di azione direttamente connessa all’attrazione netta di capitale umano consiste nel favorire l’ingresso di giovani scolarizzati da paesi non compresi tra quelli europei o extra-europei avanzati, per completare l’istruzione terziaria nelle nostre università e negli istituti tecnologici superiori (Its) e trovare impiego nelle imprese locali.

In questo campo, proprio il Friuli Venezia Giulia si distingue nel panorama nazionale con l’importante iniziativa realizzata da Confindustria Udine e Its Academy di Udine in Egitto e in corso di replicazione in altri paesi. Questi giovani non compaiono nel denominatore dell’indice del Cnel, ma nondimeno contribuiscono allo sviluppo del capitale umano territoriale, che è il vero nodo da affrontare. Anzi, alla luce dell’analisi svolta in questo scritto, è facile comprendere che si tratti della strategia più sostenibile per scioglierlo in tempi ragionevoli. 

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