Mutui in cambio di azioni: l'Antitrust multa Bpvi per 4,5 milioni

Per la banca arriva una sanzione di 4,5 milioni di euro dall'Antitrust. Esulta il Codacons. I clienti costretti a sottoscrivere titoli e bond per accedere ai prestititi dell'istituto

MILANO. L’Antitrust ha sanzionato con 4,5 milioni di euro la Banca Popolare di Vicenza per aver costretto i suoi clienti a sottoscrivere azioni e bond convertibili in cambio della concessione di mutui a condizioni agevolate. Secondo l’Authority, che nel marzo scorso aveva eseguito una serie di ispezioni nelle sedi della banca, la Bpvi ha messo in atto una pratica commerciale scorretta, finalizzata a garantire il «successo» delle ricapitalizzazioni varate tra il 2013 e il 2015. Per ottenere i cosiddetti “mutui soci”, i clienti sono stati costretti ad acquistare pacchetti minimi di 100 azioni (del valore di 6.250 euro) e a non vendere i titoli per tutta la durata del finanziamento, pena la perdita delle agevolazioni.

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Contestata anche la pratica - vietata dal Codice del consumo - di obbligare i clienti ad aprire un conto collegato al mutuo. Il comportamento della Bpvi, spiega l’Antitrust, «ha limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori» spingendoli a sottoscrivere titoli non quotati, e dunque poco liquidi, il cui valore è stato poi azzerato dalle perdite miliardarie accumulate (e nascoste) sotto la gestione dell’ex presidente Gianni Zonin.

Esulta il Codacons, secondo cui tutti i soci costretti ad acquistare azioni «potranno ottenere il risarcimento dei danni subiti». Quella dei soci danneggiati dall’acquisto di azioni - quasi settemila i contenziosi in essere, senza considerare le cause relative al capitale finanziato - non è l’unica grana per la Vicenza. Secondo indiscrezioni di stampa, la banca potrebbe essere costretta ad un nuovo aumento di capitale da 500-600 milioni di euro se dovesse procedere, come da programmi, a ripulire il bilancio da 4,6 miliardi di sofferenze lorde, coperte al 61,4% da accantonamenti.

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«È un’ipotesi, dipende se vengono venduti gli Npl e a che prezzo. Al momento non ci sono ancora cifre precise» riferiscono fonti della banca mentre il management è al lavoro sull’aggiornamento del piano industriale, atteso a metà ottobre, che valuterà le «diverse opzioni» sulla gestione degli npl. Certo è che gli 800 milioni di rosso del semestre hanno assottigliato il cuscinetto di capitale a disposizione per assorbire nuove perdite. Intanto è stata fissata al 15 ottobre la data delle assemblee del Banco Popolare e della Bpm che dovranno approvare il progetto di fusione tra i due istituti, prima aggregazione innescata dalla riforma delle popolari del governo Renzi.

L’ultimo ostacolo alle nozze, da cui nascerà il terzo gruppo bancario italiano, è rappresentato dall’assemblea della Bpm, dove i soci pensionati non hanno nascosto il loro malumore. Per disinnescare questa “mina”, il ceo Giuseppe Castagna, ha organizzato un incontro con l’Associazione pensionati il 22 settembre mentre il 4 ottobre avvierà il road show interno con i dipendenti. Al voto (palese) dell’assemblea una sola delibera, come chiesto dalla Bce, con i soci chiamati ad esprimersi sulla fusione e contestuale trasformazione in Spa.

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