Azioni Bpvi, faro su 62 vendite sospette

Per la Bce non avevano la priorità. Francoforte chiede sanzioni e Bankitalia procede: a Giugno 2015 dai documenti oltre 8.500 vendite non eseguite e 1.200 reclami per la Popolare di Vicenza

 PADOVA  Bankitalia e Consob hanno già individuato, con chiarezza, profili di responsabilità precisi nei confronti degli ex vertici e degli ex consiglieri della Popolare di Vicenza. Stando a quanto risulta al nostro giornale, la Bce ha richiesto l’avvio di una procedura sanzionatoria, ora nella fase delle controdeduzioni in capo ai singoli ritenuti responsabili, che si potrebbe concludere nei prossimi mesi.

Dai verbali dell’ispezione Bce del 2015, dalle relazioni Consob e anche dall’ordinanza della Procura, si ricavano una serie di contestazioni precise che vanno dalle carenze al sistema controlli, al prezzo delle azioni, dalle baciate alle operazioni tra Malta e Irlanda. Ed è da qui, da queste evidenze, che dovrebbe partire l’azione di responsabilità promessa dal nuovo azionista e dal Cda di sua espressione.

Non solo. Molti argomenti, oggi ricostruiti nelle carte, riguardano i soci azzerati e in causa legale. C’è un intero capitolo del rapporto ispettivo Bce, che il nostro giornale ha potuto visionare, dedicato allo scavalco delle vendite. Punto su cui l’ad Francesco Iorio aveva promesso dei rimborsi non ancora in agenda.

Ebbene, la Bce denuncia in Bpvi «l’assenza di una procedura strutturata e protetta idonea a gestire le richieste dei clienti». Ciò, «non ha consentito la piena tracciabilità della sequenza temporale dell’ordine cronologico delle richieste di vendita». Da gennaio 2014 a febbraio 2015 la vigilanza ha conteggiato 201 ordini per un ammontare di 21,8 milioni «soddisfatti con priorità, consentendo ai clienti di trarre vantaggio da un iter preferenziale»; ma, si appura oggi, «scavalcando l’ordine cronologico».

Per la vigilanza, in 62 operazioni, per un valore di 7,4 milioni, «non si riscontra la presenza del requisito di priorità definito dalla banca e relativo allo stato di default del cliente». Ciò «potrebbe dare origine a un contenzioso legale da parte della clientela danneggiata». Le carte ricostruiscono in dettaglio il mercato delle azioni Bpvi fin dal 2013 evidenziando una sempre «progressiva asimmetria tra le richieste di acquisto e vendita». A dicembre 2014 a fronte di oltre 12 mila ordini cumulati in entrata, le uscite iniziarono a lievitare a 15 mila. Per un miliardo di importo. Il mercato già allora aveva perso funzionalità con un tempo di vendita aumentato dai 28 giorni del 2013 ai 388 giorni di fine 2014. Il fondo di acquisto delle azioni non soddisfaceva più le esigenze. E gli azionisti stavano già liquidando la banca e il loro investimento.

A giugno 2015 il numero degli ordini di vendita non eseguiti è arrivato a 8.512 per un totale di 464 milioni. Ovviamente al prezzo di allora: 62,50. Un ammontare enorme visto poi il bail-in del titolo. Ma, dato nuovo, a giugno 2015 la banca già aveva ricevuto 1.200 reclami per 91,2 milioni. E Bpvi non aveva accantonato nulla per farvi fronte. Oggi la Vigilanza certifica che «sul lato del mercato gli ordini di vendita hanno iniziato a non essere eseguiti da maggio 2013» e tutto si è bloccato a «marzo 2015». Ciò che è scritto nelle carte è «che la illiquidità del titolo era già evidente anche prima e durante l’aumento di capitale del 2014».

Con lettera del 25 ottobre 2014 Bankitalia aveva richiamato la banca in merito «all’elevato ammontare di azioni proprie detenute direttamente e indirettamente» chiedendole di definire «un adeguato piano patrimoniale per dar corso all’attività di riacquisto». L’ordine ineseguito con maggiore anzianità è di febbraio 2014. Ma le carte contengono un paragrafo specifico sulla vendita del 16 febbraio 2015 di 5,5 milioni di azioni sul mercato secondario da parte della Zeta Srl. «Il ricavato è stato usato per diminuire l’esposizione debitoria verso Bpvi». Zeta Srl è la società finanziaria di Giuseppe Zigliotto, ex Cda Bpvi ed ex Confindustria Vicenza.

@eleonoravallin

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