Dal Café Vuitton al museo Ferrari, le prestigiose commesse di Midj
L’anno scorso l’azienda ha chiuso i conti a 24 milioni di ricavi, circa il 20% deriva dal settore contract

Dalle case private agli alberghi passando per uffici e spazi collettivi. Grazie alla versatilità dei suoi prodotti, la Midj di Cordovado, azienda famigliare che produce complementi d’arredo di design, ha saputo farsi spazio non solo in ambito domestico ma sempre più anche nel mondo contract, firmando commesse di grande prestigio.
Tra le ultime si contano forniture per il milanese Da Vittorio Café Louis Vuitton, per lo storico Caffè San Carlo di Torino e per il museo Enzo Ferrari a Modena. A raccontarlo, ieri, Miriam Vernier, figlia del fondatore Paolo e della moglie Roberta, che insieme al fratello Rudj affianca i genitori nella conduzione dell’impresa, nata nel 1987 con un nome di battesimo – crasi delle lettere iniziali e finali, appunto, di Miriam e Rudj – che custodiva in sé un auspicio (realizzato).
«Speravo che un giorno l’azienda passasse in mano loro» ha confessato ieri il presidente Paolo Vernier accogliendo in azienda una nutrita delegazione di giornalisti chiamati a raccolta per svelar loro il dietro le quinte di un marchio tra i più iconici dell’arredamento. Reso grande dall’estro creativo del suo fondatore, ma anche dalle tante collaborazioni inanellate negli anni con alcuni dei più prestigiosi nomi del design internazionale: da Paola Navone a Karim Rashid passando per Giulio Iacchetti. Un’occasione per andare alla scoperta di come nasce un prodotto di successo, dall’idea alle lavorazioni. Senza dimenticare i numeri, tenuti d’occhio con rigore e trasparenza dall’amministratore delegato, Vanni Pasutto.
La società ha chiuso il 2024 a 24,4 milioni di ricavi, in lieve decremento sui 25,6 milioni dell’anno precedente ma con un miglioramento della marginalità: il risultato ante imposte si è attestato a 1,2 milioni (erano 1,2 milioni nel 2023) e a 880 mila euro l’utile netto (contro gli 839 mila dei 12 mesi precedenti).
«L’anno in corso chiuderà con una lieve riduzione, stimiamo di circa il 3%, in linea con l’andamento del settore» ha annunciato ieri l’Ad precisando che al momento Midj «non sta sentendo in modo significativo l’impatto dei dazi americani, anche perché la quota Usa è tutto sommato contenuta. L’azienda – ha aggiunto il manager – non è esposta su un mercato o un cliente particolare e sta tenendo le posizioni: il 55% dei ricavi è riferito al mercato interno, la quota restante all’export, con la Francia che vale circa il 9% del fatturato ed è il primo mercato dopo quello nazionale. Complessivamente siamo presenti in circa 80 Paesi. Tra gli ultimi stiamo aprendo l’India, che è una realtà molto promettente».
Tra gli eventi significativi dell’anno che si avvia a conclusione, per Midj c’è stato l’assorbimento di una vicina tappezzeria. L’azienda ha cessato l’attività e l’impresa della famiglia Vernier ne ha assorbito personale e competenze. Una decina di nuovi dipendenti che hanno portato i lavoratori complessivi a quota 93. «Abbiamo assorbito la tappezzeria e rivisto completamente il layout in produzione» ha precisato il presidente anticipando che tra i progetti in itinere ce n’è anche uno che riguarda la sede dell’azienda: «Vogliamo trasformarla in una cittadella del design, così che i clienti possano vivere un’esperienza unica». A partire dall’ingresso, quello già realizzato: una torre rossa con tre piani di scale accompagnate da un murales che racconta i prodotti dell’azienda e i simboli del territorio che la ospita.
Gli uffici, ai quali si accede dalla sommità della torre, ospitati in un grande spazio vetrato dove luce e rapporto con l’esterno la fanno da padroni, sono già al lavoro sulle nuove collezioni. Quelle che verranno presentate al Salone del mobile di Milano, appuntamento al quale Midj non intende rinunciare. Anzi. «Abbiamo in pancia dei bei prodotti – ha concluso ieri Vernier – e abbiamo già chiesto di poter aumentare le superfici espositive».
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