Ucraina, il sogno della ricostruzione passa da Nord Est

La presenza in Friuli Venezia Giulia del gruppo Metinvest e del trader svizzero Trasteel partecipato dall’armatore Cosulich rendono l’Alto Adriatico uno snodo per i prodotti siderurgici che potranno servire aKiev, quando finirà l’incubo della guerra

Federico Piazza

Porto Marghera, San Giorgio di Nogaro e Monfalcone sono stati fino a inizio 2022 i terminal di riferimento della rotta marittima dell’acciaio tra Ucraina e Italia. In particolare, erano la destinazione delle bramme provenienti da Mariupol, il porto sul Mar d’Azov dove operavano due grandi impianti di Metinvest Group che rifornivano di semilavorati i laminatoi del Nord Est. A gestire questo flusso via mare era il gruppo logistico Fratelli Cosulich.

Ma da quasi quattro anni, in seguito all’invasione russa su larga scala, Metinvest ha perso nell’Est del Paese il controllo delle due grandi acciaierie Ilyich e Azovstal di Mariupol, quest’ultima teatro nel 2022 di un’accanita resistenza contro gli invasori. La conseguenza è stata che il gruppo siderurgico e minerario ucraino, che opera in Italia con i siti industriali di Trametal a San Giorgio di Nogaro in provincia di Udine e di Ferriera Valsider a Oppeano in provincia di Verona, da cui serve il mercato europeo delle lamiere da treno e dei coils laminati a caldo, ha dovuto diversificare il suo approvvigionamento di bramme nel mondo, andando ad acquistarle soprattutto in Asia.

Ma le forniture all’Europa e all’Italia di altri prodotti di Metinvest, come per esempio gli hot rolled coils e i pani di ghisa, sono continuate attraverso i collegamenti ferroviari con la Polonia e i porti rumeni del Mar Nero. Il gruppo infatti continua a produrre in Ucraina nei suoi impianti di Kamianske, nella regione del Dnipro, e di Zaporizhzhia. E con la riapertura nel 2023 dei traffici marittimi da Odessa, sono riprese anche le rotte dirette dell’acciaio con l’Italia.

I cargo ucraini

«Oggi – spiega il direttore commerciale di Metinvest Group, Dmytro Nicolayenko – dai porti ucraini di Odessa e di Izmail inviamo cargo navali ai porti di Monfalcone, Marghera, Ravenna, Napoli, Savona». «Molto ridotto invece è stato l’utilizzo di trasporto ferroviario verso Trieste, perché per movimentare i prodotti siderurgici il trasporto marittimo è molto più conveniente – precisa Nicolayenko – ma siamo convinti che il treno possa essere un’ottima soluzione per altri tipi di materiali, via via che l’interscambio commerciale tra i due Paesi aumenterà anche per effetto delle esigenze di ricostruzione dell’Ucraina. E a questo proposito, vediamo sicuramente un ruolo anche per i laminatoi di Metinvest del Nord Est italiano nel contribuire a fornire acciaio da costruzione».

Fratelli Cosulich oggi non effettua i trasporti marittimi di acciaio dai porti occidentali ucraini a quelli italiani. Ma rimane il partner logistico di riferimento per la movimentazione dell’acciaio di Metinvest nel Mediterraneo. Pochi mesi fa Fratelli Cosulich ha infatti annunciato che gestirà per intero la banchina del porto di Piombino che nei prossimi anni servirà la nuova acciaieria della joint-venture Metinvest - Danieli. Il progetto industriale mirato a rilanciare lo storico polo siderurgico toscano prevede una capacità produttiva di 2,7 milioni di tonnellate annue di hot rolled coils a bassa intensità carbonica, una tipologia di acciai piani molto richiesta dall’industria manifatturiera italiana che oggi, in seguito all’acuirsi della crisi dell’ex Ilva di Taranto, viene in gran parte importata da paesi extra Ue.

L’epicentro siderurgico di Cosulich

L’epicentro delle attività per la siderurgia del gruppo logistico triestino-genovese è comunque nell’Alto Adriatico. In Friuli hanno infatti sede due trasformatori di acciaio, il laminatoio Officine Tecnosider a San Giorgio di Nogaro e il tubificio Ispadue a Sesto al Reghena, che fanno parte di Trasteel, trader di metalli svizzero da 1,5 miliardi di euro di fatturato in cui Fratelli Cosulich ha una partecipazione del 37%. «Il Nord Est – nota il presidente e amministratore delegato Augusto Cosulich – è un laboratorio interessante: fondali limitati, laminatoi che lavorano prodotti lunghi e piani per il mercato europeo, vincoli ambientali e pressione sulla rete stradale.

Per superare il limite dei fondali a San Giorgio di Nogaro, negli anni abbiamo investito in navi dedicate che, insieme alle chiatte, hanno consentito di spostare una quota significativa dei flussi dalla gomma al mare, riducendo di circa 30 mila camion all’anno il traffico su strada tra Monfalcone e San Giorgio. Inoltre – sottolinea Cosulich – abbiamo varato la joint-venture C&C Transports, con una chiatta dedicata (di 81 per 24 metri, con 5.500 tonnellate di portata) pensata proprio per il traffico di bramme tra Monfalcone e San Giorgio di Nogaro, a servizio dei laminatoi dell’area».

Sui temi dei materiali per la ricostruzione e delle infrastrutture energetiche la settimana scorsa si è tenuta a Varsavia la conferenza Rebuild Ukraine, a cui una trentina di aziende italiane hanno partecipato con una presenza collettiva organizzata dall’Agenzia Ice per il commercio e gli investimenti esteri.

«È molto importante per le imprese italiane di vari settori, comprese le Pmi, farsi conoscere dalle controparti ucraine per trovarsi pronte a cogliere le opportunità di mercato che porterà l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea», osserva Pier Francesco Zazo, ambasciatore italiano a Kiev dal 2021 al 2024. «Nonostante la guerra, l’interscambio commerciale tra i due Paesi è tornato a crescere. Nel 2024 il valore è stato di quattro miliardi di euro, con un saldo positivo di circa 300 milioni per l’Italia». I numeri sono i seguenti: 2,13 miliardi di export dall’Italia, di cui 286 milioni per macchinari e 189 milioni per armi e munizioni; 1,85 miliardi di import, di cui oltre un miliardo di prodotti agricoli, oli e grassi vegetali e animali, e 214 milioni di prodotti siderurgici, stando ai dati Ice.

Le mire russe su Odessa

Continua Zazo: «Nei prossimi anni ci saranno opportunità non solo nel campo delle infrastrutture e dei materiali e sistemi di costruzione, ma anche su energie rinnovabili, difesa, aerospazio, tecnologie agricole e medicali». L’ambasciatore sottolinea l’importanza della riapertura dell’operatività del porto di Odessa, a maggior ragione perché appare oggi totalmente irrealistico che l’Ucraina riesca a riprendere il controllo dei territori sud-orientali e dei porti in Crimea e nel Mar d’Azov occupati dai russi.

«Grazie ai droni gli ucraini – commenta a tal proposito Zazo – sono riusciti, per certi versi a sorpresa visto che non hanno un’effettiva marina militare, ad allontanare la minaccia russa da Odessa. Ma occorre fermezza nel supporto politico, economico e militare occidentale e con le sanzioni, e bisogna che l’Ue in particolare prenda una decisione sull’utilizzo dei fondi russi sequestrati per finanziare Kiev. Anche perché – conclude l’ambasciatore – non è detto che la Russia abbia rinunciato a conquistare Odessa, per creare una continuità territoriale con la regione separatista della Transnistria in Moldavia e togliere completamente all’Ucraina l’accesso al mare». -

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