Carron: senza Pnrr sarebbe stagnazione
Assemblea annuale di Confindustria Veneto Est con un titolo che è anche un avvertimento: “Il tempo delle scelte”. La presidente: il quadro è complesso: crisi demografica, indebolimento dell’industria tradizionale, shock geopolitici e una transizione ambientale e digitale che «richiede investimenti e accompagnamento»

«Siamo davanti a una crescita dello 0,5%. Senza il PNRR sarebbe stagnazione».
Confindustria Veneto Est arriva alla sua assemblea annuale con un titolo che è anche un avvertimento: il tempo delle scelte.
La presidente Paola Carron nella conferenza stampa prima dell'assise della seconda territoriale italiana degli industriali, oltre 5100 aziende associate, racconta un territorio forte ma inquieto, che nei nove incontri preparatori con oltre mille imprenditori le ha restituito una doppia sensazione: «determinazione» e al tempo stesso «un senso di solitudine».
Il quadro è complesso: crisi demografica, indebolimento dell’industria tradizionale, shock geopolitici e una transizione ambientale e digitale che «richiede investimenti e accompagnamento».
Da qui il sostegno alla richiesta di Confindustria nazionale per un piano straordinario triennale da 8 miliardi con una visione triennale.
«Servono misure con una visione: non basta fermarsi all’anno in corso», insiste Carron.
Resta aperta la ferita del Piano Transizione 5.0. «Le imprese hanno scoperto con sorpresa che la scadenza era stata anticipata. Questo ha incrinato la fiducia».
Il direttore generale di Confindustria Veneto Est Gianmarco Russo descrive un percorso tecnico complicato, con diagnosi ex ante, simulazioni ex post e caricamento delle domande sul portale Gse: «Molte erano in transito quando la misura è stata sospesa».
Il contesto territoriale impone altre priorità. Con i fondi del PNRR destinati a esaurirsi nel 2026, Confindustria Veneto Est sta lavorando a un’analisi da condividere con la Regione per il prossimo ciclo di finanziamenti europei.
L’area rappresentata – quattro province, oltre 2 milioni di persone che la attraversano ogni giorno – spinge Carron a rilanciare sui confini non più sostenibile di un Veneto come “città di città”, un Veneto policentrico che deve fare sistema sui progetti strategici.
Da qui anche la riapertura della questione settentrionale in una versione “industriale”: «Non è Nord contro Sud e non riguarda autonomia o fiscalità.
È mettere al centro l’industria. Se va bene l’industria, va bene il Paese».
Ricordando che la densità produttiva da Torino a Venezia «impone un dialogo più stretto» tra le rappresentanze confindustriali.
Sul fronte delle infrastrutture, la presidente insiste sull’Alta Velocità, ferma a Vicenza: «È essenziale e non c’è nemmeno la progettazione per quanto riguarda il tracciato fino a Padova».
La questione energetica è altrettanto urgente: «Paghiamo il 70% in più della Spagna e il 50% in più della Germania».
Russo presenta poi un progetto avanzato di social housing, con un grande soggetto nazionale proprietario di immobili: «Loro conferirebbero gli immobili in un fondo, noi individueremmo i lavoratori che li abiteranno con canoni sostenibili». Un secondo progetto è sospeso in attesa dell’esito delle regionali.
Carron guarda anche al Piano Mattei, con percorsi strutturati di migrazione programmata:
«Abbiamo già esperienza di progetti con formazione nei Paesi di origine e inserimento nel territorio. Il tema demografico diventerà cruciale». Il primo settore coinvolto è la meccanica.
La macchina associativa, intanto, lavora a ritmi record: «Nel 2024 abbiamo gestito 64.800 azioni di supporto tecnico», riferisce Russo.
Carron non si dà voti per il suo primo anno: «Vorrei fare di più, ma posso dire di mettere il massimo impegno, con una struttura eccezionale».
La richiesta che arriva dagli imprenditori è sempre la stessa: «Semplificazione, regole certe, date certe».
E proprio su questo, conclude, «si misura la credibilità di un sistema. È davvero il tempo delle scelte».
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