Le imprese del Nord Est spingono la Space Economy: business da 4 miliardi
A Milano l’ultima tappa degli Stati generali del settore ospitati al Pirelli HangarBicocca. Zoppas: «Per il Veneto è una missione industriale». Gregorio: «Opportunità per il Fvg»

La Space Economy italiana continua a crescere e a strutturarsi come una filiera industriale avanzata. E i numeri lo dimostrano. Secondo la direttrice dello Space Economy Evolution Lab della SDA Bocconi, Simonetta Di Pippo, nel 2023 il settore ha contato oltre 400 imprese, circa 13.500 addetti e un fatturato superiore ai 4 miliardi di euro, in aumento rispettivamente del 5,5% e del 7,8% sull’anno precedente. Dati destinati a salire anche nel 2024.
La fotografia emersa nell’ultima tappa milanese degli Stati Generali della Space Economy 2025, ospitata al Pirelli HangarBicocca, mette però in luce anche una tensione crescente tra la velocità dell’innovazione e i modelli di investimento disponibili. Il venture capital tradizionale si adatta con difficoltà ai tempi, ai rischi e ai ritorni dell’economia spaziale: costruire satelliti, lanciatori o infrastrutture orbitali richiede cicli di sviluppo lunghi e capitali pazienti, mentre molti investitori cercano exit rapide.
La premier Giorgia Meloni ha rivendicato un cambio di passo con le risorse destinate al settore che superano i 7,5 miliardi di euro tra fondi nazionali e Pnrr. Dentro questa cornice, Veneto e Friuli Venezia Giulia stanno assumendo un ruolo sempre più strategico, puntando non solo sulla ricerca ma su una vera industrializzazione della filiera spaziale.
In Veneto opera il cluster aerospaziale regionale AIR – Aerospace, Innovation & Research, che riunisce 103 aziende, quattro università e due centri di ricerca, per un fatturato aggregato di circa 1,1 miliardi di euro e oltre 5.000 addetti. «Il Veneto ha scelto di interpretare la Space Economy come missione industriale», spiega il presidente Federico Zoppas. Il valore aggiunto è nella meccanica di precisione, nei materiali avanzati, nella componentistica satellitare e nelle tecnologie digitali applicate ai sistemi spaziali. Ma Zoppas sottolinea anche le condizioni necessarie affinché il modello cresca: «Armonizzazione normativa che coinvolga Regioni e distretti, programmi di filiera condivisi, cooperazione interregionale coerente con la politica industriale nazionale ed europea».

Accanto al Veneto, il Friuli Venezia Giulia si distingue per la forte presenza accademica e scientifica. Trieste è tra le città europee con la più alta densità di ricercatori, circa 40 ogni mille abitanti, un capitale umano che sta contribuendo alla nascita di un vero polo spaziale nordestino. Tra le esperienze più significative c’è Picosats, startup nata come spin off dell’Università di Trieste e oggi impegnata nello sviluppo di ricetrasmettitori miniaturizzati per microsatelliti. La fondatrice e docente di astrofisica Anna Gregorio è impegnata nella creazione di un distretto spaziale del Nord Est.

«Le previsioni», spiega, «indicano una crescita significativa della Space Economy e questo rappresenta un’opportunità importante sia per il Paese sia per i territori. L’Italia è riconosciuta a livello internazionale come un player credibile ed è tra i pochi Paesi che possono contare su una filiera quasi completa, dalla ricerca alla produzione fino ai servizi Sul tema dei finanziamenti, però, esiste una criticità tecnica: Cdp è un attore strategico, ma per legge i suoi investimenti devono essere accompagnati da una quota privata. È una logica corretta, ma che richiede filiere solide e imprese pronte a crescere. In Friuli Venezia Giulia stiamo lavorando per costruire un cluster dedicato, un percorso avviato lo scorso luglio anche grazie alla rete Mare FVG, che ha allargato l’oggetto sociale all’aerospazio e alle energie rinnovabili con un focus specifico sull’idrogeno verde».
Il Nord Est si presenta dunque come uno dei territori italiani dove ricerca, manifattura, startup e cluster industriali si stanno riconoscendo dentro la stessa traiettoria: portare lo spazio fuori dai laboratori e dentro le filiere produttive. Un movimento che, se sostenuto da capitali adeguati e governance coordinata, potrebbe trasformare Veneto e Friuli Venezia Giulia in una piattaforma nazionale della Space Economy.
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