Il Leone Alato spicca il volo: «Puntiamo sull’agrifood»

Un business da 50 milioni, quasi un terzo dal vino. Nel 2024 prodotte 4 milioni di bottiglie. Igor Boccardo, ad della holding agroalimentare di Generali: «Dalle Tenute ricavi per 16 milioni. Gestiamo in tutto 600 ettari vitati»

Franco Vergnano

 

Una delle più grandi aziende agricole italiane, in gran parte (anche se non solo) operante nel Nord Est. La sede legale si trova a Trieste e quella operativa a Loncon di Annone Veneto (Venezia). I numeri di quella che fino a pochi anni fa era Genagricola parlano da soli: 300 dipendenti stabili che lavorano 15 mila ettari coltivati in 24 aziende agricole in Italia (più 3 in Romania), oltre a un paio di impianti nella produzione di biogas per trasformare i residui agricoli.

Nel 2024 il fatturato è stato di circa 50 milioni di euro (in leggera flessione sull’esercizio precedente). I principali mercati sono, oltre all’Italia, la Romania, gli Usa, la Cina e l’Estremo oriente. Sul giro d’affari di quest’anno in azienda dicono che tra dazi e situazione internazionale è difficile fare «previsioni realistiche».

Un tempo si parlava di Genagricola. Poi, nel 2022, la governance è cambiata ed è nata Leone Alato, la holding agroalimentare di Generali Italia, che controlla Genagricola 1851, cioè il polo agricolo, e Le Tenute Leone Alato, ossia il settore vitivinicolo, che comprende: Torre Rosazza nei Colli orientali del Friuli, Costa Arènte (in Valpantena, zona del Valpolicella, provincia di Verona), Tenuta Sant’Anna nel Veneto orientale, nota per la produzione di vini fermi e Prosecco, Bricco dei Guazzi (Alessandria), e Duemani, in Toscana.

I settori principali di attività di Leone Alato, il cui presidente, Giancarlo Fancel, è anche Country manager e Ceo di Generali Italia, sono i seminativi, le energie rinnovabili (oltre alle due strutture per il biogas, ci sono diversi impianti fotovoltaici), viticoltura e imbottigliamento, produzione di birra realizzata in maniera integrata con i propri raccolti agricoli. Perché, spiegano in azienda, negli ultimi anni la società si è incamminata sulla strada dell’agrifood, salendo nella scala del valore aggiunto: così come l’uva produce il vino, dall’orzo dei campi si ricava la birra.

«Leone Alato – racconta l’amministratore delegato, Igor Boccardo – ha fatto della sostenibilità e delle produzioni di qualità la propria ragion d’essere, realizzando progetti insieme a Generali Italia per valorizzare i territori in cui opera».

Igor Boccardo, ad del Leone Alato
Igor Boccardo, ad del Leone Alato

«Leone Alato - continua l’ad – è la sub holding che eroga servizi alle controllate. In particolare, si occupa della commercializzazione dei vini e della birra prodotti dalle Tenute del Leone Alato e da Genagricola 1851, le due società operative, le aziende agricole e produttive si occupano anche di forestazione e di produzione di energia da fonti rinnovabili, un fiore all’occhiello per le nostre strategie di sostenibilità. Genagricola 1851 è la società dedicata all’agricoltura e consolida le società italiane e rumene, per un patrimonio di circa 14 mila ettari quasi interamente dedicato alle coltivazioni erbacee. Nelle Tenute del Leone Alato è invece concentrata la produzione vitivinicola: sei cantine ed altrettanti brand che ricadono all’interno di alcune tra le aree a maggior vocazione vinicola del Paese. Completano il quadro Montcalm (New York) e Sinodrink (Shanghai), società commerciali nate per la distribuzione del vino sui rispettivi mercati».

Quasi un terzo circa del business viene appunto, come accennato, dal vino. «Attualmente le Tenute del Leone Alato - conclude Boccardo - gestiscono 600 ettari vitati. Nel 2024 sono state prodotte circa 4 milioni di bottiglie, per un fatturato di 16 milioni di euro, al quale si aggiunge la vendita di uva e di vino sfuso. L’obiettivo di medio-lungo termine è incrementare l’imbottigliato per avere maggior valore aggiunto, mentre per il 2025, date le condizioni di contrazione del comparto, il piano è di aumentare la qualità e il valore unitario nel mercato di alta fascia».

Riproduzione riservata © il Nord Est