Il buon debutto di Icop in Borsa: «Un’acquisizione già in autunno»
L’ad Piero Petrucco: «Abbiamo individuato il possibile target»

In una giornata da brividi per la Borsa, con titoli di corazzate industriali come Stellantis e St Microelectronics che hanno perso tra l’8 e il 13 per cento, la matricola friulana Icop non se l’è cavata male. Ammessa alle negoziazioni dopo un collocamento agli investitori professionali al prezzo di 5,92 euro per azione, ha ballato un po’ attorno a quella cifra, per poi chiudere poco sopra, a 5,95.
«Avevo deciso di non badare troppo ai prezzi, e così ho fatto per gran parte della giornata. Comunque mi sembra di poter dire che siamo partiti con il piede giusto», dice l’amministratore delegato Piero Petrucco, che con il fratello Vittorio (presidente) e la famiglia controlla l’azienda di Basiliano, specializzata in opere di ingegneria del sottosuolo, dalle fondazioni per le grandi infrastrutture ai microtunnel per l’industria degli idrocarburi.
Al di là dei risultati di giornata, le motivazioni che hanno spinto Icop a debuttare a Piazza Affari – per ora sul mercato dei piccoli, l’Euronext Growth – sono di ampio respiro. «La quotazione contribuirà al percorso di managerializzazione e di strutturazione dei processi interni. In questi giorni ho percepito l’entusiasmo della nostra squadra per il successo dell’operazione, e per noi questo è tema fondamentale, perché ci permetterà di essere attrattivi per le persone che vorremo portare nel gruppo», spiega Petrucco, secondo il quale la quotazione «rappresenterà un acceleratore importante anche per consolidare il nostro vantaggio competitivo, che esige un costante investimento in innovazione tecnologica e sostenibilità».
Il primo obiettivo tangibile che l’operazione permetterà di concretizzare è un’acquisizione in Nord America.
«È da tempo che abbiamo messo questo mercato tra le nostre aree di espansione, oltre al consolidamento in Europa. Negli ultimi anni abbiamo fatto lavori negli Stati Uniti per circa 40-50 milioni e abbiamo potuto toccare con mano come le tecnologie europee siano molto avanzate, soprattutto nei microtunnel. Abbiamo scelto di muoverci attraverso un’acquisizione dopo aver valutato altre ipotesi, come una joint venture», continua l’amministratore delegato. Il collocamento agli investitori di azioni emesse in aumento di capitale – la totalità di quelle cedute – ha fornito così una dotazione di una trentina di milioni, che servirà per muoversi su un target già identificato. L’attesa è che la procedura di vendita della possibile preda inizi dopo l’estate.
«In questi anni siamo cresciuti moltissimo: alla fine del 2022 il portafoglio lavori era di circa 300 milioni di euro, adesso siamo oltre i 900 milioni. Avremmo potuto finanziarci a debito ma preferiamo mantenere una posizione patrimoniale molto solida», dice Petrucco, che descrive la quotazione come «un nuovo grande passo in un percorso graduale, iniziato anni fa con l’apertura del capitale alla finanziaria Friulia e poi nel 2017 con l’emissione del nostro primo mini-bond».
Il prossimo step, nel giro di 2-3 anni, potrebbe essere l’approdo al listino principale di Piazza Affari, che comporterebbe un ampliamento della quota di capitale sul mercato, oggi limitata al 16 per cento.
Se l’obiettivo sul mercato nordamericano è di raggiungere un fatturato nell’ordine degli 80-100 milioni, Icop continua ad avere una significativa presenza sul mercato italiano e, in particolare, nei grandi progetti che interessano Trieste. «Il mercato italiano sta vivendo una fase di grandissimo lavoro, legata allo sviluppo del Pnrr. In un’ottica di sostenibilità futura, dico che per fortuna la nostra quota di lavori legati al Pnrr non è altissima circa 80 milioni di euro», osserva Petrucco.
È invece Trieste uno degli snodi cruciali dell’azienda, che già opera, ad esempio, nella messa in sicurezza dell’area ex Arvedi e nell’espansione del Molo VII. Il piatto più ricco potrebbe rivelarsi la costruzione del Molo VIII, quando partirà la gara per la costituzione del partenariato pubblico-privato, ma altri fronti aperti sono gli investimenti di Snam nella Dorsale Adriatica e quelli di Acea a Roma.
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