Dai droni avanzati al desalinizzatore: Ocean in prima linea a tutela dell’ambiente
I nuovi dispositivi facilitano la raccolta di idrocarburi, oli e rifiuti plastici. La ad Cattaruzza: «Viviamo grazie al mare e sappiamo di doverlo rispettare»

Talvolta sono semplici iridescenze sulla superficie dell’acqua, visibili a occhio nudo quando si passeggia in banchina. All’apparenza un gioco di luci, un banale effetto di rifrazione sulle onde. In realtà il segnale di innumerevoli piccoli sversamenti, spesso accidentali, di idrocarburi che sfuggono alle statistiche sui grandi numeri dell’inquinamento del mare.
Al terminal marino di Trieste da qualche tempo anche le semplici iridescenze non sfuggono all’occhio attento di Iadys Mos+ (Mobile oil skimmer) e Jellyfishbot expert, due droni marini antinquinamento su cui ha investito Ocean per il servizio di prevenzione e monitoraggio antinquinamento dell’area. La società, che svolge attività nell’arsenale e servizi di rimorchio portuale, noleggio mezzi e trasporto merci, ha rinnovato ad agosto la collaborazione ormai più che decennale con Siot, la Società italiana per l’oleodotto transalpino, principale scalo petrolifero del Mediterraneo da cui il greggio viaggia verso il Nord Europa.
Le due “sentinelle” del mare sono state sviluppate in collaborazione con il centro antinquinamento nazionale francese Cedre. Impiegati per la prima volta in Italia a Trieste, i droni permettono di affiancare la squadra di 32 persone di Ocean specializzata nel servizio antinquinamento. La maggior parte dei rimorchiatori Ocean è infatti già completamente attrezzata per interventi antincendio e di recupero degli idrocarburi sversati in mare.
La protezione dell’ambiente, per il gruppo, è un’operazione di routine e di sicurezza. «Viviamo grazie al mare e più di altri, sappiamo di doverlo rispettare», spiega Michela Cattaruzza, ad di Ocean. Operando con skimmer, barriere paraspruzzi, pompe di recupero e serbatoi per contenere il petrolio rinvenuto in acqua, Ocean Team gestisce serbatoi di stoccaggio di emergenza ed è in grado di effettuare operazioni di contenimento, riducendo al minimo i danni, in caso di traboccamento di olio combustibile e altri liquidi inquinanti. Controllando in ogni momento ogni tipo di inquinamento da petrolio.
«Ci siamo accorti che mancava un tassello della protezione ambientale, per garantire un’offerta completa al terminale marino: i droni ci permettono di raggiungere i punti più angusti, sotto il pontile, e di catturare anche semplici iridescenze», prosegue l’ad.
I dispositivi sono stati infatti studiati per facilitare la raccolta di idrocarburi, oli, micro e macro rifiuti plastici, affiancando il personale marittimo nelle azioni di bonifica degli spazi stretti tra nave e banchina e sotto i pontili e ampliando la capacità di risposta del team nelle attività di prevenzione, monitoraggio e contrasto all’inquinamento. Quello messo in acqua all’arsenale di Trieste è un sistema telecomandato in grado di operare in mare con uno skimmer dotato di un’unità di stoccaggio da 120 litri o, in alternativa, con un sistema di rete – in gergo, i cosiddetti “spaghetti” – capace di assorbire gli idrocarburi. L’efficacia con lo skimmer raggiunge il 97%: su 100 litri raccolti, 97 sono idrocarburi e 3 di acqua.
I droni consentono una raccolta mirata e si dimostrano efficaci in aree complesse, come gli spazi tra navi ormeggiate, banchine o sotto i moli. Hanno un design unico, studiato ad hoc per raggiungere i punti più difficili: si tratta del primo mobile skimmer mai progettato, che combina insieme la tecnologia Jellyfishbot, uno skimmer e un serbatoio da 120 litri.
Dalle dimensioni ridotte, il drone è gestibile da remoto fino a un chilometro di distanza. Il sistema di videocamere full HD integrato permette di mantenere una visione completa degli spazi: rileva gli ostacoli di superficie (in un raggio di 25 chilometri) e subacquei (fino a 6 metri di profondità) ed è in grado di evitarli. Con un’autonomia di otto ore se controllato a livello manuale e fino a 17 ore nella modalità a guida autonoma, è anche dotato di un sistema di navigazione satellitare e Gps per missioni a distanza.
La configurazione adottata dal sistema Mos+ permette di raccogliere l’inquinante riversato in mare da navi o imbarcazioni da diporto il più vicino possibile alla fonte, evitando l’esposizione degli operatori a situazioni potenzialmente pericolose anche in spazi piccoli e confinati nelle zone più anguste da bonificare. Il suo utilizzo si rivela utile anche per pattugliare il mare e rilevare oggetti non identificati, consentendo attività di verifica, security e ispezione.
«Fortunatamente da quando li abbiamo presentati e messi in acqua, ad agosto, non abbiamo mai dovuto utilizzarli, anche se facciamo costantemente delle esercitazioni», racconta Cattaruzza. «I droni possono essere impiegati in porti turistici, marine, cantieri, potenzialmente ovunque. Ma prima che il loro uso, è la cultura della sostenibilità che bisogna stimolare».
Ocean è sempre stata focalizzata sul tema. Oltre ad aver investito prima di altri su pannelli fotovoltaici e macchine aziendali elettriche, dal 2023 la società redige ogni anno un report di sostenibilità su base volontaria, per monitorare in modo sistematico le proprie performance ambientali sulla base degli standard di rendicontazione europei.
Nell’esercizio 2024 il totale delle emissioni di CO2 è stato di 3.102 tonnellate, con un’intensità di emissione di 0,172 chilogrammi per euro di fatturato, in miglioramento rispetto ai 0,213 chilogrammi per euro di fatturato rilevati nell’esercizio 2023. «Per noi la sostenibilità è sempre stata importante. In questo momento stiamo facendo delle ricerche di mercato perché vorremmo mettere all’interno del nostro bacino di carenaggio un desalinizzatore», anticipa l’ad. «Finora viene utilizzata acqua industriale per lavare gli scafi: con un desalinizzatore potremmo usare l’acqua del mare ed essere più sostenibili anche su questo fronte».
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