Donnet ricorda Bébéar: «Ha formato una generazione di leader»
L’omaggio dell’amministratore delegato di generali al fondatore e presidente onorario di Axa: «Un visionario del capitalismo europeo»

Si è spento pochi giorni fa, all’età di 90 anni, Claude Bébéar, fondatore e presidente onorario di Axa, una delle figure più influenti nella storia del capitalismo francese, capace di trasformare un sistema di piccole mutue regionali (le ex Mutue Assicurative) in una realtà globale. Le Figaro lo ha definito “un visionario la cui influenza si è estesa ben oltre i confini della nostra industria”, mentre La Tribune lo ha ricordato come il “papa” dell’industria assicurativa e della finanza d’Oltralpe.
Come Ceo di Anciennes Mutuelles Claude Bébéar realizzò il suo primo colpo da maestro nel 1982 con l’acquisizione di Drouot, allora il principale gruppo assicurativo privato in Francia. Tre anni dopo la fusione delle due compagnie nacque il gruppo Axa che lanciò subito il guanto di sfida a pesi massimi come la tedesca Allianz e Generali. Nella seconda metà degli anni Ottanta, Axa si mise infatti subito di traverso al gruppo triestino, impegnato in Francia nella scalata alla Compagnie du Midi di Bernard Pagézy. Erano gli anni ruggenti dei grandi “condottieri” della finanza, protagonisti di scontri decisivi sulle sorti del capitalismo europeo che già vedeva il mercato unico. Ma anche le Generali miravano ad espandersi in Europa. Guidato da una trojka composta dal presidente Enrico Randone e da manager storici come Alfonso Desiata ed Eugenio Coppola di Canzano, il Leone ingaggiò una lunga battaglia finanziaria – a colpi di scacchi e fioretto.
Ma la scalata transalpina, alla fine, non andò a segno, proprio a causa dell'intervento del “cavaliere bianco” Axa. Claude Bébéar, portato a casa il risultato, si mostrò conciliante: “Le Generali sono una grande compagnia internazionale. Se riuscissimo a lavorare insieme sarebbe tanto di guadagnato.”
In nome di questa entente cordiale con Trieste, il presidente onorario di Axa (nel frattempo affidata a Henri de Castries) fu chiamato anni dopo, nel 1997, a far parte del Consiglio Generale del Leone — un consesso di personalità di alto profilo che un tempo si riuniva a Venezia per discutere di questioni europee in vista della moneta unica, accanto a figure come l’ex ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel e l’ex primo ministro francese e commissario europeo Raymond Barre.
Fra corsi e ricorsi storici, i mercati hanno però spesso ipotizzato, soprattutto nei momenti più turbolenti della storia del Leone, possibili mire francesi su Trieste. Oggi la rivalità fra Parigi, Monaco e Trieste resta significativa, sebbene le sfide finanziarie di allora avessero l’intensità di vere e proprie “guerre stellari” su scala europea ed erano altri tempi.
Bébéar, deus ex machina del capitalismo francese, era stato capace di denunciare anche i pericoli della finanza d'assalto: la miopia dei mercati, gli hedge fund, le agenzie di rating. “Uccideranno il capitalismo!”, scrisse in un saggio con Philippe Manière, pubblicato in Italia da Bompiani nel 2003.
“Ho avuto il privilegio di incontrarlo quando ero molto giovane e sono stato fortunato a poter apprendere dalla sua saggezza e dalla sua leadership umana, mentre crescevo professionalmente e personalmente. La sua eredità vivrà nei valori che ha difeso e nella cultura che ha ispirato. La sua ricerca dell’eccellenza nel business lo ha portato a trasformare un’assicurazione mutualistica in Normandia in un grande gruppo globale, pur mantenendo un impegno profondo e duraturo verso la responsabilità sociale”: così lo ha ricordato in un post su LinkedIn l’amministratore delegato delle Generali, Philippe Donnet, che del guru della finanza assicurativa francese è stato discepolo, essendosi formato proprio in Axa, dove fu anche capo del Giappone.
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