Dalle autoclavi per il vino ai serbatoi per la chimica, la nuova via di Gortani
Le sorelle Elisabetta e Federica Gortani, terza generazione dell’impresa, raccontano i progetti dell’azienda carnica leader nella produzione di serbatoi per il mondo del vino

Arrivando al casello autostradale di Amaro, lo stabilimento “grandi impianti” s’impone sulla zona industriale, con i suoi oltre 24 metri d’altezza, necessari a contenere la produzione dei più grandi serbatoi firmati Gortani. Nata ad Arta Terme nel 1967 per rispondere alle esigenze della distilleria di famiglia, l’azienda si è evoluta negli anni fino a diventare quella che è oggi: uno dei leader nella produzione di serbatoi e autoclavi in acciaio inox per la vinicoltura a Nord Est e non solo. A guidarla è l’amministratore unico, Gian Paolo Gortani, figlio del fondatore Gian Pietro, assieme alla terza generazione di una famiglia di imprenditori che continua a scommettere sul territorio e sul prodotto. Ampliando il raggio d’azione. Nel corso dell’ultimo anno infatti al core business dei serbatoi per il mondo del vino, l’azienda carnica ha affiancato il marchio Go, nato per rispondere alle esigenze dei più svariati settori, dall’alimentare alla chimica. Ed è stato un successo: l’impatto della nuova divisione sui conti che Gortani si accinge a chiudere quest’anno è pari al 25%. E la percentuale è destinata salire.
Parola della 28enne Elisabetta Gortani, responsabile commerciale dell’azienda, e della sorella 35enne Federica, lei a capo delle risorse umane. Entrambe al lavoro in azienda da diversi anni e ora raggiunte anche dai due fratelli, Filippo e Mattia (32 primavere il primo, 23 il secondo). Un caso di scuola nell’ambito dei passaggi generazionali che in seno alle Pmi nel nostro Paese, nondimeno a Nord Est, sono sempre meno scontati.
«Abbiamo respirato impresa fin da piccole. Ad Arta Terme la fabbrica era proprio sotto casa nostra. Papà veniva a pranzo usando il muletto» ricordano le sorelle, che hanno vissuto tutta l’evoluzione dell’azienda, la crescita del business, lo spostamento – nel 2002 – in zona industriale ad Amaro, «quando qui – dicono volgendo lo sguardo fuori dalla finestra agli insediamenti produttivi abbracciati da una corona di montagne ormai innevate – c’era solo bosco».
Oggi, nell’area individuata dal padre per spostare la produzione, che ad Arta Terme stava ormai stretta, sorgono tre stabilimenti, su una superficie complessiva di 6 ettari, con 190 persone al lavoro.
L’azienda è diventata un punto di riferimento per le cantine vitivinicole del Nord Est e poi via via si è fatta conoscere in tutto il Nord Italia per poi allargare il suo raggio d’azione verso il Centro e nei Paesi appena oltre il confine. «Per noi l’elemento logistico è importante, incide in modo rilevante sui costi e quindi il nostro mercato – spiegano le sorelle – resta molto legato all’Italia, che è ragione di circa il 85% dei nostri ricavi, il restante 15% lo facciamo all’estero, con una quota importante in Francia, qualcosa in Spagna e nei Paesi dell’Est. Diciamo comunque che negli ultimi anni, dovendo rispondere alla crescita esponenziale del Prosecco, ci siamo concentrati in particolare sul mercato interno. Stiamo riprendendo proprio ora – in settimana saremo in fiera a Montpellier – il lavoro sui mercati esteri».
Gortani aggancia la corsa a rotta di collo del Prosecco mettendo sul mercato, nel 2006, le prime autoclavi per la spumantizzazione, prodotti più evoluti e con maggior valore aggiunto rispetto ai semplici serbatoi, che danno una spinta considerevole ai ricavi dell’azienda che segna il suo anno record nel 2023 con 35,6 milioni di ricavi, 6,3 milioni di margine operativo lordo e 4,7 milioni di utile, anche per effetto dei contributi di industria 4.0.
«Da lì è venuta una spinta importante – ricordano Federica ed Elisabetta – per le nostre autoclavi. Le imprese hanno investito, portandosi a casa quelli che noi definiamo i serbatoi del futuro perché fanno tutto, tranne la vinificazione del rosso (per quella Gorani vanta Soft System, un brevetto apposito). Sono contenitori evoluti, isolati da tasche di refrigerazione, che possono essere messi in pressione come no. Possono contenere vini spumantizzati, ma anche fermi. Insomma sono serbatoi versatili al massimo». “Contenitori” che altri mondi, oltre a quello del vino, hanno iniziato a guardare con interesse, tanto da indurre Gortani, dopo le prime richieste ricevute, a lanciare, un anno fa, il marchio Go e dar corpo a una diversificazione «che in appena 12 mesi – confessano le due sorelle – è andata ben oltre le aspettative, generando un impatto del 25% sui ricavi del 2025» che dopo la flessione dell’anno scorso (chiuso con un fatturato di 25 milioni) torneranno a quota 32 milioni, segnando una crescita anno su anno del 28%.
«L’attesa è che Go cresca ancora, il nostro obiettivo sarebbe quello di arrivare a un 40% di ricavi, anche per compensare la stagionalità del prodotto dedicato al mondo del vino». I settori di destinazione del nuovo marchio sono dei più vari: «Si va dalla depurazione delle acque al beverage, dal chimico all’alimentare».
Per accompagnare la crescita, l’azienda non ha mai smesso di investire. «Al ritmo di 1,5 milioni all’anno» ricordano Elisabetta e Federica. «Abbiamo puntato molto sull’automazione e iniziato a studiare come poter integrare strumenti di Ai nei processi». Un futuro che è già quasi presente. «Stiamo applicando alle saldatrici semiautomatiche dei sistemi che analizzano la saldatura, migliorandone la qualità così come l’efficienza e anche la sicurezza».
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