Argea con Botter pronta per il primo impianto di dealcolazione in Italia

L’amministratore delegato Romani: «Abbiamo già definito layout, flussi e posizionamento»

Maria Chiara Pellizzari

 

Argea, oggi il più grande polo vinicolo privato italiano nato dall’integrazione di Botter, con sede a Fossalta di Piave, Mondodelvino e la Cantina abruzzese Zaccagnini, ha pronto il progetto strategico che porterà in Italia la produzione dei vini dealcolati, finora realizzata in Germania. Una mossa coerente con la filosofia industriale del gruppo, basata su innovazione, filiere integrate e presidio dei segmenti più dinamici del mercato globale, che ora attende solo un chiarimento normativo da parte del Mef.

«Argea ha già completato la fase progettuale e predisposto la collocazione - attivazione delle nuove linee di dealcolazione da installare in Italia», spiega l’amministratore delegato di Argea, Massimo Romani. «Il recente decreto del ministero dell’Agricoltura consente di collocare gli impianti all’interno dello stesso complesso produttivo». «Abbiamo definito layout, flussi e posizionamento delle torri di dealcolazione: il progetto è pronto», aggiunge Romani.

L’ultimo tassello mancante è il chiarimento del ministero dell’Economia e delle Finanze riguardo alla gestione e al regime delle accise relativo all’alcol che si ottiene. Oggi, infatti, il processo rischia di essere impropriamente assimilato a quello di una distilleria. «Attendiamo il decreto che completi quello dell’Agricoltura, confermando che il vino dealcolato non deve essere sottoposto ad accise», afferma il manager. Il chiarimento del Mef è atteso entro fine anno e, una volta ottenuto, l’installazione dell’impianto richiederà circa sei mesi. Romani non lo dice, ma l’investimento sarà effettuato alla Botter. «Argea potrà realizzare l’investimento entro il primo semestre del 2026», conferma Romani.

L’investimento iniziale previsto da Argea, azienda che impiega circa 550 dipendenti e fattura circa 465 milioni (dati 2024), è compreso tra 2 e 3 milioni di euro, con una capacità pensata per i primi tre-quattro anni e già scalabile in futuro. «I nostri investitori, grazie al fondo di private equity Clessidra, credono in questo progetto».

Per Argea è un passo strategico, reso necessario dalla crescita rapidissima del segmento no-alcol. «Si tratta di un mercato che sta crescendo in modo esponenziale, in particolare all’estero, dove come gruppo Argea generiamo il 90% delle vendite», sottolinea Romani. «La tendenza, nata negli Stati Uniti e poi consolidata in Europa, sta diventando una componente stabile nelle abitudini dei consumatori».

Portare la dealcolazione in Italia permetterà inoltre a Botter, come detto in pole per ospitare il nuovo impianto, di lavorare su ricerca e sviluppo in modo più diretto. «Disponiamo già di tutte le competenze necessarie per creare un vino dealcolato. Portare la dealcolazione in Italia ci permetterà di fare ricerca e sviluppo con una libertà che finora, in impianti altrui, non abbiamo avuto». Inoltre, Argea è già pronta a introdurre un nuovo sistema di dealcolazione, «più evoluto e orientato all’obiettivo di preservare aromi e struttura del vino in modo sempre più efficace».

Ad oggi in Germania veniva utilizzata la distillazione sottovuoto, mentre il nuovo impianto adotterà un sistema a membrane, successivamente integrato proprio dalla distillazione sottovuoto. Il processo di dealcolazione genera anche una parte alcolica, che in base al decreto del Mef potrà essere utilizzata in altre lavorazioni. Il fatto di portare in Italia la dealcolazione permetterà di ottimizzare i trasporti, rendendo anche il processo più sostenibile.

Altro risvolto: «Il fornitore degli impianti è italiano. È la dimostrazione che in Italia avevamo già tutto, territori vocati alla viticoltura, cantine, fornitori di tecnologie, saper fare, capacità di innovare. Ma ci stavamo autolimitando», continua l’ad. «Con il fornitore abbiamo già fatto il lavoro propedeutico all’ordine di acquisto, non appena arriva il decreto del Mef, partiremo con un investimento strategico. Vogliamo presidiare un segmento di mercato in pieno sviluppo».

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