Il climatologo: «A giugno caldo intenso anomalo, a Nord Est si annuncia un’estate torrida»

Antonello Pasini analizza la situazione: «L’uomo può intervenire per frenare l’aumento della temperatura sulla terra. A Nord Est forte contrasto termico: l’Alto Adriatico è surriscaldato, ciò può causare violenti temporali e piogge»

Filippo Tosatto
Il climatologo Antonello Pasini
Il climatologo Antonello Pasini

Professore Antonello Pasini, dopo settimane di afa si profila un weekend bollente tra picchi di temperatura e rischio di precipitazioni estreme. Geremiadi di stagione o conferma definitiva di un cambiamento climatico accelerato?

«Il disagio che proviamo, purtroppo, riflette un’evidenza scientifica: fin dall’avvio, questo giugno 2025 si colloca assai al di sopra delle medie del periodo. C’è un vistoso anticipo dell’intensità del caldo, in passato le attuali condizioni si manifestavano in luglio e agosto. Circostanza anomala, quindi, ma non inaspettata: il modello matematico che abbiamo messo a punto in laboratorio l’aveva prevista. Sarà un’estate torrida, ancor più delle precedenti, in coerenza con il crescente riscaldamento della superficie determinato dalla combinazione tra deforestazione e immissioni di gas serra in atmosfera».

Secondo alcuni osservatori, si tratta di una tendenza ormai irreversibile…

«Non sono d’accordo, tutto dipenderà dalla nostra capacità di abbassare in tempi rapidi il livello di sostanze alteranti: continuare a bruciare grandi quantità di combustibili fossili – carbone, petrolio, gas naturale – equivale a trattenere il calore negli strati bassi dell’atmosfera e ad aggravare la situazione concorrono l’agricoltura non sostenibile e, in generale, il cattivo uso del suolo».

Una scuola di pensiero, minoritaria e tenace, afferma che i mutamenti del clima rappresentano una costante nell’evoluzione del pianeta: al riguardo, concludono, l’influenza dell’attività umana è trascurabile.

«In gran parte, i sostenitori di questa tesi non sono climatologi bensì scienziati che si occupano di fisica e particelle. Li invito quindi a pubblicare le loro conclusioni sulle riviste scientifiche internazionali così da consentirne il controllo e la verifica. Viceversa, siamo alle parole in libertà».

Tuttavia, anche in passato, ben prima dell’età industriale, fonti e testimonianze segnalavano aumenti anomali di temperatura.

«È vero ma il riscaldamento attuale è assai diverso da quello che consentì agli elefanti di Annibale di varcare le Alpi o che indusse Erik il Rosso a battezzare isola verde la Groenlandia. Nell’antichità e nel Medioevo, secondo simulazioni e stime, la temperatura saliva di un grado al millennio. Oggi lo stesso aumento si registra nell’arco di cinquant’anni appena, ad una velocità venti volte superiore. Non è tutto. Allora il fenomeno era localizzato ed episodico, oggi è ubiquitario e sincrono: riguarda il 98% della crosta terrestre. Insomma, l’impatto dell’industrialismo sul clima è innegabile e questa non è una brutta notizia».

Che intende dire?

«Se il surriscaldamento dipende dall’azione dell’uomo, allora possiamo agire e rimuoverne le cause o, almeno, attenuarle fortemente. Nel frattempo, aspettiamoci estati infuocate. Magari non mancherà qualche finestra rinfrescante ma in generale a prevalere saranno gli anticicloni africani: ondate di calore in opposizione alle correnti fredde, nubi temporalesche e precipitazioni estreme, non soltanto in montagna, anche nelle pianure del Nord».

E il fatidico anticiclone delle Azzorre, sinonimo di estati stabili e caldo moderato?

«Ah, i tempi del colonnello Bernacca. Negli ultimi decenni siamo riusciti persino a influenzare la circolazione dell’aria e il clima del Mediterraneo si è estremizzato. Guardi il Veneto e l’intero Nordest: c’è un forte contrasto termico, l’Alto Adriatico surriscaldato imprime maggiore energia a fronti temporaleschi e piogge violente. Il tempo risponde alle leggi della termodinamica, non ai nostri desideri».

Le prospettive immediate?

«Il clima ha una sua forza d’inerzia e tornare indietro non è pensabile. Ma possiamo, anzi dobbiamo, contenere l’aumento della temperatura nell’ordine di un grado e mezzo, due al massimo, rispetto all’età preindustriale. Se non ci riusciremo, l’Italia sarà presto costretta a scontare, ogni anno, venti-venticinque giorni in più segnati da temperature superiori ai 35 gradi, con le conseguenze del caso sulla popolazione» .

Qual è la via maestra per evitare il peggio?

«Come detto, invertire la rotta sul versante dei consumi energetici privilegiando le fonti rinnovabili. Adattare città e case alle criticità climatiche. Assicurare rifugi climatici ai cittadini fragili e anziani. Rinverdire gli spazi abitati perché le piante contribuiscono a raffreddare l’aria e ad assorbire le precipitazioni più intense».

Il suo nuovo libro, “La sfida climatica”, sollecita alla politica un cambio d’atteggiamento nella visione del mondo.

«La sfida, in realtà, è scientifica, conoscitiva, e investe la visione del mondo di tutti noi. Non possiamo più ritenerci i padroni del mondo del pianeta e i dominatori della natura, dobbiamo invece accettare l’idea di essere il nodo di una complessa rete di relazioni ambientali. Mi rivolgo anche al mondo della comunicazione, perché nell’articolata galassia mediatica contemporanea è sempre più difficile trasmettere i contenuti legati al clima in maniera trasversale e accurata. E poi, sì, critico la politica, invitandola a un’assunzione di responsabilità: spesso ascolta poco la scienza, la filtra in base alle proprie convinzioni e sottovaluta il tema, oppure vi risponde con mezzi che non sono idonei».

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Chi è

Antonello Pasini, fisico climatologo del CNR, docente di Fisica del clima all’università Roma Tre.

Si occupa in particolare di elaborare e applicare modelli matematici nell’ambito dello studio del clima, con lo scopo principale di individuare le cause dei cambiamenti climatici a scala globale e regionale, e per studiare gli impatti a scala regionale e locale.

È autore di numerosi articoli su riviste internazionali e curatore di un libro specialistico. Ha pubblicato anche vari libri divulgativi, gli ultimi dei quali sono Effetto serra, effetto guerra. Clima, conflitti, migrazioni: l’Italia in prima linea (2a ed. 2020), ed. Chiarelettere (scritto con G. Mastrojeni), che tratta degli influssi dei cambiamenti climatici sui fenomeni migratori, e L’equazione dei disastri: cambiamenti climatici su territori fragili, ed. Codice, sugli impatti dei cambiamenti meteo-climatici sugli eventi estremi in Italia.

 

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