Il sorpasso al carbone delle rinnovabili: ecco le nuove rotte dell’energia

Le fonti green hanno superato per la prima volta la soglia di un terzo del mix elettrico globale. Giovedì 30 a Trieste il forum sulla transizione energetica

Luigi Dell’olio
Secondo il think tank Ember le rinnovabili hanno superato le energie da fonte fossile
Secondo il think tank Ember le rinnovabili hanno superato le energie da fonte fossile

Un sorpasso storico che fa ben sperare nel processo di transizione green. Nel corso del primo semestre del 2025, per la prima volta nella storia le energie rinnovabili hanno superato il carbone come principale fonte nella produzione globale di energia elettrica. Le prime si sono attestate al 34,3% del mix elettrico mondiale, mentre il secondo si è fermato al 33,1%.

A Trieste un forum per comprendere le sfide della transizione energetica
La redazione

Un risultato non del tutto inatteso, dato che – semestre dopo semestre – le fonti green hanno guadagnato sempre più spazio, mentre il carbone si muove in senso opposto. I dati emergono dal report “Global Electricity Mid-Year Insights 2025” del think tank Ember.

Gli autori del report sottolineano che siamo in presenza di un “turning point” e che d’ora in avanti l’energia green prenderà sempre più piede. Lo studio segnala che la domanda mondiale di elettricità è cresciuta del 2,6% (+369 TWh), con le sole fonti rinnovabili che hanno messo a segno un incremento di 363 TWh (+7,7%). Merito soprattutto del solare, che ha registrato un balzo di produzione nell’ordine del 31%, mentre più debole è stato il progresso dell’eolico.

Così l’energia proveniente dal Sole da sola è riuscita a coprire l’83% della nuova domanda. Per quanto riguarda le altre fonti, i dati mostrano che la produzione idroelettrica e quella di bioenergia sono diminuite, mentre il nucleare è aumentato e la produzione complessiva da fonti fossili è calata marginalmente (-0,3%).⁠

A livello geografico, lo scenario è molto frastagliato. Negli Stati Uniti, ad esempio, il gas naturale rimane dominante e il calo del carbone è stato compensato solo in parte dal solare ed eolico. In Europa il quadro è variegato: la Spagna si conferma leader nell’energia solare e l’Italia cresce in maniera importante su questo fronte, la Germania è sempre da riferimento per l’eolico, ma faticherà a rispettare i target 2030, mentre la Francia punta sul nucleare come pilastro strategico.

Anche nei Paesi emergenti la situazione è molto differente: il Brasile continua a crescere grazie all’idroelettrico e alla bioenergia, mentre il Sudafrica è chiamato a ridurre una forte dipendenza dal carbone. Cina e India, invece, hanno fatto un’inversione a “U” rispetto a qualche anno fa e sono diventati il motore principale della transizione green.

In particolare, Pechino ha aumentato la produzione di energia rinnovabile a due cifre, registrando al contempo un calo del 2% nell’uso di combustibili fossili, mentre il Subcontinente ha incrementato la produzione di energia rinnovabile di oltre tre volte rispetto al proprio fabbisogno energetico.

A incidere sulle differenze geografiche non solo le sensibilità politiche. La filiera delle rinnovabili è fortemente dipendente da alcune materie prime critiche come litio, rame e terre rare, concentrati in pochi Paesi produttori. Con la conseguenza che la sicurezza delle forniture di questi materiali si sta affermando come una delle nuove sfide geopolitiche della transizione.

Nonostante la crescita della domanda, le emissioni del settore elettrico sono diminuite di 12 milioni di tonnellate di CO2 nella prima metà del 2025, attestandosi a circa 6.963 MtCO2 (-0,2%). Gli analisti stimano che, in assenza dell’espansione solare ed eolica, le emissioni globali sarebbero aumentate del 3,9%, pari a quasi tutto l’attuale volume emesso dal continente africano.

«L’espansione di solare ed eolico dimostra che l’energia pulita è ormai in grado di tenere il passo con la domanda mondiale», annota Małgorzata Wiatros-Motyka, senior analyst di di Ember. «Ora è il momento di accelerare per massimizzare i benefici economici, sociali e ambientali di questa transizione». In che modo? Secondo gli autori dello studio, per consolidare i progressi servono politiche e investimenti mirati: nei Paesi emergenti, il costo del capitale e i limiti infrastrutturali rappresentano ancora un ostacolo importante.

Ember invita le economie mature a sostenere questi processi per accelerare la transizione. Anche perché, come emerge dall’ultimo “World Energy Outlook" dell'Iea (International Energy Agency), nonostante la forte crescita delle fonti rinnovabili, la domanda totale di energia continuerà ad aumentare almeno fino al 2030, soprattutto nei paesi emergenti e nelle economie in sviluppo. Per raggiungere gli obiettivi 2050 di neutralità climatica, le rinnovabili devono coprire la quasi totalità di questo aumento, rendendo indispensabile una rapida espansione oltre la crescita attuale.

Non bastano solo le nuove installazioni di impianti rinnovabili: gli analisti dell’Iea sottolineano l’importanza di agire a più livelli, con una strategia articolata che punti a incrementare progressivamente l’efficienza energetica e l’elettrificazione dei trasporti, dell’industria e degli edifici.

L’Agenzia internazionale dell’energia richiama l’attenzione anche su innovazioni come l’idrogeno verde, la cattura e stoccaggio della CO2, che dovranno affiancare le rinnovabili per completare la transizione energetica. L’Europa punta a un ruolo di guida globale nel settore della transizione green, anche se l’obiettivo è tutt’altro che facile da centrare.

Di certo c’è che la concentrazione delle filiere in Asia pone il Vecchio Continente di fronte a un doppio obiettivo: accelerare sulle installazioni e costruire una catena di approvvigionamento autonoma, per ridurre la dipendenza esterna.

Secondo un’analisi di Legambiente, ai ritmi attuali di capacità installata, l’Italia rischia di raggiungere con ben otto anni di ritardo gli obiettivi nazionali posti per il 2030. Le cause? Iter autorizzativi complessi, normativa che stenta a tenere il passo dell’innovazione di mercato e difficoltà a dare seguito in concreto agli obiettivi messi su carta.

Cambiare rotta è indispensabile non solo per questioni etiche, ma anche perché le conseguenze dei cambiamenti climatici sono devastanti, con oltre 2 mila eventi meteorologici estremi dal 2015 ad oggi. Occorrono politiche chiare e fondi. Solare ed eolico, per loro natura intermittenti, necessitano di reti elettriche efficienti, sistemi di accumulo e una digitalizzazione crescente. La modernizzazione delle infrastrutture sarà cruciale per evitare blackout e mantenere la stabilità dei sistemi energetici, soprattutto nei Paesi che stanno rapidamente integrando fonti rinnovabili.

La spinta verso una rete smart con gestione dinamica della domanda potrà favorire la piena integrazione delle rinnovabili, creando un sistema meno dipendente dai combustibili fossili e più resiliente ai cambiamenti climatici. Le iniziative italiane non possono prescindere dal quadro comunitario.

L’Europa ha varato il piano REPowerEU per ridurre la dipendenza dal gas russo e accelerare la transizione. Le politiche pubbliche sono indispensabili per rimuovere freni e attrarre investimenti. Incentivi mirati, semplificazione burocratica e formazione qualificata sono necessari per accelerare.

Ricordando che la transizione energetica è anche una grande opportunità geopolitica, che riduce la dipendenza dalle fonti estere ed è destinata a definire la leadership tecnologica ed economica per i prossimi decenni.

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