Rallenta la corsa all’auto elettrica: sfida aperta per le filiere del Nord Est

La crescita dei veicoli green perde slancio. L’Italia resta indietro, zavorrata da incentivi incerti e infrastrutture insufficienti. Le Pmi del Nord Est si trovano a un bivio tra innovazione e rischio di marginalità in uno dei settori economici cardine

Luigi Dell’olio
Una parte dell’architettura della Ferrari elettrica, che uscirà nel 2026
Una parte dell’architettura della Ferrari elettrica, che uscirà nel 2026

Una boccata d’ossigeno prima di riprendere un ritmo di crescita sostenuto o un segnale di stanchezza che indica l’approssimarsi del fine corsa? È l’interrogativo che caratterizza i dibattiti tra gli analisti a proposito dell’evoluzione dell’auto elettrica.

Transizione Lenta

Perché, al di là dei venti contrari che arrivano dalla politica statunitense, il settore ha smesso di svilupparsi a ritmo accelerato in tutta Europa, creando grandi dubbi anche nella filiera. Un tema, quest’ultimo, che riguarda tante piccole e medie imprese nordestine, le quali non senza sforzi stavano migrando verso le esigenze della transizione green. Ma andiamo con ordine. L’Europa ha tracciato la rotta da tempo: ridurre drasticamente le emissioni di CO2 del settore trasporti e arrivare, entro il 2035, allo stop della vendita di auto nuove con motore termico. Un obiettivo che impone un cambio di paradigma, tecnologico e industriale, la cui attuazione dipenderà non solo da Bruxelles, ma anche dalla capacità dei singoli territori di tradurre le strategie in progetti concreti.

Nel primo semestre del 2025, secondo i dati Acea (l’associazione dei costruttori europei, le auto totalmente elettriche) hanno raggiunto una quota di mercato del 15,6% nell’Unione europea, in aumento rispetto al 12,5% dell’anno precedente.

Un progresso significativo, trainato soprattutto dai Paesi del Nord come Svezia, Norvegia, Olanda e Danimarca, dove la penetrazione dei veicoli a batteria è ormai prossima a un’auto su tre.

I paesi più indietro

Nella fascia centro-meridionale del continente, invece, la diffusione procede a ritmo più lento, frenata da prezzi d’acquisto elevati, da una rete di ricarica ancora disomogenea e da una percezione pubblica non sempre positiva.

Il successo della mobilità elettrica è una condizione indispensabile per raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo: ridurre le emissioni del settore trasporti, favorire la transizione energetica e sostenere la competitività industriale. Ma gli ostacoli non sono di poco conto. La disponibilità di materie prime per le batterie, la dipendenza dalle importazioni asiatiche, il costo dell’energia e le difficoltà di riorganizzazione delle filiere rischiano di rallentare una corsa che richiede invece una forte accelerazione.

A Trieste un forum per comprendere le sfide della transizione energetica
La redazione

Nel confronto con i partner europei, l’Italia si muove a passo lento. Nel 2024 le immatricolazioni di auto elettriche pure si sono fermate a poco meno di 65 mila unità, pari a una quota del 4,1% del mercato complessivo. Nel primo trimestre di quest’anno vi è stata un’accelerazione al 5%, ma comunque si resta su livelli marginali.

Una tendenza che si spiega con diversi fattori: incentivi instabili, rete di ricarica ancora insufficiente, prezzi medi dei veicoli elevati e, soprattutto, una diffusa incertezza dei consumatori sul valore residuo e sulla durata delle batterie. Mentre in Germania e nei Paesi Bassi la transizione è ormai strutturale, in Italia prevale un atteggiamento attendista.

Secondo il think tank Feem, la flotta di auto elettriche italiane conta oggi circa 220 mila unità, lo 0,5% del parco circolante: una frazione minima, che rende difficile immaginare un pieno allineamento con i target europei senza un cambio di passo deciso.

Le filiere

Questa situazione pesa in modo particolare sul Nord-Est, dove l’automotive rappresenta uno dei settori manifatturieri più forti e interconnessi con l’economia tedesca. Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia si concentra una fitta rete di fornitori di componenti, meccanica e lavorazioni per le grandi case automobilistiche.

Poli tecnologici e Pmi lavorano da anni alla riconversione verso l’elettrico, ma la transizione è complessa: cambiano i materiali, i sistemi produttivi e la domanda di competenze. Le imprese del territorio si trovano a un bivio. Da un lato, la progressiva elettrificazione delle auto riduce il numero di componenti meccaniche tradizionali, mettendo in discussione alcuni segmenti storici dell’indotto; dall’altro apre spazi enormi in campi come elettronica di potenza, software, sistemi di accumulo e servizi post-vendita.

Alcune aziende – anche del territorio - stanno investendo negli impianti per l’assemblaggio di moduli batteria e in partnership con università e centri di ricerca locali. Ma serve una regia comune tra industria, enti territoriali e governo, per non disperdere risorse e know-how.

Se le immatricolazioni rappresentano la fotografia della domanda, la rete di ricarica misura il grado di maturità del sistema. Qui il ritardo dell’Italia è ancora più evidente. A fine 2024 erano attivi circa 50 mila punti di ricarica pubblici, contro i 90 mila della Francia e i 120 mila della Germania. A fine giugno in Italia il totale era salito a 67.561, un numero ancora ben lontano dall’ottimale.

L’infrastruttura

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede l’installazione di 21 mila nuove colonnine entro il 2026, ma molti progetti procedono a rilento per problemi autorizzativi e di connessione alla rete elettrica. Nel Nord Est, la situazione è a macchia di leopardo, con un rapporto fra elettriche pure circolanti e punti di ricarica più alto in Friuli Venezia Giulia che nelle altre regioni, ma molte dorsali di comunicazione ancora scoperte. La sfida sarà garantire omogeneità territoriale, potenza adeguata e tempi di ricarica compatibili con le esigenze quotidiane degli utenti.

Le case automobilistiche, intanto, ricalibrano i propri piani: Stellantis ha confermato nuovi modelli elettrici per gli stabilimenti di Mirafiori e Melfi, ma ha anche segnalato la necessità di un contesto più favorevole per la produzione e la domanda. La stessa Germania, che fino a pochi anni fa guidava la corsa, mostra segnali di rallentamento: i tagli agli incentivi nel 2024 hanno causato un calo delle vendite e messo in discussione la sostenibilità economica della transizione.

Un laboratorio territoriale

Intanto la domanda crolla nella fascia alta della domanda, tanto che Lamborghini ha deciso di rinviare i modelli elettrici e Ferrari, che lancerà il primo nel 2026, sta meditando sul secondo, mentre Aston Martin e McLaren hanno fatto sapere che ci punteranno solo a fine decennio. In ogni caso, ricerca e sviluppo vanno avanti.

In questo scenario, il Nord Est può giocare un ruolo importante come laboratorio territoriale. Le sue imprese, più snelle e abituate all’export, potrebbero intercettare la nuova domanda europea di componenti per l’e-mobility, collaborando con i grandi player della supply chain continentale. Ma è necessario accompagnare il processo con formazione, ricerca e infrastrutture: la mobilità elettrica richiede competenze che vanno dall’ingegneria elettronica alla gestione dei dati e della cybersecurity dei veicoli connessi. La sfida non è solo industriale e tecnologica, ma anche culturale.

Le amministrazioni locali del Triveneto stanno sperimentando nuove politiche di mobilità sostenibile: zone a basse emissioni, flotte pubbliche elettriche, incentivi alla micromobilità. Padova e Bolzano sono tra le città più avanzate nella diffusione di mezzi elettrici condivisi; Verona e Trieste stanno integrando le colonnine di ricarica nei nuovi piani urbanistici. Tuttavia, il cambio di paradigma richiede tempo. Secondo un sondaggio della società trevigiana Quaeris, ben il 43,3% degli italiani dichiara che non comprerà mai un’auto elettrica o ibrida. A questi si aggiunge un prudente 25% che potrebbe pensarci tra tre e cinque anni. Un attendismo che potrebbe lasciare spazio all’azione solo a fronte di costi più bassi e di una spinta normativa e fiscale verso il green. —

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