Filiera ittica e opportunità: le sfide nell’Alto Adriatico
A Trieste il convegno su cambiamenti climatici, consumi e riflessi sull’attività di pesca nell’ambito del festival “Fish very good”. Paoletti (Cciaa): «Avviciniamo i giovani»

Tra cambiamenti climatici, nuove filiere e consumi in evoluzione, il futuro del prodotto ittico dell’Alto Adriatico si gioca su sostenibilità, trasformazione e valorizzazione del territorio. È quanto è emerso dal convegno “Il futuro del prodotto ittico in Alto Adriatico”, organizzato nell’ambito di Fish very good, il Festival della pesca e dell’acquacoltura del Friuli Venezia Giulia.
«La produzione ittica e la tutela dell’ambiente sono due aspetti inscindibili: non si può pensare a una filiera legata al mare senza condizioni sostenibili, altrimenti si compromette il futuro del settore», ha sottolineato Stefano Zannier, assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche. Zannier ha ricordato come il comparto presenti criticità rilevanti: «Il granchio blu e le mucillagini penalizzano la molluschicoltura, mentre la pesca tradizionale e di piccola scala procede “a due velocità”».
Sul fronte delle opportunità, Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio Venezia Giulia, ha posto l’accento sul ruolo dei giovani e sulla necessità di far conoscere e promuovere il “pesce povero” dell’Alto Adriatico. «Fish very good nasce anche per questo: facciamo promozione nelle scuole, nelle pescherie e nei ristoranti, per diffondere la cultura del pescato locale e valorizzare una filiera che oggi offre nuove opportunità alle piccole imprese. Per noi è fondamentale sostenere i giovani per avvicinarli a questo settore tecnico e innovativo che può rappresentare un ottimo sbocco lavorativo».
Un supporto concreto arriva dal Galpa Fvg, guidato da Pierluigi Medeot. «La Regione ci ha affidato il compito di aiutare pescatori e acquacoltori a diversificare attività, promuovere i prodotti e accompagnare le aziende nella crescita. Questo incontro ha messo in rete il mondo della pesca con altre realtà, valorizzandone il potenziale». Sul piano scientifico, Diego Borme dell’Ogs ha spiegato che i cambiamenti climatici nel Mediterraneo avvengono oggi con una rapidità inedita, mettendo in difficoltà l’adattamento degli ecosistemi e creando problemi nella gestione delle risorse e nel controllo delle specie aliene o provenienti da acque più calde. Accanto alle analisi gli esempi concreti di innovazione e sostenibilità.
Massimo Pedronetto, ad di Op I Fasolari, ha raccontato: «I fasolari stanno diminuendo non per lo sforzo di pesca, ma per il cambiamento climatico. Abbiamo avviato una trasformazione del prodotto, passando dal mezzo guscio alla polpa, per valorizzarlo e sostenerne il prezzo». Carlotta Santolini, di Mariscadoras, ha invece costruito la prima filiera italiana del granchio blu: «Lo acquistiamo dal Delta del Po e lo trasformiamo in sughi, polpette e polpa naturale. Così un problema diventa una risorsa». Alessio Greguoldo, di Ostrica la Perla del Delta, ha introdotto una tecnica di allevamento verticale delle ostriche alimentata da energie rinnovabili, che riproducono l’effetto marea.
Stefano Ferluga, di Cape Trieste, piccola azienda nata nel 2022: «Siamo specializzati nel pesce azzurro dell’Adriatico sott’olio, curiamo ogni fase, dalla pesca all’inscatolamento, secondo antiche ricette». A chiudere il quadro, Fabrizio De Giacomi di Borsa Merci Telematica Italiana, ha tracciato l’andamento dei mercati: «Negli ultimi anni i prezzi delle specie pescate sono cresciuti, con differenze tra prodotti. Pesce azzurro, pesce bianco, fasolari e vongole sono in aumento, mentre le mazzancolle hanno subito un calo legato all’aumento delle catture, effetto diretto del cambiamento climatico». —
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