“Prima di Noi”, il Nordest in una saga familiare firmata da Lucchetti
Presentata alla Festa del cinema di Roma la serie sostenuta dalle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dieci episodi su Raiuno per raccontare tre generazioni

Nadia Tassan è una giovane donna che nel 1917 vive in Val Cimoliana con la madre, la nonna e la sorellina, perché il padre è morto e i fratelli sono al fronte della prima guerra mondiale. Sogna un futuro in città e una vita felice, ma ci vuole un segno, qualcosa che scuota la sua esistenza, come chiede ad un gufo in una notte di luna piena.
E il segno arriva nelle sembianze di Maurizio Sartori, il suo corpo veste la divisa del soldato e la sua anima è coperta da terrore, rabbia e traumi dalle trincee. Viene dal Piave, ha fermato il nemico e ora non ce la fa più.
Tra Nadia e Maurizio nascerà l’amore, che si propagherà per tre generazioni di discendenti, attraversando il Novecento italiano, dal primo dopoguerra al fascismo, dalla resistenza ai rivoluzionari anni Sessanta, l’avvento del cinema, della televisione, le organizzazioni sindacali, ma anche la religione, la politica, usi e costumi che si trasformano, fino al 1978 e agli albori della globalizzazione.
La serie su Raiuno
E’ un’epopea famigliare del Nordest la serie “Prima di Noi” di Daniele Lucchetti e Valia Santella, scritta con Giulia Calenda, prodotta da Wildside e Rai Fiction con il sostegno delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, che il 23 ottobre è stata presentata alla Festa del cinema di Roma, con la proiezione del primo e del settimo “capitolo”.
La saga infatti segue una scansione temporale romanzesca, sia perché narrata da Nadia (Linda Caridi) come un lungo flashback, sia perché tratta dall’omonimo romanzo edito da Sellerio nel 2020 e scritto da Giorgio Fontana (già Premio Campiello nel 2014 con “Morte di un uomo felice”), trasposto in dieci episodi, che andranno in onda su Rai1 nel 2026.

Le riprese
Le riprese si sono svolte nell’autunno 2023 in Veneto tra Feltre e Vittorio Veneto, e in Friuli, tra Cimolais, Claut, Barcis, Strassoldo e Ruda, oltre che a Torino, dove si trasferirà Renzo Sartori (Matteo Martari), il figlio ribelle di Nadia e Maurizio, per lavorare nelle fabbriche della Fiat, seguito dal fratello Gabriele (Maurizio Lastrico), diligente e buon padre, che nel capoluogo piemontese ha ottenuto una cattedra al liceo.
Caratteri divergenti, personalità dalle mille sfumature, condizioni umane incastonate in un ambiente rurale ma anche urbano, dal mondo contadino alla borghesia, e se i fatti storici sono specifici e rappresentati con grande fedeltà narrativa e visiva, le vicende dei personaggi sono universali, perché tutti si possano riconoscere in coloro che sono venuti “prima di noi”.
Quelli che costruiscono e quelli che distruggono
«Nella famiglia Sartori ci sono quelli che, al di là delle guerre, della fame, della povertà, continuano a costruire – spiega la regista Santella - e quelli che di fronte al dolore del mondo soccombono e finiscono per distruggere se stessi e gli altri. In loro abbiamo rivisto le dinamiche delle nostre famiglie e di mille altre famiglie».
Ma i Sartori incarnano anche i valori radicati nel Nordest, operoso, onesto e pieno di dignità, in quelle mani sporche delle donne che tagliano legna quando gli uomini sono in guerra, nella polenta che è sempre poca ma sempre divisibile, nell’ambizione di raggiungere un obiettivo lavorando sodo, senza mai cedere alle scorciatoie.
«Mentre giravo tra i monti veneti e friulani – svela il regista Lucchetti - era frequente che qualcuno si avvicinasse per sapere cosa stessimo facendo. Appena iniziavo a raccontare la storia, ecco che partivano i ricordi: dormivamo sul pagliericcio, ci siamo trasferiti in città, pioveva in casa, non avevamo ancora l’acqua corrente, ci hanno messo la prima lampadina, e così via. Mi piacerebbe se dallo sguardo di Linda Caridi e di Andrea Arcangeli, che interpreta il soldato Maurizio Sartori, si riconoscessero gli sguardi di chi ha fondato le basi di questo Paese, lasciando poche tracce visibili, ma mille tracce invisibili».
Del nutrito cast fanno parte anche Diane Fleri, Benedetta Cimatti, Romana Maggiora Vergano, oltre a molti attori del territorio in ruoli minori, come il trevigiano Massimo Scola (Don Aurelio) e il quattordicenne Nicolò Merlo di Padova (l’amico adolescente Luciano Ignasti), corollario fondamentale per conferire verità al contesto e per ricostruire un secolo che contiene tutto: la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, il viaggio e soprattutto l’amore. —
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