«Mai fermi», il nuovo libro di Alessandro Benetton
Otto mentori, altrettanti punti fissi «per la tua traiettoria», da Tadao Andō a Michael Schumacher. L’abstract: Andy Warhol, Sammy Basso e la 21 Gallery

Dopo la sua autobiografia La traiettoria, Alessandro Benetton torna in libreria con un nuovo volume: Mai fermi. Otto punti fissi per la tua traiettoria, in uscita per Mondadori il 17 giugno 2025.
In questo secondo libro, Benetton si confronta con otto “mentori” che ha incontrato in quasi 40 anni di carriera o da cui è rimasto affascinato e propone otto principi guida che hanno modellato la sua visione imprenditoriale e personale. Il racconto si snoda attraverso l’analisi delle vite di figure iconiche come Andy Warhol, Tadao Andō, Michael Schumacher e Amadeo Giannini, illuminando anche le storie meno note di Kelly Slater, Bethany Hamilton ed Emilie Flöge.
Lasciandosi ispirare dalle loro traiettorie – fatte di successi, errori e scelte coraggiose – l’autore costruisce un percorso ricco di riflessioni, esperienze e valori. Non si tratta di trarre insegnamento da miti inarrivabili, ma di leggere nella vita di persone che hanno perseguito con costanza, visione e resilienza i propri obbiettivi, elementi e accorgimenti utili per il proprio percorso.
Con Mai fermi – si legge in una nota della casa editrice – Alessandro provoca il lettore a considerare il movimento una forma di stabilità e il cambiamento come qualcosa da abbracciare progettualmente, per trasformare ogni esperienza in conoscenza, crescita e disegno. Ne consegue l’invito a cercare analogie, similitudini e a sviluppare un atteggiamento empatico, di apertura e ascolto nei confronti degli altri, imparando sia dai loro successi che dai loro fallimenti, ma sempre tesi a coltivare il proprio lato umano. Non solo, Mai fermi è un libro che parla anche di famiglia, del rapporto con i figli, da cui ha colto il vero significato della progettualità e con il padre Luciano, da cui ha ereditato il coraggio di non arrendersi mai.
«In queste pagine leggerete alcuni spunti che per me sono stati preziosi – scrive Benetton. – Li ho appresi da uomini e donne che ho l’onore di chiamare “maestri”. Consapevolmente o meno, queste persone mi hanno aiutato a forgiare la mia visione, ad affilarla, permettendomi di arrivare dove sono ora. Mi auguro che il loro magic touch possa ispirare anche voi».
Attraverso un linguaggio diretto, autentico e ispirazionale, Mai fermi si rivolge a chiunque voglia affrontare il cambiamento con fiducia e senza timore, orientando il proprio cammino verso una traiettoria consapevole.
L’abstract: Andy Warhol, Sammy Basso e la 21 Gallery
Nel suo secondo libro “Mai fermi. Otto punti fissi per la tua traiettoria” Alessandro Benetton parla degli 8 “maestri” che lo hanno ispirato nei momenti più importanti della propria vita. Uno di questi è Andy Warhol, di cui ripercorre la vita partendo da una sua incredibile serata allo Studio 54 in compagnia del fratello Mauro e del padre Luciano. La lezione che Alessandro apprende è quella di alimentare la contaminazione, sperimentare, instaurare un dialogo. E’ nel capitolo dedicato al genio newyorkese che Alessandro omaggia Sammy Basso, ricordando il suo primo incontro con lui al Cantiere dove poi nascerà 21 Gallery.
Proprio perché credo che la terra sia più fertile dove c’è un costante rinnovamento di idee e competenze, da anni mi impegno per sostenere giovani imprenditori del Trevigiano che vogliono avviare imprese o start-up. Uno di loro, qualche tempo fa, ha organizzato nel suo locale un evento di beneficenza e mi ha spedito un invito. All’evento sarebbe stato presente un ragazzo che conoscevo solo di nome, ovvero Sammy Basso. Incuriosito, ho deciso di andare a dare un’occhiata. Immaginavo di fermarmi una mezz’ora e ho finito col passare lì tutta la sera: l’ambiente era gradevolissimo (un loft industriale in cui cultura e cucina s’incontrano, e non manca buona musica) e la compagnia non era da meno.
Prima di tutto, Sammy. Era nato con una delle malattie più rare in assoluto, la progeria, che causa invecchiamento precoce senza però intaccare il cervello e le facoltà mentali. Solo centotrenta persone ne risultano affette in tutto il mondo, e pochissime sopravvivono tanto quanto lui. Ebbene, già durante quel primo, breve incontro, mi ha colpito moltissimo che Sammy non si identificasse con la sua malattia, ma con la sua capacità di misurarcisi, di continuare a scommettere su di sé. Come ha spiegato lui stesso nel testamento spirituale che la famiglia ha condiviso dopo la sua morte, nel 2024: “Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio”. Laureato in biologia, attivo nella ricerca sulle malattie genetiche, founder di un’associazione dedicata alla progeria, oltre a essere simpaticissimo Sammy aveva una mente davvero brillante. In quel momento ancora non sapevo che saremmo diventati anche un po’ amici, né che avrebbe accettato di farsi intervistare per il mio canale YouTube: ero semplicemente grato per aver avuto l’opportunità di conoscerlo di persona. Di ottimo umore, dunque, ho ringraziato l’imprenditore, il quale mi ha raccontato con entusiasmo un’idea che aveva nel cassetto, “un business dedicato ad arte e ristorazione”. Sognava di portare l’arte nei posti che la gente frequenta in massa, come i ristoranti, in modo che tutti potessero goderne.
Sapendo che di arte sono molto appassionato e che la considero uno dei modi più delicati ma, al contempo, impattanti per generare valore sociale, aveva scelto di chiedermi un’opinione. Che dire… si era guadagnato la mia attenzione. Ci siamo seduti discosti dal resto degli invitati e abbiamo chiacchierato a lungo.
Per intuire che forma avrebbe potuto prendere una nostra eventuale collaborazione sono ricorso alla tecnica che Andy Warhol utilizzava con i giovani artisti della Factory: ho fatto domande, alcune anche molto generiche, e ho lasciato parlare il mio interlocutore.
Se gli avessi spiegato per filo e per segno come, secondo me, la sua idea avrebbe potuto prendere vita, probabilmente lui si sarebbe detto d’accordo e la cosa sarebbe finita lì. Invece, offrendogli ampi margini di interpretazione, lui si è sentito stimolato a elaborare spunti originali per riempire i vuoti che avevo disseminato a bella posta.
Nel 2021, dall’arricchimento di quell’intuizione in nuce con le competenze mie e di un gallerista di prim’ordine, è nato un progetto molto più vasto: 21 Gallery, galleria d’arte contemporanea nel cuore del Treviso Arts District, con un focus sugli artisti emergenti. A renderla unica nel panorama delle gallerie d’arte è la forma: è una società benefit, un’azienda che persegue profitti economici dedicandosi a finalità che vanno a beneficio comune, certificando inoltre di operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente.
Forte della convinzione che l’arte debba uscire, essere condivisa, vista, discussa, anche in modi inediti, la galleria organizza mostre ed esposizioni, laboratori di creatività rivolti ai bambini, talk mensili di protagonisti autorevoli del mondo del collezionismo e dei musei. È inoltre il fulcro di un club che aggrega imprenditori accomunati dalla consapevolezza che arte e impresa possono instaurare un dialogo di valore per il territorio e per le persone che lo abitano ai membri del club sono offerte possibilità come l’acquisto consapevole di opere d’arte a prezzi vantaggiosi (rinunciando al margine abitualmente riservato alla galleria), un supporto nella gestione di collezioni e consulenze in ambito artistico, oltre all’opportunità di far parte di un network internazionale di appassionati che conta su gallerie in vari Paesi del mondo.
E la sua crescita non si ferma: dal punto di vista societario, per esempio, vanta l’ingresso di un istituto bancario, che l’ha resa più solida e istituzionale. Ora, se 21 Gallery – un progetto più semplice da vivere che da spiegare, visto che tiene insieme elementi apparentemente distanti come arte e attenzione ai giovani, vocazione sociale e business – ha avuto successo, credo di doverlo all’energia positiva delle persone coinvolte, soprattutto giovani. Ma anche all’esperienza che ho accumulato negli anni e che mi permette di sapere che le belle idee sono quasi tutte circoli virtuosi in potenza, ma poi si rivelano effettivamente tali solo quelle che vengono attentamente e metodicamente realizzate. Quelle che hanno alle spalle una progettualità. Deve insomma esserci qualcuno che si mette lì, si siede al suo tavolo di lavoro per una montagna di ore e, giorno dopo giorno, compie tutte le azioni necessarie affinché la “bella idea” prenda corpo. E Warhol, anche in questo, è stato per me un maestro senza eguali.
La scheda
Alessandro Benetton (Treviso, 1964) è fondatore e presidente di 21 Invest, società di investimento con presenza internazionale. Dal 2022 è presidente di Edizione, una delle principali holding europee, oggetto di un recente case study dell’Università di Harvard. Sotto la sua guida, Edizione ha vissuto una trasformazione profonda: sono nati Mundys, player globale nel settore infrastrutture e mobilità, e Avolta, gruppo leader nel travel retail. Cavaliere del Lavoro, Benetton è laureato cum laude all’Università di Boston e ha conseguito un MBA presso la Harvard Business School. È stato il primo italiano a entrare in Goldman Sachs e ha ricoperto la carica di presidente del team Benetton Formula 1 Racing. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Kennedy per la Sostenibilità e, nel 2023, il riconoscimento internazionale Global Advocate of the Year. Il suo primo libro, La traiettoria, è uscito per Mondadori nel 2022.
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