Il pane non può aspettare: un gruppo di ragazzi nel vortice della guerra

Il nuovo romanzo di Pier Vittorio Buffa tra storia e finzione. Una narrazione corale ambientata in un piccolo paese

Zeno Saracino

Dagli anni Cinquanta del Novecento un intenso profluvio di opere sul secondo conflitto mondiale ha colonizzato gli scaffali delle librerie. Dapprima sono giunti, già nei primissimi anni, i memoriali e i diari dei generali e dei presidenti che avevano, dall’alto, mosso ciclopiche masse di uomini sul campo: opere che riaffermavano la propria visione o, come spesso avveniva, giustificavano scelte controverse. Poi, con maggiore lentezza, sono comparsi i primi romanzi, le prime novelle ambientate in un periodo all’epoca ancora storia contemporanea.

I diari dei soldati hanno funzionato da apripista per narrazioni che, dalle alte cariche, discendevano fino ai ranghi dell’umile fantaccino. Dal sigaro di Churchill al fucile insozzato di fango del soldato, fino all’esperienza del civile nel lager, la progressiva volontà del “basso” di esprimere il proprio ricordo, se non la propria opinione, è diventata evidente. A partire dagli ultimi decenni questa diga, che voleva fossero solo i militari – e possibilmente quelli con molte stellette – a raccontare la seconda guerra mondiale, è stata divelta con forza, e sono ormai senza numero le opere di fantasia e di memorialistica dedicate al conflitto.

Questa prospettiva si intreccia, nel caso italiano, a un’altra narrazione popolarissima: la caduta del fascismo, la Resistenza e l’occupazione nazifascista. Due anni intensissimi, carichi di memorie tramandate di padre in figlio, di racconti a volte romantici e a volte crudi, su un tema che continua a generare fiumi d’inchiostro. È dunque difficile scrivere qualcosa di originale sulla seconda guerra mondiale, e ancor più sul periodo che va dall’armistizio dell’8 settembre 1943 alla fine del conflitto.

Va quindi riconosciuto un grande merito a Il pane non può aspettare di Pier Vittorio Buffa (Neri Pozza), che pur recuperando molti di questi stilemi conserva un’inaspettata freschezza. Il romanzo si configura come una grande narrazione corale, incentrata sulla vita di un gruppo di ragazzi di Cabiaglio, minuscolo borgo in provincia di Varese. L’annuncio dell’armistizio di Cassibile, con cui il libro si apre, rappresenta uno spartiacque evidente: la pace, seppur sperata, appare ancora lontana, e la confusione delle prime ore è solo il presagio dell’obbligo di una scelta.

Tra i numerosi protagonisti spiccano le donne del popolo, tratteggiate con particolare cura e vivacità di pensiero, e la figura quasi mitica del panettiere Aristide, che considera il fare il pane un modo per onorare il padre, “ucciso di botte e di dolore dai fascisti”.

Il pane non può aspettare si distacca dalla tradizione ormai un po’ consunta di questo genere di narrazioni grazie a diversi artifici letterari originali. Anzitutto lo stile di Buffa, che rinuncia al dialogo tra virgolette e costruisce un linguaggio corale, in cui il popolo sembra respirare direttamente dalla pagina. Poi la scelta di ambientare la storia a Cabiaglio, un piccolo borgo dove le violenze della guerra e gli sconvolgimenti del 1943-45 sembrano non scalfire il respiro millenario delle tradizioni contadine, quasi una rivincita dell’antica saggezza dell’aratro sul soldato moderno armato di mitra.

A Cabiaglio accade di tutto, ma gli eventi sono raccontati in modo tale che la quotidianità legata alla terra sembra sempre prevalere. La madre, dopo che il figlio è stato portato via, si preoccupa innanzitutto che il pane della panetteria sia cotto nel forno, come vuole la tradizione. E c’è il gruppo di ragazzi, che richiama le grandi fratellanze della narrativa americana, le bande mitiche dell’immaginario popolare.

A tutto questo Pier Vittorio Buffa aggiunge il mestiere del giornalista, intrecciando vicende reali tratte dall’archivio parrocchiale di Cabiaglio e dalla storia orale con un misurato tocco di invenzione realistica.

L’autore

Pier Vittorio Buffa ha lavorato per quarant’anni come giornalista nel Gruppo Editoriale L’Espresso. Fra i suoi libri di non fiction: Al di là di quelle mura (Rizzoli 1984), viaggio inchiesta nelle carceri italiane, scritto con Franco Giustolisi; Mara Renato e io. Storia dei fondatori delle BR (Mondadori 1988), scritto con Franco Giustolisi e Alberto Franceschini; Io ho visto (Nutrimenti 2013), storie dei sopravvissuti alle stragi nazifasciste, portato in teatro da Pamela Villoresi, e Non volevo morire così. Santo Stefano e Ventotene. Storie di ergastolo e di confino (Nutrimenti 2017), con prefazione di Emma Bonino. Ha esordito nella narrativa con Ufficialmente dispersi (Marsilio 1995). Il suo ultimo romanzo è La Casa dell’uva fragola (Piemme 2023).

La scheda

Il pane non può aspettare, Pier Vittorio Buffa

2025, pp. 288, € 20,00
ISBN: 9788854531260
Collana: I Narratori delle Tavole
Generi: Narrativa italiana, Romanzo storico

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