Dalla provincia di Padova a Wembley per cantare insieme a Chris dei Coldplay
Enrico Coin, 36 anni di Piove di Sacco, medico e voce di una tribute band: «Vi racconto la mia notte magica e il boato di 80.000 fans»

Non è da tutti trovarsi catapultati su un palco con l’artista che ami. Se poi l’artista in questione è Chris Martin dei Coldplay e il palco è quello di Wembley, si può intuire l’eccezionalità dell’evento.
Enrico Coin, 36 anni, di Piove di Sacco, nella vita è un medico di base a Legnaro, ma nel tempo libero è il cantante dei Liveplay, nota tribute band specializzata da anni nel repertorio dei Coldplay, appunto. E sabato notte ha duettato con Chris Martin.
Enrico, non hai dormito stanotte?
«No, troppo forte l’emozione, è stato un sogno che sembrava irrealizzabile, ma ci ho creduto e si è realizzato nel modo più bello».
Raccontaci come è andata.
«Con la mia ragazza Giulia e due amici siamo andati a Londra per il concerto dei Coldplay. Io li avevo già visti sette volte in questi anni, ma questo non volevo perderlo. Mi sono portato un cartellone con scritto a mano: “Possiamo cantare insieme?”. E l’ho tenuto esposto finchè a un certo punto Chris Martin mi ha indicato e mi ha fatto cenno con la mano di salire sul palco».
Immagino come ti sei sentito...
«Mi tremavano le gambe in effetti. C’erano ottantamila persone a Wembley, c’è stato un boato, io sono salito sul palco e Martin mi è venuto incontro e mi ha abbracciato. E’ stato un modo per tranquillizzarmi, per mettermi a mio agio. Così ha iniziato a suonare il pianoforte e a cantare il brano “Let somebody go”, che nella versione originale canta in duetto con Selena Gomez. E io ho cantato la parte di Selena».
Ritieni di aver cantato bene?
«Oddio, sono preparato, è una canzone che canto sempre negli spettacoli con la band veneta dei Liveplay, però cantarla lì è stato un po’ più difficile, ero ovviamente emozionato. Poi ricordo l’urlo dello stadio quando ho cominciato a cantare la mia parte, ed è stato tutto così strano perchè sembrava una situazione familiare e universale allo stesso tempo. Alla fine Chris Martin mi ha chiesto da dove venivo, e gli ho detto dall’Italia, e l’ho visto contento, ha sorriso e mi ha ringraziato. Che persona pazzesca».
Credo che per te, che da molti anni lo interpreti sul palco come leader della tua tribute band, sia stato un incontro ancor più speciale.
«E’ vero, io Chris Martin lo studio dal primo album dei Coldplay, una band che ho amato da subito per l’energia, per la musica e per i messaggi che esprime. Però vederlo così da vicino, sentirne la forza interiore, mi ha fatto capire qualcosa di più di questo artista. Ho letto in passato un giornalista che descriveva Martin come un cantante con un’aura molto forte. E ho capito cosa intendesse: stare vicino a Martin è come sentire arrivare da lui una forma di energia interiore capace di darti sicurezza e fiducia. Eravamo uno accanto all’altro sullo stesso palco, davanti ad una marea di spettatori, ma era come se intorno a noi ci fosse uno spazio magico dove la canzone che abbiamo fatto è nata con estrema semplicità. Mi è sembrato di viaggiare».
Che cosa ti porti a casa dopo questa esperienza?
«E’ stata una notte memorabile, da raccontare per tutta la vita. Ma mi porto dentro anche una nuova ricchezza interiore, una forza che credo potrò esprimere nei prossimi concerti dei miei Liveplay, quando canterò le canzoni di Chris Martin con una consapevolezza diversa».
Magari capiterà ancora?
«Non lo so, ma andrò ancora a vedere i Coldplay».
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