Djoković trasloca nella zona-vip di Atene: in Serbia scoppia la polemica

Dopo il sostegno alle proteste anti governative degli studenti, il campione sceglie la Grecia. Lontani i tempi in cui i media lo osannavano come «santo che cammina»

Stefano Giantin
Novak Djokovic (Epa)
Novak Djokovic (Epa)

Prima eroe nazionale, cinta la fronte d’alloro e lodato come un dio in terra. Poi, dopo una serie di più o meno velati endorsement agli studenti che protestano da mesi nel Paese, bersaglio di attacchi sempre più feroci. Che avrebbero contribuito a quella che appare come una rottura definitiva, con un “trasloco” all’estero dai contorni ancora confusi.

Protagonista di una vicenda ancora all’insegna del giallo, la star del tennis mondiale, il campione serbo Novak Djoković, che avrebbe definitivamente interrotto la luna di miele con la Serbia, sua patria, per sceglierne un’altra, di adozione: la Grecia. Lo hanno sostenuto, foto alla mano del tennista in terra ellenica, svariati media greci, in testa Proto Thema, che ha scritto che il campione, dopo gli Us Open, sarebbe sbarcato ad Atene per quello che dovrebbe essere «un trasloco definitivo».

Oltre il tennis: Djokovic e i messaggi per gli studenti che protestano in Serbia
Fabrizio BrancoliFabrizio Brancoli
Novak Djokovic (Epa)

Djoković, secondo il giornale greco, dopo alcune visite “tecniche” in estate per cercare casa e risolvere problemi burocratici, avrebbe ormai deciso il trasferimento definitivo in Grecia. Il tennista avrebbe trovato casa nel quartiere-chic di Glyfada, amatissimo dai vip locali, tra le colline e la costa dell’Egeo e avrebbe persino iscritto i figli, di otto e undici anni, in una scuola privata locale, dove avrebbero già iniziato l’anno scolastico. Con lui, naturalmente, la moglie Jelena.

A corroborare la storia, Proto Thema ha pubblicato video e foto, tratte dai social, con Djoković intento ad allenarsi in campi da tennis proprio nell’area di Glyfada, ma anche in giro a fare shopping con il figlio Stefan. I motivi della “fuga” dalla Serbia? I media greci, ma anche portali specializzati di tennis e stampa britannica, non hanno molti dubbi.

Djoković avrebbe optato per la Grecia dopo essersi alienato il favore delle autorità al potere in Serbia per il suo sostegno ai manifestanti, mentre la stampa di Belgrado, anche quella non filo-governativa, ha tuttavia sollevato qualche dubbio sulle reali intenzioni del campione, suggerendo ad esempio che la presenza ad Atene dipenderebbe solo dal progetto di una nuova “accademia” del tennis da lanciare in terra ellenica, magari con il sostegno del governo.

Non dunque «un trasloco» a tutti gli effetti, ha scritto ad esempio il portale Nova. Di certo, Djokovic non ha dimenticato la sua Serbia. Lo ha dimostrato nei mesi passati, ad esempio indossando una felpa con su scritto «studenti campioni», un chiarissimo riferimento ai giovani protagonisti delle proteste, ma anche scrivendo sui social che la Serbia «ha un grandissimo potenziale e la sua gioventù più acculturata è la sua più grande forza».

E che i giovani «vanno ascoltati» – senza tuttavia mai spingersi ad attaccare governo o Vučić. Quello che ha fatto è tuttavia bastato per meritarsi una mezza damnatio memoriae sulla stampa filogovernativa. O peggio, attacchi dei tabloid, che lo hanno descritto come complice del «caos» o addirittura di essersi mosso, da «falso patriota», perché «vuole distruggere la Serbia». E sono lontani i tempi di Djokovic «cavaliere del nostro popolo», «genio serbo» e «santo che cammina».

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