Sara Gama lascia il calcio giocato: cosa resterà delle sue battaglie

Dice addio il volto del pallone al femminile. La numero 3 è diventata un simbolo contro razzismo e maschilismo, oltre ad essere l’artefice del passaggio al professionismo. Svolta, quest’ultima, che vive un momento particolare

Edoardo Di Salvo
Sara Gama, un simbolo ben oltre il campo da gioco
Sara Gama, un simbolo ben oltre il campo da gioco

Una barbie e quattro milioni e mezzo di italiani. Sono loro, tra gli altri, i testimoni del fatto che Sara Gama sia stata una capitana vera, nel rettangolo verde e oltre. La calciatrice triestina – che lunedì 28 aprile a 36 anni ha annunciato il ritiro dal calcio giocato –  è stata molto più di una calciatrice. Ha costruito ponti e abbattuto stereotipi, è stato il volto della rinascita del calcio femminile nel nostro Paese, che prima del suo avvento era di fatto fuori dalla geografia del pallone nostrana.

Oltre ai record di presenze e agli innumerevoli trofei, lo raccontano, come si diceva, quei 4 milioni e mezzo di spettatori che, durante i mondiali di Francia, nel pomeriggio del 25 giugno 2019 erano davanti alla tv a tifare le azzurre l’ottavo di finale contro la Cina, un 2-0 che ha garantito alla nostra nazionale di accedere a un quarto di finale della Coppa del Mondo, come non accadeva da 28 anni. Un seguito che, fino a qualche anno prima, sembrava difficile anche solo da immaginare, e che – tristemente- lo è anche oggi, visto il momento non certo entusiasmante in cui si trova il calcio femminile in Italia.

Ma lo racconta anche quella Barbie che la Mattel le ha dedicato nel 2018, in occasione della Giornata internazionale della Donna.

Sara Gama con la "sua" Barbie
Sara Gama con la "sua" Barbie

Il colosso che produce la bambola più famosa del mondo in quell’occasione ha scelto proprio la capitana della Juventus e della Nazionale come una delle 17 donne testimonial di una campagna di sensibilizzazione per aver saputo «diventare fonte di ispirazione per le generazioni di ragazze del futuro».

Le battaglie

Donna, nera (e con una personalità strabordante), sono molte le battaglie che Gama ha dovuto combattere in un mondo come quello del calcio, il più sincero specchio del male e del bene che c’è nella nostra società. «Porto il numero 3 sulla maglia, è il numero tre della nostra bellissima Costituzione secondo cui siamo tutti uguali davanti alla legge senza distinzione alcuna», disse davanti al presidente Mattarella durante l’invito al Quirinale della Nazionale reduce dai già citati mondiali di Francia nel 2019.

Porto il numero 3 sulla maglia, è il numero tre della nostra bellissima Costituzione secondo cui siamo tutti uguali davanti alla legge senza distinzione alcuna

Un impegno portato avanti “fuori” (con campagne social, incontri, dichiarazioni), ma anche dentro i palazzi del potere pallonaro. Nel 2018, infatti,  è diventata consigliera Figc nella quota dell’Associazione italiana calciatori, e, nel 2020, è diventata vicepresidente della stessa Aic. In entrambi i casi, è stata la prima donna a ricoprire tali incarichi. 

L’eredità

Ora c’è da chiedersi cosa resterà dell’eredità di Sara Gama. Proprio nei ruoli istituzionali la calciatrice triestina ha portato avanti un’altra grande battaglia, quella di aprire le porte del professionismo per le ragazze che giocano a pallone. Un obiettivo che, grazie al suo impegno, sembrava sul punto di essere raggiunto.

Il 1° luglio 2022 segna il giorno dello storico passaggio al professionismo per le squadre iscritte al campionato femminile di Serie A. Doveva essere un primo passo, l’inizio di una nuova era che nel futuro avrebbe dovuto aprire le porte anche alle calciatrici delle categorie inferiori, un elemento indispensabile per una vera crescita del movimento.

Gama e la ct Bertolini regalano una maglia al presidente Mattarella
Gama e la ct Bertolini regalano una maglia al presidente Mattarella

Oggi questa rivoluzione appare a rischio.  Nella legge di Bilancio del 2024 il governo aveva in un primo momento escluso il rinnovo del Fondo per il professionismo nello sport femminile, una misura triennale finanziata con 11 milioni di euro nel 2020 dall’allora governo Conte. Il Fondo è stato poi prorogato all’inizio del 2025 con il il decreto Milleproroghe con 4 milioni di euro, ma, al momento, solo per un anno.

Un segnale non certo incoraggiante per gli avvenire. «Non si può più tornare indietro dopo il Mondiale in Francia e sta a noi gettare basi solide per consolidare lo slancio e tenere viva la scintilla che abbiamo acceso» disse proprio Sara qualche anno fa, la speranza è che ora che nel la vedremo più comandare le difese, il suo appello non rimanga inascoltato.

 

 

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