Notte di San Lorenzo, orari e consigli per osservare le stelle cadenti

Il 12 e 13 agosto il cielo si illumina con il massimo delle Perseidi, fino a 100 meteore l’ora in condizioni ideali. I consigli dell’astrofisica Monica Lazzarin per osservare il fenomeno, nonostante la luce della luna piena

Costanza Francesconi
Monica Lazzarin
Monica Lazzarin

Il picco di stelle cadenti quest’anno si prevede illuminerà il manto celeste il 12 e il 13 agosto. Non c’è tempo da perdere, quindi. L’appuntamento chiama a individuare un cantuccio all’aria aperta, quanto più possibile avvolto nel buio, lontano dall’inquinamento luminoso della città. A stendervisi e osservare dalle 22 la volta con lo sguardo orientato a nord est, che mano a mano vira a sud est.

A partire da dove, cioè, inizia a vedersi la costellazione Perse, per effetto prospettico la porta d’ingresso dei bagliori nel cielo chiamati per questa ragione “Perseidi”. «Certo quest’anno l’incombente luna piena concomitante renderà più insidioso individuare il fenomeno che è più frequente in agosto» avvisa Monica Lazzarin.

Professoressa di astrofisica del sistema solare nel Dipartimento di Fisica e astronomia dell’Università di Padova, Lazzarin è responsabile per conto dell’agenzia spaziale europea Esa della missione di difesa planetaria Ramses che il 13 aprile 2029 andrà a studiare da vicino l’asteroide Apophis, in quell’occasione eccezionalmente di passaggio a soli 30.000 chilometri dalla Terra.

Stelle cadenti: come si formano

Innanzitutto Lazzarin precisa: «Quelle che comunemente chiamiamo “stelle cadenti” non sono che polveri di origine cometaria. Se ne vedono di più ad agosto perché è dal 17 luglio al 25 agosto che la Terra incontra, lungo l’orbita che compie attorno al Sole, degli sciami di detriti lasciati da comete. Quando queste si avvicinano al Sole sublimano ed emettono gas e polveri: scarti che compongono lo sciame che la Terra attraversa».

Lacrime di San Lorenzo

Domenica notte sono piovute le “lacrime di San Lorenzo”. «In memoria di quelle che la tradizione vuole abbia pianto il diacono arso vivo nel 258 d.C.», ricorda la docente. Le stesse fermate nei versi “Perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla” da Giovanni Pascoli nella poesia “X Agosto”.

C’è poi la suggestione che associa un desiderio da ancorare, perché si esaudisca, al passaggio di una stella cadente al patto di averla scorta. Non importa se breve e velocissima. L’etimologia di desiderio, poi, dal latino de-sidus, “senza stelle” è il motivo per cui si levano gli occhi al cielo, come per imbrigliare con le proprie palpebre il cielo in una stanza.

Cento desideri all’ora 

«In una situazione perfetta, cioè senza luna piena, in montagna o sui colli, ma anche al mare, dovremmo poter apprezzare un centinaio di stelle cadenti all’ora», racconta la docente che suggerisce di aguzzare la vista già che «è sufficiente l’occhio nudo».

Missioni spaziali

Comete e asteroidi, che come abbiamo capito sono gli oggetti da cui derivano questi detriti, sono il pane quotidiano di Lazzarin.

Dopo Rosetta, la principale missione Cornerstone del programma Esa Horizon 2000 per l’esplorazione dei corpi minori del Sistema Solare, nel 2022 ha partecipato alla missione della Nasa in cui «per la prima volta è stata deviata l’orbita di un asteroide chiamato Dimorphos, a cui si è andati addosso con la sonda Dart, da cui il nome della missione. Siccome la Terra è soggetta all’impatto con asteroidi», chiarisce l’astrofisica, «le agenzie spaziali del mondo si sono organizzate per proteggerla».

La prof compare anche in Hera, partita per conto dell’agenzia spaziale europea il 7 ottobre 2024 con l’obiettivo di capire gli esiti dell’impatto della sonda Dart con Dimorphos. «Ci arriverà a novembre 2026», fa sapere.

Ramses: 13 aprile 2029

Sempre dall’Esa, Lazzarin è stata nominata responsabile della missione Ramses, come Hera tra quelle classificate di difesa planetaria.

«Questa parte ad aprile 2028 per raggiungere un asteroide chiamato Apophis che il 13 aprile 2029 arriverà a soli 30 mila chilometri dalla Terra, circa un decimo della distanza Terra-Luna, qualcosa di assolutamente straordinario che succede ogni varie migliaia di anni e che ci permetterà di indagare le influenze che hanno su questo oggetto le forze gravitazionali del nostro pianeta» sintetizza la docente.

Impegnata in questioni di portata epocale, non mancherà però di starsene col naso all’insù il prossimo paio di notti, anche lei contemplando l’infinito. —

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