Non solo marketing: il successo di Halloween racconta anche il piacere di giocare con le paure

Anche quest’anno sulla serata del 31 ottobre si sono rinnovate le polemiche. Ma questi nuovi riti sono parte di un processo di grande portata

Peppino OrtolevaPeppino Ortoleva
Le tipiche zucche intagliate simbolo di Halloween
Le tipiche zucche intagliate simbolo di Halloween

Puntuali come ogni anno il 31 ottobre si sono rinnovate le polemiche: da un lato la crescente visibilità nelle vetrine dei negozi, nelle feste familiari o pubbliche, nei programmi televisivi degli oggetti e dei simboli volutamente spaventosi legati ad Halloween, dall’altro voci della Chiesa cattolica che deprecano l’affermarsi di questo nuovo rito, giudicato estraneo alla nostra cultura e anche pericoloso per i suoi aspetti “satanici” e per il fatto di aver preso il posto di celebrazioni religiose importanti, prima di tutto la festa di Ognissanti e il giorno dei defunti.

Ma Halloween non è l’unico dei nuovi rituali che si sono affermati in questi anni, e lo sbiadire di molte festività religiose non è cominciato certo negli ultimi tempi. Facciamoci qualche domanda.

Che la notte delle streghe e degli scherzetti abbia preso piede in Italia, e con tanto successo - si parla di un giro d’affari di oltre 200 milioni di euro - in effetti può stupire. Pensiamo che quando se ne cominciò a parlare nella cultura di massa italiana con gli incantevoli fumetti di Schultz su Charlie Brown si sentì il bisogno di chiamarla con il nome di “grande cocomero” - in realtà è una zucca - e fino a una trentina di anni fa Halloween era per quasi tutti solo un curioso costume americano.

Che la promozione della festa anche in Italia sia stata trainata dal marketing è innegabile, ma non avrebbe funzionato se non avesse trovato una grande risposta negli adulti oltre che, entusiasticamente, nei bambini. Questi sono attratti non certo dai riti satanici paventati dal mondo cattolico ma dal piacere, molto radicato nella psicologia infantile, di giocare con gli oggetti delle proprie paure e di riversarsele gli uni sugli altri nello scherzo collettivo.

Ma quello che la Chiesa depreca, lo spostamento della festività religiosa in una festa pagana, non accade solo per Halloween. Vale anche per altri riti oggi di grande successo come gli addii al celibato e più di recente al nubilato. Riti aggiunti, per così dire: pre-incontri scherzosi e un po’ selvaggi prima di quella cerimonia nuziale - “l’Incontro” solenne per definizione tra due persone che si sono scelte “per la vita” - che dovrebbe essere la sola a contare.

Questi nuovi riti sono parte di un processo di grande portata. Per secoli il calendario dell’anno, i passaggi fondamentali della vita - la nascita, la morte e appunto il matrimonio - sono stati legati per la società nel suo insieme all’organizzazione religiosa del tempo, in Italia a quella cattolica. Oggi quella scansione dei giorni e delle vite non può più essere data per scontata. È uno degli aspetti più penetranti della cosiddetta “secolarizzazione” che non si manifesta soltanto nel crescente numero di non credenti, ma soprattutto nella caduta di fede e cerimoniali religiosi generalmente condivisi.

A lungo si è pensato che il posto della ritualità cristiana potesse essere preso da altri riti di diversa origine, ma pure collettivi, di origine politica, dal Primo Maggio dei socialisti alla Festa della Repubblica dei diversi Stati. Ci si è provato con maggiore o minore successo, ma mai un calendario laico di origine politica è riuscito del tutto a sostituire quello di origine sacra.

Ciò che vediamo oggi è un fenomeno in parte diverso, tipico forse di una società individualistica: l’affermarsi di riti ancora differenti, importati in qualche caso, ”inventati” in altri, che sono praticati non perché basati su significati condivisi da tutti, ma perché sentiti come liberatori, fonte di divertimento. E inevitabilmente oggetto di consumo. È comprensibile che le forze conservatrici possano pensare di rispondere a queste tendenze restaurando cerimoniali religiosi come ha fatto il governo italiano ristabilendo la festività di san Francesco, ma rischia di essere una festività più “politica” che realmente religiosa e comunque di presentarsi solo come una data in rosso del calendario di cui molti non capiscono il senso, come lo è già l’Immacolata Concezione.

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