Ha portato le news nelle case degli italiani, prima di Internet: in un libro i 40 anni di Televideo

Attivo dal 1984, è stato il precursore del servizio di notizie on demand, precedendo il web. Mercoledì 27 novembre in libreria “La Tv da sfogliare”, un volume che guarda al futuro di uno strumento ancora utile

Marina Grasso
La schermata di Televideo entra nelle nostre casa da quarant’anni
La schermata di Televideo entra nelle nostre casa da quarant’anni

Nel 1984 Steve Jobs presentò il suo primo Macintosh e debuttarono anche il Cd-Rom, il lettore Cd portatile e il telefono cellulare commerciale: rivoluzioni tecnologiche che cambiarono per sempre il nostro modo di vivere.

In Italia si aggiunse, dopo tre anni di sperimentazione, l’ingresso in tutte le case di Televideo, che molto prima dell’avvento di Internet permetteva di consultare gratuitamente le principali notizie in tempo reale direttamente dal proprio televisore. Lo consente ancora, anche se nel frattempo l’attenzione dei cerca-notizie in tempo reale si è spostata soprattutto online.

Per festeggiare i 40 anni di Televideo, arriva mercoledì 27 novembre in libreria “La tv da sfogliare” (Rai Libri), a cura dell’autore e conduttore Rai Guido Barlozzetti, che ripercorre la storia iniziata nel 1984 con quella “cascata di pagine che entrava nelle case degli italiani con la bacchetta magica del telecomando, mentre si accendeva la partita tra il servizio pubblico e la nascente tv commerciale”, come lo stesso Barlozzetti la inquadra nell’introduzione.

Televideo fu una svolta epocale nel modo di fruire la televisione e l’informazione, con l’introduzione di un servizio in tempo reale che ha trasformato lo spettatore in utente e anticipato l’interattività nella ricerca di informazioni ma anche di servizi di pubblica utilità e di svago. Grazie a un preciso indice assicura, ancor di più negli ultimi anni, accesso istantaneo alle notizie cercate, evitando la dispersione delle navigazioni su Internet.

Le pagine che nel 1984 erano circa 300 oggi sono diventate più o meno 16 mila ogni giorno, aggiornate in tempo reale 24 ore su 24 e sempre sfogliabili dal telecomando del televisore ma anche online grazie a un sito dedicato, corredato da video e approfondimenti. Pagine che hanno anche il valore aggiunto di non essere realizzate da algoritmi o da lavoro impersonale automatico, ma da un’organizzazione articolata tra diverse professionalità e competenze di una redazione giornalistica (Rai News) e di un team di operatori dell’informazione di servizio (Rai Pubblica Utilità).

Inoltre, i suoi contenuti sintetizzati in una decina di righe (la misura della pagina), hanno il formato e tempi di lettura che ben si adattano alla velocità della fruizione contemporanea, e non va dimenticato che è anche uno strumento fondamentale per persone con disabilità sensoriali: alla famosa pagina 777 viene sottotitolato ogni giorno oltre il 90% dei programmi delle tre reti generaliste, comprese 16 edizioni di tg, e ogni anno vengono prodotte 400 ore di sottotitoli per i programmi dei canali tematici.

“La tv da sfogliare”, libro nato da un’idea di Giuseppe Sangiovanni direttore di Rai Pubblica utilità, racconta l’intera storia di Televideo, dalla sua evoluzione tecnologica ed editoriale fino al suo divenire all’interno dell’azienda Rai.

Raccoglie pertanto i contributi di alcuni studiosi della tv e della comunicazione come Luca Barra, Gabriele Balbi, Enrico Menduni e Aldo Grasso, ma anche quella di protagonisti dell’inizio di quella avventura come Giancarlo Leone e Sergio Rafaniello così come di Anna Falasca, attuale responsabile dei servizi Televideo, Utilità Diverse e Pubblica Utilità della Rai, oggi unificati. Ma affronta anche le mille sfaccettature tecniche del servizio, basato sulle possibilità e sui limiti del Teletext, il sistema di trasmissione dati di testo tramite il segnale televisivo creato in Inghilterra negli anni Settanta, ancora oggi alla base di Televideo: un sistema che ha dovuto aggiornarsi al contesto tecnologico in continua evoluzione e che, pur continuando a presentarsi con il tipico formato di culto a pixel (il suo look originale degli anni Ottanta) ha affrontato numerose scelte che ne hanno influenzato il destino.

Il suo servizio continua ad essere vitale e per molti fondamentale, come testimonia nel libro la sezione intitolata “Il mio Televideo”, che raccoglie le esperienze degli utenti. Un servizio che, da sfida ad un’interattività ancora lontana dall’essere di larga accessibilità, si è anche trasformato in fonte accreditata di notizie on demand: un autentico antidoto alle fake news a portata di tutti.

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