Giorgio Armani, irripetibile imprenditore di creatività

Ciò che più mi colpisce non è soltanto lo stilista, ma l’imprenditore. Armani ha saputo interpretare i processi industriali e le logiche del marketing con un’intelligenza fuori dal comune

Matteo Marzotto*
Matteo Marzotto
Matteo Marzotto

Parlare di Giorgio Armani significa misurarsi con una delle poche figure che hanno realmente cambiato il volto della moda e, con essa, quello della società. In cinquant’anni di carriera non ha mai smarrito coerenza, continuità e forza imprenditoriale. È rimasto fedele a se stesso e al proprio linguaggio estetico, mentre il mondo intorno mutava radicalmente e continuamente.

Ciò che più mi colpisce non è soltanto lo stilista, ma l’imprenditore. Armani ha saputo interpretare i processi industriali e le logiche del marketing con un’intelligenza fuori dal comune. Ha intuito i desideri del pubblico, trasformando la creatività in un sistema solido, competitivo e internazionale. Ogni sua collezione nasceva con la certezza di trovare un mercato: non esercizio di stile, ma visione che univa intuizione artistica e pragmatismo industriale. Pensiamo ai tessuti destrutturati, al “greige”, ai colori polverosi che sono diventati un linguaggio universale. Pensiamo alla coerenza di un impero che abbraccia Emporio, Armani Privé, la casa, gli hotel, lo sport. Ogni settore in cui è entrato porta un tratto inconfondibile: il suo. Non c’è frammentazione, non c’è improvvisazione. Tutto è parte di un disegno coerente e riconoscibile, sempre moderno.

C’è poi un’altra lezione, rarissima nel mondo della moda contemporanea: Armani non ha mai ceduto al richiamo dei grandi gruppi o del private equity. Avrebbe potuto monetizzare con cifre astronomiche. Ha preferito rimanere indipendente, seguire la propria strada, mantenere il controllo sul suo destino. Io che provengo da un’estrazione più industriale che creativa, ho sempre ammirato in lui la capacità di essere un vero “industriale della creatività”, con una profonda conoscenza dei processi. Un imprenditore capace di costruire, selezionare e mantenere intorno a sé persone straordinarie, a iniziare dai suoi nipoti e dalla sua famiglia. Ha coniugato visione, disciplina e gestione, qualità che in questo settore raramente si tengono insieme. C’è un ricordo personale che per me resta emblematico. Alla fine degli anni Novanta, già icona globale, lo si poteva incontrare la sera, dopo cena, nel Quadrilatero della moda. Passeggiava osservava le vetrine, i propri negozi e quelli degli altri. Era l’esercizio quotidiano di chi non smette mai di osservare, di chi fa il proprio mestiere con disciplina e passione.

Giorgio Armani è stato uno dei più grandi di sempre. Una figura unica, irripetibile, destinata a rimanere nella storia non solo della moda, ma dell’impresa italiana. —

*Matteo Marzotto, presidente MinervaHub e vicepresidente Fas International

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