Il concorso di poesia è senza vincitori. Per scelta: basta competizioni
La scelta della Padova University Press, casa editrice dell’ateneo, contro le convenzioni. Il direttore Alvaro Barbieri: «Per decostruire la logica agonistica indicheremo solo alcuni testi»

«Un contest poetico per decostruire la retorica dell’eccellenza e della competizione»: questo lo slogan del concorso “Le nostre vite sghembe”, indetto lo scorso marzo dalla casa editrice dell’ateneo, Padova university press.
La scelta
Il 15 giugno sono stati selezionati i vincitori: la redazione ha però scelto di non comunicarne pubblicamente i nomi.
«Sarebbe stato contraddittorio ridurci a una logica strettamente agonistica», ha commentato il direttore della casa editrice, Alvaro Barbieri, che è stato nella giuria insieme ad Andrea Afribo, professore di Storia della lingua italiana, e Mauro Sambi, ex direttore della Pup e anch’egli poeta. È quasi pronta invece la plaquette che ospiterà una quarantina di testi, inseriti in ordine alfabetico: i vincitori saranno contrassegnati solamente da una nota in corpo minore. La presentazione del volumetto si terrà quest’autunno.
Contro la logica del risultato
L’idea del concorso è stata di Paolo Lauciello, Francesca Moro ed Enrico Scek Osman, che hanno voluto approfittare del mese della poesia per dedicare un’iniziativa al contrasto della logica del risultato a tutti i costi, «che è stata messa in discussione – così ancora Barbieri – anche di recente, dalla scelta non violenta e ghandiana del rifiuto di alcuni studenti di sostenere l’esame di maturità quest’anno».
«Non c’è niente di male nel riconoscimento della fatica – ha proseguito – purché non porti all’ideologia sociale del merito, in un’epoca già di personalità fragili e stressate». Un’idea che si associa anche al tema dell’elogio dell’imperfezione: «A volte la sbavatura può essere un modo per cogliere il caos del mondo senza appiattirne la complessità».
Le poesie
Il risultato sono delle poesie anche molto diverse: «Dall’autore già pubblicato, che non ha problemi di tenuta ritmica o armonizzazione, ad altri testi più spontanei, ma rispettabilissimi e molto utili».
Soprattutto dalle parole di questi autori più ingenui emergono rivendicazioni sociali e conflitti generazionali. I giudici hanno cercato di scegliere un ventaglio di testi che valorizzasse sia le corde più intime sia quelle più ludiche e ironiche.
Il concorso è, per la casa editrice, anche un modo per dialogare coi lettori al di fuori dell’attività scientifica ordinaria. Non ci sono altri concorsi in programma nell’immediato, ma, nell’ottica di portare avanti questo dialogo, la redazione della Pup sta girando una serie di clip, dedicate alle reti social, che mireranno a smantellare stereotipi e luoghi comuni sulla letteratura contemporanea e su alcuni autori e generi letterari. —
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