Un mausoleo dedicato a Trump alla Biennale Arte di Venezia

L’artista newyorkese Andres Serrano ha chiesto al Dipartimento della cultura di poter realizzare nel padiglione Usa un’opera che omaggia The Donald

Francesco Furlan
Una bacheca con i cimeli di Trump raccolta da Andres Serrano (foto andresserrano.org)
Una bacheca con i cimeli di Trump raccolta da Andres Serrano (foto andresserrano.org)

C’è stato il palazzinaro allergico ai piani regolatori, l’attore e lo showman senza cuore ma con senso dell’audience che licenziava i dipendenti in diretta televisiva, il candidato che tutti deridevano che si è divorato i Repubblicani ed è diventato il presidente degli Stati Uniti più pazzo del mondo.

La politica come performance.

La performance

La vita di Donald Trump è un’opera d’arte? Ne è convinto l’artista americano Andres Serrano che ha presentato al Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento di Stato statunitense un progetto per un mausoleo dedicato a Donald Trump, dal titolo “The Game: All Things Trump”. Da realizzare dove? Nel padiglione Usa, ai Giardini, per la prossima Biennale d’arte di Venezia, anno 2026.

Serrano è un artista americano di origini afro-cubane cresciuto a New York i cui progetti artistici vivono di provocazioni.

Andres Serrano, 75 anni, fotografo controverso
Andres Serrano, 75 anni, fotografo controverso

È noto, per esempio, per avere immerso una croce nell’urina realizzando la fotografia Piss Christ, datata 1989. Oggi l’oggetto del suo lavoro è il presidente degli Stati Uniti.

Serrano ha svelato i suoi propositi in un lungo colloquio con la rivista The Art Newspaper, bibbia del settore.

L’ossessione per Trump

«Nessuno può rappresentare l’America meglio del presidente», ha detto Serrano svelando l’origine della sua ossessione, iniziata nel 2019 con l’acquisto di una torta nuziale al cioccolato in miniatura, del valore di 1.880 dollari, offerta agli invitati al matrimonio del presidente con Melania Knauss nel 2005.

Da allora Serrano ha speso oltre 200 mila dollari per accumulare un archivio di migliaia di oggetti firmati e marchiati da Trump o collegati alla storia e alla vita del tycoon americano. Cappellini, riviste, spille Maga e via dicendo.

A Venezia Serrano prevede di allestire il suo progetto come un vero e proprio mausoleo, includendo il film che firmò nel 2022, Insurrection, che racconta la violenza dell’assalto del Congresso da parte dei sostenitori di Trump il 6 gennaio 2021. Dopo le rivolte, Serrano aveva trascorso mesi a setacciare internet alla ricerca di fotografie e video della rivolta.

Trump d’accordo

Trump avrebbe già dato il suo via libera al progetto dell’artista che aveva già conosciuto nel 2004 quando posò per la serie che accosta immagini di cittadini comuni e celebrità di fama mondiale come, oltre a Trump, Snoop Dogg.

«Ho scelto il ritratto di Donald Trump per la mia serie perché all’epoca era l’incarnazione del sogno americano: un uomo d’affari di successo, imprenditore, magnate immobiliare e celebrità», le parole di Serrano.

Il mausoleo veneziano, nelle intenzioni dell’artista, sarà una celebrazione o una denuncia? Un’opera che sembra fare dell’ambiguità la propria cifra affidando l’interpretazione alla sguardo del visitatore. «Non sono un giudice di nulla, sono solo un osservatore», le parole dell’artista a The Art Newspaper, «Donald Trump è stato eletto presidente due volte, quindi se credi nella democrazia, devi dire che il popolo ha parlato. La politica è ovunque, anche sul tavolo della cucina. C’è una linea sottile tra politica e intrattenimento. I media sono felici di offrirci entrambi contemporaneamente».

E Trump sa muoversi sulla linea di un confine sempre più sbiadito.

La polemica su “You”

È curioso che, proprio l’ambiguità di un’opera nei confronti di un leader politico, sia stata alla base della scelta dell’Australia, lo scorso febbraio, di ritirare la partecipazione alla Biennale di Khaled Sabsabi. L’opera finita al centro della polemiche era “You” e ritrae Hassan Nasrallah, ex leader sciita di Hezbollah, in cui l’uso di immagini moltiplicate del leader spirituale sciita, è volutamente ambiguo per giocare sulle paure dell’Occidente e l’onnipresenza dei mezzi di informazione capaci di divinizzare o demonizzare. L’Australia, pochi giorni fa, ha rivisto la sua decisione e riammesso Sabsabi.

Per sapere se l’opera “The Game: All Things Trump” bisognerà aspettare inizio settembre. —

 

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